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giovedì 7 agosto 2014

Aktse - The Pårte Huts


7 agosto

L'unico problema dell'essere stato due notti nel prato prima della foresta che scende all'Aktse Hut, è stato la mancanza di acqua corrente... e si sentiva!

Quando mi sono svegliato, attaccato alla zanzariera, c'era un muro di insetti vampiri, pronti a cibarsi del mio sangue non appena avessi aperto la zip della tenda. Infatti preparasi a partire è stata una vera e prova psicologica non indifferente.

Sono arrivato all'Aktse hut alle 8:30 e, senza pensarci due volte, insieme alla consueta tavoletta di cioccolato Marabou, ho acquistato il biglietto per attraversare il lago in motoscafo. Ho approfittato dell'attesa per lavarmi.

Sono arrivato dall'altra parte del lago e alle 10:15 mi sono addentrato nella forseta del Sarek National Park.
"Bear, lynx and wolverine often stay in the valley, while golden eagle and white-tailed eagle regulary fly over.", recitava la mia guida. Si prospettava una giornata interessante.

La foresta era una vera foresta, come quelle che uno si immagina: abeti altissimi, alberi morti o caduti, tronchi in decomposizione, un fitto sottobosco, radici che riempiono il sentiero e si accavallano l'una sull'altra, il muschio che  copre tutto, grossi funghi in ogni dove, l'ombra e la luce che filtrava a tratti tra le fronde. Ogni tanto mi fermavo: ascoltavo il silenzio, il vento e i 1000 rumori della foresta. Insieme alla paura di trovarmi di fronte un orso, camminare era bello e misterioso.

Durante la passeggiata nella foresta ha piovuto e ancora quando ho superato la linea degli alberi, ma era solo un piccolo anticipo della tempesta che stava arrivando. Poco dopo, infatti, il cielo è diventato nero, si sentiva il rombo dei tuoni e si vedeva che nel lago sottostante già pioveva. Alla fine è arivato: mezz'ora di acquazzone forte con fulmini e tuoni nelle vicinanze. Il terreno diventava sempre più scivolosa e faceva sempre più freddo... Come è arrivato, così se ne è andato, lasciando il cielo completamente limpido.

Break: ho mangiato tutta la tavoletta di cioccolato. Ho fatto anche un rapido punto della situazione: mi si è strappato un po' il sacco che copre la tenda; la suola della scarpa sinistra sta iniziando a cedere; dolore persistente alla caviglia, dove ieri ho colpito male una radice.

Con il morale sotto terra sono ripartito. I sassi bagnati erano maledettamente scivolosi. Pur procedendo molto lentamente ho richiato più volte di finire per terra. 

Poco dopo il Kungsleden è sceso di nuovo nella foresta per un ultimo lungo tratto. Ancora una volta ho apprezzato il parsaggio, reso ancora più bello dal profumo di terreno bagnato e dai raggi di sole che illuminavano ogni minuto in mofo diverso il sottobosco. Alla fine, l'unico animale che ho visto, a parte le onnipresenti e fastidiosissime zanzare, è stato un picchio.

Verso le 16:00 sono giunto agli Pårte Huts, situati su una penisola sul lago Sjabtjak, in mezzo alla foresta. Ho piantato la tenda vicino a quella di altri amici: non ci conisciamo se non perchè sono tre giorni che ci incrociamo e piantiamo le tende vicine.



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