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venerdì 2 agosto 2013

Astorga - Foncebadón


1 agosto

Ieri sera, in chiesa, i redentoristi hanno proposto una preghiera e la benedizione dei pellegrini. Abbiamo compiuto gesti semplici ma intensi, meditando sull'icona dei discepoli di Emmaus. Anche accanto a ciascuno di noi cammina almeno un compagno di viaggio e Gesù Risorto.

Oggi, uscito dall'albergue, mi sono fermato a fare colazione, mi sono perso per la città e alle 7.00 non ero ancora uscito da Astorga. Finalmente ho preso la strada giusta e in breve mi sono ritrovato, perso tra i miei pensieri, circondato dai verdi monti di León. Ho attraversato Murias de Rechivaldo, S. Catalina de Somoza ed El Ganso, paesini minuscoli e caratteristici. 
La salita fino a Rabanal del Camino è stata meno impegnativa del previsto, anche sotto il sole. Quando sono arrivato a Rabanal (20km e 1150 m di altezza) mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo: tutte le case sono in pietra e si affacciano sull'unica stada lasticata, all'ingresso del paese uno stereo trasmette musica medievale, il monastero è al centro del villaggio...
Dopo la sosta ho ripreso la salita fino a Foncebadón: 5 chilometri duri per giungere a 1439 metri. Sono arrivato distrutto: i muscoli delle gambe, abituati da settimane a camminare in piano, protestavano; il sole era caldissimo e, più si saliva, più il vento diventava freddo.

Sono nel punto più alto del Cammino, in un paese con una grande tradizione di ospitalità ma abbandonato negli anni '60 e diroccato. I pochi servizi per i pellegrini hanno al massimo una decina d'anni. È un luogo molto affascinante che parla della storia del Cammino, della solitudine, della lotta tra uomo e la natura...

L'albergue parrocchiale in cui mi trovo è piccolo (18 posti letto più il pavimento della vicina chiesa), essenziale (fin troppo) e molto accogliente. Angel, l'hospitalero, ci ha accolto con gioia stringendoci in un abbraccio e ha fatto di tutto per rendere speciale la nostra permanenza qui.
Sono stato eletto cocinero e, insieme ad altri tre pellegrini, i miei aiutanti, ho preparato la pasta per 30 persone. 
Durante la cena ogni gruppo ha cantato una canzone nella propria lingua: ci sono spagnoli, coreani, uno slovacco, un americana, un inglese, una peruviana e una del Lussemburgo. Sara e io abbiamo cantato (penosamente) "Azzurro". È bastato poco per unire il gruppo e divertirci tutti insieme.

Finita la cena, dopo aver riordinato, siamo usciti e abbiamo osservato i giochi dei sette gattini che abitano nella casa diroccata davanti alla nostra. Siamo tutti ritornati bambini.

Ora stiamo studiando, preoccupati, le cartine per la tappa di domani: 28km e 1000 metri di dislivello in discesa. Ognuno consiglia il proprio modo per scendere senza rimetterci le gambe. Chissà qual é quello giusto.

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