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domenica 6 novembre 2011

Chiunque impugnerà questo martello se ne sarà degno possiederà il potere di Thor

Thor (Film 2011) di K. Branagh




"Thor" è il racconto del viaggio fisico e spirituale di un uomo, un principe presuntuoso destinato al trono, che imparerà il valore del comando, diventando un vero supereroe.

Zack Stentz (sceneggiatore): “Uno dei migliori aspetti degli uomini è la loro capacità di reagire di fronte alle difficoltà, di ritrovare se stessi e il proprio valore.  Questo è il percorso di Thor,  il suo viaggio.  Sta per arrendersi perché non è abituato alle difficoltà. Ma poi scopre le sue potenzialità”.

Chris Hemsworth (attore che interpreta Thor): “Thor impara l’umiltà.  E’ un giovane spavaldo abituato al potere. Quando si mette contro suo padre viene punito e mandato sulla Terra per imparare una lezione e cioè a vivere come tutti i comuni mortali”.

Thor è il dio del Tuono, è un giovane principe destinato al trono di Asgard ed è un guerriero forte e coraggioso. È questo che farà di Thor un re saggio? È questo che rende Thor un mitico supereroe? Il film ci dice di no, anzi afferma che Thor non è degno di quello a cui è destinato perché è presuntuoso, arrogante e capriccioso. E in tutta la pellicola al protagonista non vengono risparmiati questi ed altri epiteti che ne descrivono, condannandole, azioni e parole.

E tu perché ti consideri un bravo educatore? Solo perché lo sei di diritto, solo perché sai stare con i ragazzi e sei brillante? Solo perché è da tanto che lo fai o perché hai studiato molto? Per essere un educatore come per essere un re saggio o un vero supereroe ci vuole molto di più.

1. Il compito del re di Asgard

Il regista riassume la cerimonia di incoronazione di Thor con il giuramento, nel quale vengono messi in luce i doveri del re di Asgard.

Odino:  Thor figlio di Odino, mio erede, mio primogenito, da tempo ti è stato affidato il potente martello Mjolnir forgiato nel cuore di una stella morente. Il suo potere non ha eguali come arma per distruggere o come strumento per edificare. È un compagno adatto ad un re. Io ho difeso Asgard e le vite degli innocenti in tutti i nove regni dal tempo del grande inizio.
           Giuri di sorvegliare i nove regni?

Thor:      Lo giuro

Odino:   E giuri di preservare la pace?

Thor:      Lo giuro

Odino:   E giuri di mettere da parte qualunque ambizione egoista e di prodigarti per il bene dei regni?

Thor:      Lo giuro.

In queste parole troviamo anche quali sono i compiti di un educatore:

- Sorvegliare i nove regni. Un vero educatore deve avere l’occhio attento e il cuore vigile verso tutti coloro che deve educare: non aspetta che il pericolo o i problemi travolgano chi gli è stato affidato ma è lui stesso ad essere sensibile e allenato a coglierne ogni minimo segnale per essere pronto ad intervenire nel momento e nel modo giusto. L’educatore quindi è un uomo attento, capace di osservare e di ascoltare con cura e pazienza.

- Preservare la pace o portare la pace. L’educatore saggio è colui che sa guidare chi gli è affidato a prendere nella propris vita la strada della pace (cioè la strada dell’ordine e del bene) e ad evitare la strada della guerra (cioè il disordine e il male).

- Mettere da parte ogni ambizione egoista e prodigarsi per il bene dei regni. Un educatore è capace di mettere da parte se stesso e di considerare più importante della propria vita il bene di colui che educa. L’educatore è al servizio di chi gli è affidato e non il contrario, anche se tante volte –troppe - incontriamo educatori che utilizzano il proprio servizio educativo per emergere e alimentare il proprio io, a discapito di chi hanno la pretesa di educare.

Per svolgere il suo compito Thor possiede un’arma: Mjolnir, un martello che ha le stesse caratteristiche dell’azione educativa: distruggere ed edificare. Il buon educatore è colui che sa dosare bene per il proprio educando ora l’una, ora l’altra.

2. Thor non è degno

Subito dopo aver giurato, Thor dimostra di essere molto lontano di fatto dalle parole pronunciate davanti a Odino. Parole vuote, dunque, quelle del dio del Tuono, spogliate di ogni consistenza, quasi pegno inutile da pagare per poter essere chi si vuole e come si vuole; un inutile rito per poter finalmente ottenere il potere.

Non sono dette così tante volte le parole dei mandati educativi? Quanto credi a quello che dici, quanto sei consapevole di quello che prometti quando assumi un incarico educativo?

La battaglia ingaggiata da Thor a Jotunheim dimostra che Thor è incapace di governare.
Al termine della battaglia Odino è lapidario: “Non sai proteggere neanche i tuoi amici, come puoi sperare di proteggere un regno?”. Infatti Thor si è dimostrato cieco e incurante degli altri: combatte da solo, non è capace di fare gioco di squadra, c’è solo lui al centro della scena mentre tutti gli altri (amici e nemici) rimangono solo un contorno delle sue gesta. Proprio questo suo comportamento mette in pericolo la vita di coloro che dice di difendere.
Quanto è diverso questo Thor da Odino che invece è sempre attento a quello che capita intorno a lui, come quando i Giganti di Ghiaccio hanno superato le difese di Asgard!

Thor a Jotunheim appare desideroso di guerra: una guerra dove è sicuro di uscirne vincitore, senza però rendersi conto della reale posta in gioco e senza rendersi conto soprattutto che sarebbe stato più saggio essere pazienti e provare a custodire la pace piuttosto che ricercare uno scontro che lo stesso Laufey (il re dei Giganti di Ghiaccio) vuole evitare. “Un re saggio non insegue mai la guerra” aveva detto Odino a Loki e a Thor bambini ma questa lezione non è mai stata appresa.

Prima e dopo la battaglia di Jotunheim i dialoghi con Odino e Laufey ci fanno capire i motivi per cui Thor non è in grado di prendersi cura di nessuno e perché è così desideroso di guerra: agisce per dimostrare a se stesso e agli altri di essere qualcuno. Thor si mette sempre un gradino sopra gli altri, amici o nemici che siano, non si accontenta di essere come tutti. Egli sa di essere il figlio di Odino, un guerriero potente e vuole dimostrarlo, soprattutto quando si sente vulnerabile e sottovalutato nelle sue capacità e nella sua forza. È chiaro che Thor ha sempre e solo sé stesso e il suo desiderio di emergere al centro dei suoi pensieri e delle sue azioni: non c’è posto per gli altri perché non c’è nulla di più importante di lui stesso. Thor è anche arrogante e presuntuoso perché è convinto che la ragione e la verità stanno solo dalla sua parte e si ritrova incapace di ascoltare, di confrontarsi e di mettersi in discussione.

Thor all’inizio del film è così ma non per questo gli è preclusa ogni possibilità per essere chi è stato destinato a diventare. L’esilio imposto da Odino porterà il protagonista a superare il proprio egocentrismo e ad essere, quindi, quel Thor, erede al trono di Asgard e supereroe che difende la Terra, che conosciamo bene.

Forse anche tu, che sei educatore, hai bisogno di fare lo stesso suo percorso.

3. L’esilio di Thor e il Ritorno ad Asgard

L’inizio del viaggio di Thor è la sua cacciata da Asgard, quando viene spogliato dei suoi poteri e mandato sulla Terra. Thor faticherà non poco a comprendere e ad accettare che, senza i suoi poteri, è un uomo come tutti, non invincibile ma vulnerabile. Il regista mostra la fatica di Thor ad essere un uomo comune mostrandolo goffo negli atteggiamenti e nei vestiti.

Bellissima e centrale è la scena in cui Thor raggiunge Mjolnir e tenta di impugnarlo. Lì, dove anche l’urlo di rabbia e di dolore si trasforma in silenzio, il protagonista cade a terra, in mezzo al fango: non è Clint Barton a fermarlo, nemmeno tutto lo S.H.I.E.L.D. Thor si ferma davanti all’evidenza che il potere che pensava di avere non era suo e che, come gli era stato dato, così gli è stato tolto. Del dio del Tuono è rimasto solo un debole uomo che non è più nemmeno capace di rialzarsi da solo.

Ecco le parole che spiegano quanto è avvenuto:

Thor:      pensavo che fosse diverso. Avevo sbagliato tutto.

Erik:       Non è una brutta cosa rendersi conto che non si hanno tutte le risposte…poi cominci a fare le domande giuste!

Thor:      Per la prima volta in vita mia io non ho la minima idea di come dovrei comportarmi.

Erik:       Chiunque voglia trovare la propria strada in questo mondo deve cominciare ammettendo di non sapere dove si trova.

Thor:      Grazie per quello che hai fatto!

Erik:       No, non ringraziare me. L’ho fatto solo per Jane. Suo padre e io insegnavamo all’università: era un brav’uomo. Non ascoltava mai.

Thor:      Nemmeno io. Mio padre voleva insegnarmi qualcosa ma ero troppo stupido per rendermene conto.

Quanto è avvenuto dà la possibilità a Thor di cominciare a farsi le domande giuste e di iniziare un percorso che lo porterà a diventare un vero eroe facendolo diventare un vero uomo.

Un esperienza come quella di Thor può essere sicuramente motivo di crescita umana ma insieme contiene sofferenza, dolore e rabbia che può portare chi la vive a perdersi per sempre nei vicoli ciechi dell’odio e della vendetta (vedi Loki).

Per evitare tutto questo e per non cadere nelle tentazioni di orgoglio e di ritenerti onnipotente e infallibile, sei chiamato, come educatore, a ricercare e a coltivare sempre la virtù dell’umiltà vera. Fermati ogni tanto e calati nei panni degli uomini normali che educhi e che guardi con sufficienza; ridi di gusto dei tuoi limiti e delle tue manie di grandezza così come facciamo quando vediamo la comicità di Thor appena giunto sulla terra!

Subito dopo aver toccato il fondo, dopo aver riacquistato l’uso della parola, Thor inizia a fare una cosa nuova: ringrazia. In tre scene consecutive lo vediamo rigraziare Loki (“Grazie per essere venuto qui”), Erik (“Grazie per quello che hai fatto”) e Jane (“Sei stata molto cortese con me io non sono stato riconoscente quanto meriti”). Si accorge che nessuna delle attenzioni e delle premure nei suoi confronti sono dovute: Thor mette da parte il suo orgoglio e si accorge dell’importanza vitale degli altri.

Normalmente gli educatori si lamentano per le fatiche educative ed è difficile per loro ringraziare. Quando lo fanno è perché sono costretti dalla cortesia e dall’educazione ma spesso sono convinti che le cose, se funzionano, è grazie a loro e che gli strumenti, la disponibilità e le attenzioni, anche piccole, che gli altri donano sono tutti dovuti. In realtà non è così. Mai. Tu sei capace di ringraziare?

Thor si accorge che tutto quello che ha è dono gratuito. Come conseguenza a questa presa di coscienza impara a prendersi cura, quasi una risposta, un’imitazione delle cure ricevute. Comincia da Jane rimboccandole la coperta mentre dorme; continua poi con i suoi amici quando arriva il Distruttore, riconoscendo il suo limite e mettendosi per la prima volta in secondo piano nella battaglia, accorrendo infine quando Sif e Volstagg sono in difficoltà; tenta di prendersi cura anche di Loki combattendo con lui solo perché costretto a farlo e cercando di salvarlo anche alla fine; si prende cura anche degli odiosi Giganti di Ghiaccio quando, per salvare dalla distruzione Jotunheim, distrugge l’arcobaleno del Bifrost, consapevole interrompere l’unica via per poter raggiungere ancora l’amata Jane. Insomma Thor è cambiato: ha finalmente scoperto cosa significa essere un uomo e quindi un eroe. È quasi commuovente vederlo, dopo aver gettato via volontariamente l’unico scudo di protezione che aveva tra le mani, affrontare il Distruttore e il fratello Loki solo con la sua umanità, umile, mettendo davanti il bene di Jane, degli amici e di tutta la razza umana alla sua stessa vita.
  
Fratello, qualunque torto io ti abbia  recato,qualunque cosa io abbia fatto per condurti a questo ti chiedo umilmente scusa. Ma queste persone sono innocenti. Prendendo le loro vite non otterrai nulla. Perciò prendi la mia e finiamola qui.
  
Il sorriso sul suo volto quando sta per morire e le parole rivolte a Jane: “È finita! Intendevo: siete salvi, è finita!” ci dicono che Thor è diventato degno. Ora può impugnare di nuovo Mjolnir e riprendersi il potere del Dio del Tuono. Questa volta lo può fare con fierezza perché Thor ha trovato in se stesso il potere più grande del mondo: il potere di donare la vita per gli altri.
Nella vicenda viene mostrato il percorso interiore e ascetico che porta Thor a prendersi cura delle persone che gli sono affidate, e questo vale per ogni educatore:
  
-          il prendersi cura è solo una risposta a un bene ricevuto: finché non ti rendi conto della cura gratuita che hai ricevuto e che ricevi dagli altri il tuo educare sarà sempre qualcosa di meccanico a cui manca il cuore, che rende vitale la tua azione.
  
-          Il prendersi cura inizia dalle persone vicine che ti sono care, non dai lontani. Non puoi improvvisare quando ti viene affidato un compito: il prenderti cura deve essere il tuo stile normale nel vivere ogni relazione: l’amore, l’amicizia, il conflitto,…
  
-          Il prendersi cura può portare al dono totale di sé: lo devi mettere in conto quando assumi un ruolo educativo non come incidente di percorso ma come la pienezza del tuo servizio all’altro. Cammina sempre in questa direzione e non fermarti prima.
  
Alla conclusione del film il dialogo con Odino ratifica il percorso compiuto da Thor sulla Terra:
  
Odino:   Sarai un re saggio.
  
Thor:      Non esisterà un re più saggio di te o un padre migliore. Io ho molto da apprendere. Ora sono consapevole. Un giorno forse ti renderò fiero di me.
  
Odino:   Tu mi hai già reso fiero.

Non è tornato tutto come prima: quelle di Thor non sono parole di circostanza ma sono segno di umiltà, l’esperienza vissuta ha portato i suoi frutti. Thor riconosce di avere ancora molto da imparare e questa volta siamo sicuri che il dio del Tuono si lascerà più docilmente educare dalle parole e dall’esempio del padre. Così come un vero educatore, anche Thor sa che il suo viaggio non è mai finito e che avrà sempre bisogno di essere educato per vivere con responsabilità il compito che gli è affidato. Ed è questo che rende Odino fiero di Thor.

Un ultima parola sul personaggio di Odino. Anche lui, il padre degli dei, ha compiuto un percorso simile a quello di Thor. Lo intuiamo all’inizio del film dalle parole Laufey “Tuo padre è un assassino e un ladro”. Il regista vuole insinuare che anche Odino all’inizio era arrogante e presuntuoso, proprio come il figlio, eppure noi lo vediamo agire in tutto il film come un re saggio. Odino è molto anziano ma non appesantito dagli anni, anzi sembra proprio che la sua lunga vita l’ha reso più forte e più saggio: capiamo che è la storia che l’ha cambiato, una storia fatta anche di errori e di ferite che l’hanno segnato per sempre (come la cicatrice sull’occhio).

Anche Loki potrebbe iniziare lo stesso viaggio alla scoperta di se stesso e del vero potere, eppure preferisce lasciarsi andare rinunciando alla vita piuttosto che al suo orgoglio. Proprio per questo il fratello di Thor non potrà mai passare dalla parte dei buoni.

Questo per dire che tutti possono e devono compiere questo cammino: nessuno nasce già educatore ma un percorso per diventarlo è possibile a tutti. Tutti i buoni educatori l’hanno già fatto e sono ancora in cammino. Ora tocca a te.

Luca Buffoni