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venerdì 30 agosto 2013

The End

giovedì 29 agosto 2013

Monte do Gozo - Santiago - Finisterra

29 agosto

L'arrivo a Santiago è stato velocissimo: alle 8.30 eravamo sdraiati davanti alla Cattedrale. Siamo andati subito alla tomba di san Giacomo, ad abbracciare l'Apostolo e a prendere la Compostela. È stata più faticosa la coda per attendere il nostro turno all'oficina de peregrinos più che la camminata per raggiungere Santiago. Ho preso la seconda Compostela in un mese.

Il tempo prima della messa del pellegrino è stato molto significativo: ho affidato al Signore, ringraziando, tutti i compagni di viaggio di questa avventura, le comunitá cristiane che hanno benedetto i miei passi, gli hospitaleros e coloro che mi hanno accolto a casa propria, la signora che ci ha offerto la cena a Melide e tutti quelli che mi hanno indicato la strada, le persone che mi hanno chiesto un ricordo particolare e quelle che non ho voluto dimenticarei... infine ho chiesto che il pellegrinaggio svolto possa portare frutti abbondanti nella mia vita.

Alle 14.30 abbiamo preso il pullman per Finisterra: un viaggio lunghissimo di 3 ore. Pensavamo di dormire in spiaggia ma c'era troppo vento e abbiamo optato per un albergue. Siamo andati alla Playa Mar do Fora a prendere il sole e a fare il bagno. Il tramonto è stato un suggestivo addio a questi mesi. Sono alla fine... del mondo, del Cammino, del mio pellegrinaggio... Domani si ritorna in Italia.




mercoledì 28 agosto 2013

Arzúa - Monte do Gozo

28 agosto

Ultima vera giornata di cammino di 34 chilometri. Domani mattina basta scendere dal Monte do Gozo e sono arrivato a Santiago.

Posso dividere la tappa di oggi in due parti: la prima fino a O Pedrouzo (19km) e la seconda fino a Monte do Gozo.
Abbiamo percorso la prima parte al buio, poi con le luci della mattina, non ci siamo fermati nemmeno una volta e alle 11.00 eravamo davanti all'albergue di Arca. 
Prima di arrivare a O Pedrouzo abbiamo incontrato un punto di informazione e di ristoro guanelliano dove la suora ci ha offerto pane benedetto e una calorosa accoglienza.
La seconda parte è stata molto più faticosa: era sotto il sole e faceva caldo. Ci siamo fermati qualche volta e alla fine, alle 16.00 eravamo nell'albergue per la doccia e il meritato riposo. Dopo la doccia sono crollato nel letto... dopo qualche giorno sono tronati i familiari dolori e la stanchezza da buona camminata.

Quella di oggi è stata una giornata strana di collegamento tra passato, presente e futuro. Ho dato l'addio ai boschi di eucalipto e di roveri che sono stati compagni inseparabili di quest'avventura; sono stato assalito dai ricordi dei luoghi attraversati; ho visto gli aerei partire dall'aeroporto di Santiago, anticipo del ritorno; ho cominciato a pensare alle cose da fare a casa... Sono diviso tra l'attesa trepidante del ritorno a casa (finalmente!) e il desiderio che questo pellegrinaggio così significativo non finisca.

Arrivare a Santiago domani significa chiudere questa esperienza e affidare al Signore l'anno che inizierà nei prossimi giorni.


martedì 27 agosto 2013

Melide - Arzúa


27 agosto

Il pienone che c'era sul cammino nella settimana di Ferragosto sembra essersi esaurito, così questa mattina siamo partito un po' più tardi. La tappa era comunque breve, 14 chilometri.
Ci siamo fermati a fare la seconda colazione a Ribadiso, e abbiamo immerso per qualche secondo i piedi nelle acque ghiacciate del Rio Iso. Passare per il rifugio che mi aveva ospitato qualche giorno fa, vedere che stavano pulendo per altre persone e sapere che i pellegrini che avevano alloggiato lí con me sono tutti tornati a casa propria, mi ha messo addosso un po' di malinconia. 

Abbiamo percorso gli ultimi 3 chilometri coccolati dal sole caldo e abbiamo atteso dalle 11.30 davanti all'albergue. Mi hanno dato lo stesso letto in cui avevo dormito l'anno scorso: dormitorio A cama 2.

Ci sono due versetti delle Lodi di oggi che raccolgono i pensieri della giornata:

1. "Ora contemplate ciò che ha operato con voi e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore della giustizia ed esaltate il re dei secoli."
Il sentimento che prevale è quello della gratitudine nei confronti del Signore per le cose sperimentate (la bellezza della natura, la pace del cammino, l'amicizia e la solitudine, l'accoglienza e la generisità delle persone...), per ció che ho imparato e per le intuizioni spirituali. 

2. "Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore.
Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare."
Mai come ora mi rendo conto che l'esperienza vissuta e i chilometri percorsi non sono stati frutto della mia forza o del mio allenamento ma dell'accompagnanento e della guida provvidente del Signore. Spero di ricordarmelo quando a casa avró la tentazione di programmare tutto confidando solo in me stesso, nei miei pensieri e nelle mie forze. 

lunedì 26 agosto 2013

As Seixas - Melide


26 agosto

Partenza prima dell'alba questa mattina, così presto che abbiamo avuto qualche problema a infilare le calze sui piedi giusti (vedi foto).
14 chilometri ci separavano da Melide. Abbiamo seguito le frecce gialle, ci siamo persi in un paesino e siamo saliti al buio all'Alto de Toques (800 metri di altezza). Tirava vento e le torce riuscivano a illuminare solo il sentiero. Man mano che il cielo si schiariva si intuivano sempre meglio le sagome delle cime delle colline tra le quali stavamo passando. Ancora una volta il panorama è riuscito a stupirmi.

Siamo arrivati a destinazione senza fare praticamente nemmeno una sosta. Alle 9.30 eravamo a Melide a fare colazione... e poi abbiamo atteso tre lunghe ore che aprisse l'albergue della Xunta. 

Alle 18.30, in chiesa parrocchiale, abbiamo partecipato alla messa in italiano di un gruppo di Perugia, guidato dal vescovo emerito Giuseppe Chiaretti. Al termine della celebrazione ho conosciuto don Paolo Caucci von Saucken, rettore della Confraternita di san Giacomo in Italia. Un incontro significativo.

Per cena siamo andati alla pulperia Exequiel: ottimo polpo e ottimo vino! Eravamo al tavolo in nove, quasi tutti italiani, e abbiamo passato una bella serata in allegria, conoscendoci e raccontandoci esperienze di cammino.

Questi sono per me gli ultimi giorni da pellegrino: voglio gustarne ogni passo, ogni chilometro, ogni panorama, ogni colore e ogni profumo, ogni fatica e ogni azione prima di tornare in Italia a una vita completamente diversa di quella vissuta in questi due mesi.

I luoghi che sto attraversando, gli stessi in cui sono passato due settimane fa, mi fanno rivivere gli incontri, le emozioni e le attese provate mentre mi avvicinavo a Santiago dopo un mese sul cammino francese. Tante cose sono cambiate, alcune riflessioni sono maturate, altro si è consolidato. Sono quasi pronto a tornare a casa.

domenica 25 agosto 2013

Lugo - As Seixas

25 agosto

Stamattima alle 6.30 siamo stati invitati al piano di sopra per una "piccola" colazione: caffelatte, macedonia di frutta e croissant preparate apposta per noi. Incredibile! Il tutto reso molto più gradito dalla gratuita generosità di questa famiglia.

Siamo partiti che era ancora buio. Vedere la luce che, ogni minuto, rendeva nuovo il paesaggio dall'amata Galizia, mi riempiva di meraviglia e di gioia. Dopo aver percorso i sentieri sull'Oceano Atlantico, rivedere le dolci colline, i boschi di eucalipto, i paesini rurali, i pascoli,... è stato come tornare a casa. 

Alle 9.30 eravamo già a San Román da Retorta (15km), la tappa prevista. Abbiamo peró preferito continuare fino ad As Seixa (31km). Con un po' di fatica, alle 13.10 eravamo davanti all'albergue: una bellissima e nuova costruzione in un paesino molto piccolo. Siamo stati i primi ad arrivare e l'hospitalera ci ha accolto molto bene. Finalmente ci siamo potuti lavare e riposare su un letto vero. 

Ho fatto il conto dei chilometri percorsi a piedi dal giorno in cui sono partito da Saint Jean Pied de Port: più o meno 1040. Abbiamo festeggiato cenando con la pizza avanzata ieri sera, panini e la bottiglia di Porto comprata ieri. 


sabato 24 agosto 2013

Póvoa de Varzim - Lugo


24 agosto

Per la prima volta mi è capitato di dormire in un albergue da solo: era un'esperienza che mi mancava.

Alla fine sono andato a Porto in metro. Avevo visto che l'unico bus per Lugo partiva alle 12.45 e non volevo rischiare di perderlo.
Mentre mi avviavo verso la stazione di Póvoa mi sono fermato a fare due colazioni: i dolci portoghesi sono irresistibili, in ogni caffetteria diversi. Mi mancheranno.
Ho fatto il tragitto in metro cercando di capire la pronuncia portoghese, confrontando i nomi delle 31 stazioni con quelli che sentivo dire: troppo complicato! 

A Porto ho fatto il biglietto dell'autobus. Ho avuto solo il tempo di comprare una bottiglia di Porto ("quello buono", mi hanno garantito) e di accorgermi che la città vale davvero la pena di essere visitata. Quando torneró a concludere il Cammino verso Fatima devo mettere in programma una sosta di almeno un giorno per visitate.

Alle 12.45, dopo aver capito da dove partiva e qual era il mio pullman, sono partito alla volta di Valenca per cambiare e ripartire verso Lugo. Sul secondo bus ero da solo, oltre all'autista, ovviamente.

Sono arrivato a Lugo alle 19.00 e l'albergue era pieno. Ho preso una nuova credenziale, l'ho fatta timbrare, ho cenato e ora (21.30) sto partendo a piedi per Santiago. Al supermercato ho preso sacchi della spazzatura e carta d'alluminio per combattere il freddo e l'umidità della notte all'aperto. Verso Santiago! Ultimi 102 chilometri di questa avventura!

ore 23.00
Sono uscito da Lugo, ho attraversato per l'ennesima volta il fiume Mino e ho camminato sotto una stupenda stellata. Dovevo stare attento a non inciampare perchè continuavo a contemplare il cielo. Bellissimo!

Dopo 4 chilometri abbiamo incontrato la piacevole e inaspettata sorpresa di una famiglia che, vedendoci camminare al buio, ci ha ospitato per la notte. Hanno una bambina di quattro mesi e hanno deciso di accoglierci, facendoci sentire a casa nostra. Il cammino non ha ancora finito di stupirmi.




venerdì 23 agosto 2013

Marinha - Póvoa de Varzim

23 agosto

Sono partito alle 8.30 per Vila do Conde. Sono sceso sul lungomare di Esposende, ho attraversato il fiume Cavado, sono arrivato ad Apulia e ne ho percorso il magnifico litorale, come al solito mi sono perso in mezzo ai campi e alla fine con molta pazienza, sotto il sole, alle 14.00 sono arrivato al Centro Salúe di Agucadoura.

Eh si, avevo sottovalutato l'eritema comparso ieri sulla gamba destra e questa mattina è peggiorato. Ho fatto l'accettazione, ho atteso il mio turno e alle 15.00 l'infermiere, dopo aver dato un'occhiata alla gamba, mi ha detto che dovevo aspettare alle 18.00 l'arrivo del medico. Ci siamo intesi utilizzando il google-traduttore. 

La cosa che temo di più non sono tanto i 10 chilometri che ancora mi mancano per arrivare a Vila do Conde, quanto il pericolo di non trovare alloggio dai Bombeiros perché faccio tardi. 
Mentre sto aspettando, passeggio sulla spiaggia Bandiera Blu, contemplando l'Oceano e il volo dei gabbiani nel forte vento.

ore 20.30
Sono seduto fuori l'albergue de S. José de Ribamar in Povoa de Varzim e sto aspettando l'hospitalero. Meglio non rischiare di andare avanti ancora 4 chilometri fino a Vila do Conde, visto l'orario. 

La dottoressa ha diagnosticato una reazione allergica dovuta al sole e mi ha fatto fare una flebo di cortisone. 
Uscito dal Centro Salúe alle 19.00, ho trovato il tempo cambiato: c'era nebbia, freddo e il solito forte vento, la sabbia volava da tutte le parti. Aria di tempesta. Nell'aria solo la musica dei locali vuoti e i versi dei gabbiani. 
Per tirarmi su il morale ho mangiato un mega dolce alla crema e al cioccolato, di quelli che si trovano solo qui in Portogallo. Proseguendo mi sono fermato a parlare con un matto; ho fatto un lungo pezzo di cammino con Josè, che ci teneva tanto a mostrarmi la strada e a chiacchierare del più e del meno.
Quando sono arrivato a destinazione, dopo aver chiesto mille volte dove fosse l'albergue, ho trovato chiuso. Quasi senza speranze ho chiamato il numero scritto sulla porta e... incredibile ma vero, ora stanno arrivando ad aprirmi!

Non so ancora se domani andró a Porto a piedi o in pullman... Da qui sono una trentina di chilometri e in serata vorrei essere a Lugo per ripartire, domenica, di nuovo, alla volta di Santiago, sul cammino primitivo. Non ho voglia di fare le cose di corsa: camminare richede calma, tempo e anche la capacità di fermarsi a guardare, parlare e riposare. La città di Porto merita, dicono, più di una veloce occhiata... e anche Lugo. Verdremo cosa mi suggerisce la notte.

giovedì 22 agosto 2013

Viana do Castelo - Marinha

22 agosto

Altra giornata sull'Oceano: 25 km!
Sono stato il primo a uscire dall'albergue alle 8.15, ho attraversato il rio Lima, ho raggiunto la spiaggia, ho tolto le scarpe e ho proseguito sul bagnasciuga fino ad Amorosa (7km). Bellissimo camminare sulla sabbia bagnata della bassa marea, con l'Oceano a destra, le Dune a sinistra e i riflessi di luce che illuminavano tutto in modo indescrivibile!
Rimettere le scarpe è stata un'impresa faticosa: ho sciacquato i piedi con acqua dolce, ho aspettato che asciugassero, ho tolto accuratamente ogni granello di sabbia o di sale rimasto... ma non è bastato. Mi sono venute ugualmente le vesciche su tre dita dei piedi. 

Dopo Amorosa ho lasciato il mare e mi sono perso nel paese di Castelo de Neiva. Anche chiedendo indicazioni non riuscivo ad orientarmi, così, tenendo la spiaggia dietro di me, sono andato dritto verso Est fino a incontrare la strada statale.
Da lì, dopo aver capito dove ero finito, sono ridisceso lungo il mare. I sentieri mi facevo passare dalla spiaggia fatta di grossi ciottoli rotondi, per le Dune e per i campi coltivati. Salire sulle Dune era complicato: appoggiavo il piede più su e la sabbia scivolava in giù. Scendere era molto più facile. Devo ringraziare la particolare vegetazione del parco naturale di Viana per avermi graffiato le gambe e per avermi provocato un'eritema. 

Alle 16.00 sono arrivato insieme a un ragazzo di Barcellona all'albergue della Croce Rossa. Sono arrivati anche due irlandesi e ora stiamo aspettando un altro italiano che è rimasto indietro.

Mancano solo due giorni per arrivare a Porto, poi anche questa avventura sul cammino portoghese finirà. I lunghi giorni di marcia solitaria hanno fatto emergere in me alcuni ricordi significativi del cammino verso Santiago; il cercare con fatica la strada giusta mi ha insegnato molto sul modo di affrontare le difficoltà della vita; l'Oceano visto al mattino, al pomeriggio e alla sera, con sole e con il cielo coperto, mi ha aiutato di più a scoprire chi sono. Ancora due giorni da sfruttare, due giorni per farmi dire ancora qualcosa da questo cammino.

Caminha - Viana do Castelo

21 agosto

Per abituarmi al nuovo fuso orario mi sono svegliato alle 8.00, ho fatto colazione con Pedro e mi sono messo in marcia alla volta di Viana do Castelo.
Ho allungato un po' l'inizio perchè volevo vedere l'estuario del Minho: ho costeggiato, sulla spiaggia, la sponda portoghese fino all'Oceano. Come è complicato camminare sulla sabbia, ancora di più con il forte vento di questa mattina che mi ha accompagnato poi per tutta la giornata ma vedere la Galizia dall'altra parte, il fiume che incontrava l'Oceano, la fortezza sull'isola tra Spagna e Portogallo valeva tutto lo sforzo.
Ho scelto di percorrere il Cammino del litorale, quindi non mi sono mai staccato molto dal mare. 

È interessante notare che in alcuni momenti la strada è facile e si riescono a fare, in poco tempo, molti chilometri; altre volte, come è capitato oggi ad A Gelfa, si rimane per ore nello stesso posto cercando di trovare il percorso giusto. Quando sembrava di aver trovato la via che portasse avanti, poco dopo mi riportava indietro o si rivelava un vicolo cieco. E allora, con molta pazienza, anche se il rischio di innervosirsi era alto, dovevo tornare al punto di partenza e provarne un'altra e poi un'altra e poi un'altra ancora. 
Nel pomeriggio il cielo si è coperto. Il mare è diventato di color verde grigio e invitava all'introspezione. 

Sono arrivato a Viana alle 17.00. Pedro mi aveva detto che in una chiesa ospitavano i pellegrini... ma qui ci sono almeno quattro chiese. Le ho fatte passare una per una, chiedendo ospitalità ma ricevendo risposte negative e indicazioni in portoghese, che io non capivo minimamente. Quando ormai ero convinto di dover passare la notte alla Pousada de Joventude, sono riuscito a trovarlo: l'abergue Sao Joao da Cruz presso il Convento do Carme. 
Siamo in sei pellegrinii, io sono l'unico italiano e l'unico uomo. Anche oggi, come ieri, i letti non hanno i cuscini. Sarà un'usanza portoghese.

Dopo tre giorni sul cammino della Costa mi accorgo che è molto diverso da quello francese. Innanzitutto è un cammino molto solitario: è poco frequentato e il poco tempo non favorisce troppo le relazioni con gli altri pellegrini in albergue. Il fatto che si cammina proprio tutto il giorno dà la possibiltà di fermarsi con più calma, durante la giornata, a vedere un monumento, a contemplare l'oceano o, volendo, a fare il bagno, ma non permette di visitare le città nelle quali si fa tappa, anche se meriterebbero davvero tanto.

I miei indumenti, dopo quasi due mesi, cominciano a lasciarsi andare per l'usura: mi sono rimaste solo due paia di calze (tra l'altro spaiate) che posso indossare. Per ora sono sufficienti.

mercoledì 21 agosto 2013

A Ramallosa (E) - Caminha (P)



20 agosto

Stamattina mi sono svegliato tardi: non ho più intenzione di partire con il buio e ho capito che sul Cammino della Costa i ritmi sono più lenti. Sono partito alle 8.30, dopo aver fatto colazione con gli amici di Buccinasco. C'era già il sole e non faceva freddo.
Ho siperato il ponte sul Rio Minór, ho
Ho camminato sulla spiaggia e sul lungomare fino al castello di Baiona (4km). Poi il Cammino mi ha fatto salire fino alle Virgen de la Roca, statua in memoria del ritorno della caravella Pinta dopo la scoperta dell'America. Quante emozioni guardando l'Oceano e pensando a Cristoforo Colombo, che è andato oltre, sfidando la paura dell'ignoto e le certezze del suo tempo!
Ridisceso, ho tenuto il mare sulla destra, le montagne a sinistra, e ho percorso l'infinita pista ciclabile che, lungo la PO-552, mi ha portato ad A Guarda (35,5km). Ho attraversato tanti paesini sulla costa, tra cui spiccava Oia con il suo monastero; ho ammirato le rocce contro le quali si infrangevano le onde... ho lasciato la ciclovia poche volte: una volta per scendere su un sentiero strettissimo e pieno di rovi in mezzo a un bosco di pini e di eucalipto, un'altra volta per passare sul ciglio di una montagna, in una riserva di cavalli. Il sole era forte e il caldo si faceva sentire, più che nelle mesetas. Per un lungo tratto, il mio desiderio principale era quello di trovare una fonte o un bar per bere: pensavo di morire di sete.
Sono arrivato ad A Guarda alle 18.00, ho precorso gli ultimi chilometri di Galizia passando per un bosco, e sono giunto al passaxe del Rio Mino, il confine con il Portogallo. Ho preso il ferry per passare sull'altra sponda alle 18.40 e alle 17.50 ero già in Portogallo, a Caminha. È stato un momento importante: lasciare la Spagna dopo più di un mese, lasciare alle spalle Santiago, la sicurezza degli gli albergue della Giunta, il cammino verso Ovest... 

A Caminha l'albergue era chiuso. Ho aspettato che arrivasse l'hospitalero, che alle 19.00 (orario portoghese), ci ha aperto e se ne è andato. Eravamo in tre: io, Pedro (portoghese) e una ragazza ungherese.

lunedì 19 agosto 2013

Redondela - A Ramallosa


19 agosto

Tappa memorabile! Ufficialmente da Redondela ad A Ramallosa, lungo il cammino portoghese della costa, sono 37,9 chilometri. Io, invece, penso di essere riuscito a farne, se non 50, poco meno. Fatto sta che sono partito alle 6.00 e sono arrivato alle 18.30.

Tutto è iniziato alle 5.10, quando, grazie a qualcuno troppo rumoroso nell'albergue, ho deciso di prepararmi per partire. Alle 6.00 mi sono messo in movimento. Era buio ma andavo sicuro: sapevo dov'era la strada, dove dovevo attraversare la ferrovia... fino al terzo chilometro: ero nel bosco ed erano spariti i segnali. Mi ero perso. Sono andato avanti a tentoni finché è comparso il paese di Cedeira: almeno i lampioni illuminavano qualcosa. Non sapevo se scegliere la strada in piano ma con un cane ringhiso, che appena mi voltavo si avvicinava, oppure quella ripidissima, in discesa, che diventava subito un sentiero di nuovo in mezzo al bosco. Di tornare indietro non ci pensavo nemmeno: troppo difficile anche se avessi saputo da dove ero arrivato.
Mentre mi promettevo di non partire più così presto, di non scegliere più cammini alternativi... è arrivato il mio salvatore: un uomo che scendeva a piedi a Redondela per andare al lavoro. Mi ha riaccompagnato sul cammino centrale, mi ha indicato la direzione e mi ha sconsigliato di non fare il cammino della costa.

Un po' triste mi sono avviato sulla strada per Tui. Salutavo quelli che venivano in senso contrario, spiegavo quello che stavo facendo a chi non capiva perchè non stessi andando a Santiago, mi perdevo, ritornavo sui miei passi e ritrovavo la strada... Ad un certo punto, guardando la mappa ho pensato di riprovare a raggiungere la costa. Detto, fatto. Chiedi a uno, chiedi all'altro, alle 9.30 ho deviato dal Cammino e ho proseguito su una strada statale prima fino all'Aeroporto, poi fini a Vigo. Sono arrivato alle 11.30. 
Mentre scendevo verso la città rimanevo stupito da come era abbarbicata sui colli: le strade avevano una pendenza vertiginosa e sembrava che le case fossero costruite una sopra l'altra. In fondo, dove c'era un po' di nebbia, immaginavo l'Oceano. Anche quando sono arrivato alla Cattedrale i palazzi mi coprivano la vista sul mare che intravedevo ogni tanto.

Da Vigo ho cercato il Cammino della Costa e, I-Phone in mano, ho iniziato a percorrerlo. Con la luce del sole era tutta un'altra cosa: si vedevano i segnali, si poteva chiedere alle gente ed era più facile orientarsi. Pensavo di camminare vicino all'Oceano, invece lo vedevo solo da lontano. Non ero soddisfatto.

Studiando bene le indicazioni sono riuscito a prendere il bivio che mi portava sul Cammino del litorale (freccia verde). Sono sceso ed ecco l'Oceano davanti a me, sono sceso ed eccomi camminare sulla Playa do Portino, poi su quella de Prado, poi i miei piedi hanno iniziato a reclamare per la sabbia che si infilava nelle scarpe e ho preferito il lungomare per la Playa de Patos. Altro panorama per la Playa da Madorra e un altro ancora per l'infinita Playa America. Posso solo immaginare l'effetto che facevo passando in mezzo ai bagnanti con zaino, bastone e scarpe. 

Alle 18.30 sono arrivato a Ramallosa. L'albergue é presso le Damas Apostolicas: camera singola con lenzuola pulite ed asciugamano.
Pensavo ci fosse meno gente sul Cammino della Cosa, invece sono qui alloggiate cinque ragazze provenienti da tutto il mondo e un gruppo di quattro persone di Buccinasco.

Alle 21.00 siamo andati alla Playa America per fare il bagno nell'Oceano. Il mio primo bagno nell'Oceano, mentre il sole tramontava con colori favolosi.
Abbiamo poi atteso che il sole sparisse del tutto dietro la linea d'acqua e siamo andati a cenare.


domenica 18 agosto 2013

Pontevedra - Redondela



18 agosto

Oggi solo 18 chilometri e sono ancora sul Cammino Centrale. La tappa è stata bellissima: diversi paesaggi, diversi sentieri e diversi stati d'animo.
Sono partito alle 5.30: era ancora buio, il cielo era stellato ma si stava alzando la nebbia. Il cammino mi ha fatto entrare in un bosco, subito la temperatura si è abbassata e il respiro si condensava. Ero completamente da solo. Sembrava che da un momento all'all'altro potesse apparire qualche dissennatore. 
Finalmente si è fatto chiaro. Il percorso saliva fino all'Alto da Canicoua a ben 115 metri di altezza, per poi ridiscendere a 10 metri. La fatica si è fatta sentire, aumentata dal cielo coperto che spegneva i colori del paesaggio. Procedevo lentamente e a testa bassa. 
Superato il ponte di Pontesanpaio, ho visto l'Ensenada de san Simón. Lo spettacolo era desolante: barche di legno incagliate in una distesa di fango, dove questa notte, con l'alta marea, doveva esserci stata l'acqua. 
Ad Arcade mi sono fermato a fare colazione ed è iniziata la salita all'Alto da Lomba. Erano le 9.30 e la vista della baia, con il cielo ormai sereno che si specchiava nell'acqua, mi ha risollevato il morale. Sono sceso a Redondela contento, caniticchiando e fotografando tutto quello che vedevo.
Sono arrivato alle 11.00 in questa cittadina turistica con l'aria che ha il sapore di sale, i gabbiani e l'Oceano che entra in Galizia.

Finalmente sono arrivato al mare. Dopo le montagne, le colline, le mesetas, le città, i boschi della Galizia, Santiago, i fiumi di questi ultimi giorni...  finalmente l'Oceano. Il mio cammino verso Ovest finisce. Ho fatto la passeggiata lungo l'Ensenada fermandomi a mettere i piedi nell'acqua. Non è ancora l'Oceano vero e proprio ma un gustoso preludio di quello che incontreró nei prossimi giorni.

Oggi pomeriggio ho fatto anche la prova dei primi due chilometri per il Cammino della Costa, che inizia qui. È segnato e le mappe che ho scaricato da internet sono molto precise. Spero di riuscire ad arrivare domani a Ramallosa.



sabato 17 agosto 2013

Caldas de Reis - Pontevedra


17 agosto

Quella di oggi è stata una tappa piacevole di 23 chilometri. Mi sono perso poche volte e il cammino è stato quasi tutto tra i boschi, incrociando solo alla fine la N-550, che comunque rimaneva sempre visibile, quasi a indicarmi che la direzione era giusta. Quella che ho percorso, è una zona ricca d'acqua, infatti ho attraversato molti rigagnoli e ruscelli, fino al grande rio Lérez prima di entrare a Pontevedra.
Ho anche incontrato, per la prima volta, un pellegrino che, come me, sta facendo la vuelta del cammino portoghese. È un francese, che arriverà a Porto per prendere l'aereo e tornare a casa. Peccato che le nostre tappe sono sfalzate di una decina di chilometri.

"Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati." (Gs 24)
La prima lettura della messa di questi ultimi due giorni è stata un'invito alla memoria e soprattutto un invito a riconoscere che chi mi ha guidato con cura e premura nel cammino non è stato il caso, ma Dio. Da questo cammino, che è stato per me "storia di salvezza", puó nascere uno slancio nuovo verso il futuro.

Ho nominato patroni di questo mio pellegrinaggio San Giacomo, San Rocco e la Madonna. Tutti e tre, in momenti e in modi diversi, mi hanno accompagnato e insegnato qualcosa. Per questo, dopo aver partecipato alla festa di ieri a Caldas de Reisa, è stato significativo, oggi pomeriggio, visitare il santuario della Virgen Peregrina di Pontevedra.

Domani vorrei proseguire il cammino portoghese sull'alternativa della Costa o del Litorale. Purtroppo non ho nessuna indicazione se non i nomi dei paesi che dovrei attraversare... mi affideró al mio proverbiale senso dell'orientamento. Ci sarà da ridere!

venerdì 16 agosto 2013

Padrón - Caldas de Reis


16 agosto

Ieri sera è arrivato in albergue anche Claudio, con la sua bicicletta. L'ho conosciuto a Santiago: è partito da casa sua e intende arrivare a Lisbona. Dovrebbe arrivare in Portogallo questa sera; io, se tutto va bene, lunedì.

Questa notte in dormirorio era impossibile prendere sonno: quello di fianco a me russava in modo incredibilmente forte, alcune ragazze continuavano ad accendere e spegnere le torce, altri ridevano e facevano versi per prendere in giro quello che russava... alla fine ho preso la mia roba e sono andato a dormire nella stanza al piano terra: quattro letti di cui solo uno occupato, da Claudio. Cosí sono riuscito a dormire un po' anche se ho sentito tutti quelli che sono partiti alle 2.30 (!!!), alle 4.00 e alle 5.00.

La tappa di oggi sarebbe stata semplice (18.65 km) se fossi riuscito a  riposare di più. All'inizio è stato complicato trovare la strada, mi sono perso e ho percorso un lungo tratto sulla N-550. Ritrovata la via segnalata, mi sono fatto guidare dai pellegrini che arrivavano in senso contrario e dai gentili abitanti di Gorgullón e di Cortinas. Ho incontrato degli italiani che hanno iniziato il loro Cammino da Porto e sono passati per la via della Costa. Mi sono fatto dare indicazioni e consigli.
Alle 11.30 sono arrivato con calma all'albergue di Caldas de Reis.

Il paese offre molto per trascorrere il pomeriggio: posso andare a vedere le cascate ("muy bonitas!" dicono), oppure rilassarmi nelle due fonti d'acqua calda (una di 38 e una di 42 gradi), o visitare il giardino botanico. In più oggi è San Rocco ed è quasi obbligatorio partecipare alla festa.

ore 22.00
Dopo essere andato a vedere le cascate e aver messo i piedi nelle fonti di acqua calda, sono andato alle celebrazioni di san Rocco. Prima ho visto il concerto della corale, poi ho partecipato alla messa solenne, infine ho seguito la processione. Due statue del santo portate a spalla, la banda, le candele, i botti, la gente per strada e sui balconi, le luminarie accese... fede e folklore uniti in modo interessante. Per me è stato significativo celebrare la festa di uno dei patroni dei pellegrini.

giovedì 15 agosto 2013

Santiago - Padrón



15 agosto

Quella di oggi è stata una giornata di ambientamento sulla vuelta del Cammino portoghese. Ho imparato a seguire le frecce gialle al contrario; ho scoperto con sollievo che le frecce azzurre, che indicano la direzione per Fatima, sono già presenti; ho preso confidenza con le mappe che ho comprato; ho chiesto alla gente del posto; ho tentato di identificare le orme dei pellegrini sui sentieri; mi sono perso... e all'arrivo a Padrón (23,9km) non c'è stato alcun problema per la registrazione nell'albergue.
Il cammino è, per forza di cose, solitario: ho incrociato numerosi pellegrini che andavano verso Santiago ma nessuno che si sta dirigendo verso il Portogallo.

È strano ricominciate a camminare dopo due giorni a Santiago. Da un lato ritrovarsi sulla strada è stato come ritornare alla normalità: bastone, zaino, mettere un passo dopo l'altro, boschi, strade, paesini, pensieri, preghiere... Dall'altro lato la meta, che ho perseguito per più di un mese, è già stata raggiunta. Certo, idealmemte mi sono proposto di raggiungere Fatima (così c'è scritto sulla mia nuova credenziale) ma so di non poterci arrivare per mancanza di tempo. Quello che sto facendo si avvicina molto a quello che provano gli spettatori della crocifissione di Gesù secondo san Luca, dopo aver assistito al più alto momento di rivelazione di Dio:  "Visto ció che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: - Veramente quest'uomo era giusto -. Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, se ne tornava battendosi il petto." (Lc 23,47-48)

La giornata è stata caldissima, sotto il sole. Ho fatto fatica a uscire da Santiago. L'inizio, o meglio, la fine del Cammino portoghese non era segnata. Ho percorso Rua do Franco, accompagnato da un ubriaco; ho costeggiato il parco sulla sinistra; ho continuato in Avienda de Rosalia de Castro, dove ho fatto colazione; ho seguito la direzione Vigo-Pontevedra fino all'ospedala, dove ho trovato le prime indicazioni. 

Il paese in cui mi trovo ora è particolarmente legato alla tradizione Jacobea. C'è un detto che recita: "Quien va a Santiago, é non va al Padrón, ò faz Romerìa, o non." Si narra che proprio qui, infatti, la nave senza timone, che trasportava il corpo di Santiago, giunse da Giaffa in Galizia risalendo il Río Sar. Inoltre, dietro al paese, si trova Santiaguino do Monte, un ermita che ricorda il luogo in cui l'Apostolo, da vivo, aveva predicato.

mercoledì 14 agosto 2013

"ad limina Sancti Jacobi"

14 agosto

Quando mi sono svegliato questa mattina, ripensando alla giornata di ieri, così carica di emozioni, mi sembrava di aver vissuto un sogno: l'ultima tappa nella notte, l'arrivo a Santiago, la gioia, vecchi amici...

Siamo arrivati in basilica alle 8.30. Che bello entrare quando ancora non c'era nessuno; poter salire con calma ad abbracciare il santo e scendere nella cripta nel silenzio!

Abbiamo celebrato la messa proprio dietro l'urna d'argento di Santiago. Un momento raccolto di preghiera e di condivisione della fede. 
È stato il momento più significativo del mio arrivo. Ho sostato davanti a san Giacomo, un uomo che ha imparato giorno per giorno ad essere discepolo e apostolo fino a dare la vita. Ho pregato perchè anche io possa seguire Gesù realmente come ha fatto lui. 

Dopo aver salutato don Walter e gli altri sono andato alla messa del pellegrino di mezzogiorno. Quella di essere arrivato a Santiago non è una gioia solo mia ma è da condividere con tutti gli altri pellegrini presenti, conosciuti o sconosciuti.

Questa notte dormiró nell'albergue del Seminario Menor e domani ripartiró a piedi per il Portogallo, seguendo il cammino portoghese al contrario. Mi auguro che i prossimi siano giorni per meditare e riflettere sull'esperienza vissuta... un lento ritorno a casa...

ore 18.00
La cosa più difficile del Cammino? Cercare di togliere i Compeed che si sono attaccati alle calze!

martedì 13 agosto 2013

O Pedrouzo - Santiago de Compostela

13 agosto

Sveglia alle 5.00, colazione veloce e partenza, insieme ai reggiani. Le torce illuminavano il bosco di euclipto. Sembrava camminare lungo la navata centrale di una cattedrale, con i tronchi bianchi come colonne. Bellissimo!

Sono partito carico di entusiasmo pensando di arrivare in fretta ma 20 chilometri sono sempre 20 chilometri. E la fatica, al buio, si sentiva maggiormente. Il cielo era coperto, c'era vento ma non faceva freddo. 
Quando mancavano 12 chilometri sono finiti anche i cippi che indicavano la distanza da Santiago. 

Siamo arrivati al monte de Gozo alle 9.30. Mancava poco, non ci credevo! Con lo sguardo ho cercato inutilmente nella cittá, che si vedeva dall'alto, la sagoma della cattedrale.

"Noi ti lodiamo, Dio
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora."

Con il sorriso sulle labbra è iniziata l'ultima parte della tappa. L'entusuasmo era palpabile. Foto di rito al cartello che segnava l'inizio di Santiago... e ancora avanti. Finalmente le guglie della cattedrale! Ho percorso gli ultimi metri quasi di corsa e mi sono sdraiato, stanco e soddisfatto, in Plaza do Obradorio. Erano le 11.00 ed ero arrivato!
Ho passato l'ora seguente in fila per ritirare la Compostela, da solo, continuado a guardare e riguardare la credenziale piena di timbri, a sorridere, a salutare gli altri pellegrini...

Non ho fatto in tempo ad andare alla messa del pellegrino. Peccato. Non sono riuscito nemmeno a compiere il gesto dell'abbraccio dell'Apostolo: troppa gente. Sono peró sceso davanti all'urna di Santiago per alcuni istanti intensi.

Alle 16.00 ho incontrato don Walter, Marco, Mario e Antonio. Ci siamo raccontati i rispettivi cammini... troppo difficile esprimere a parole quello che abbiamo vissuto! Insieme siamo andati a Bertamitras, a casa di Antonio, a 7 chilometri da Santiago, dove già erano alloggiati don Walter e gli altri. Anche io sono stato ospitato per la serata e la notte. Un'amicizia, nata sul cammino inglese pochi giorni fa, è diventata l'occasione inaspettata e familiare per trovarci tutti quanti sotto lo stesso tetto. Il cammino è anche questo: restare ammirati da una famiglia che apre la propria casa a uno sconosciuto, come ero io.


lunedì 12 agosto 2013

Ribadiso - O Pedrouzo

12 agosto

Tappa breve (20km) e veloce. Non c'è più tempo per fermarsi a guardare il paesaggio e i paesini internedi, troppo uguali a quelli dei giorni scorsi. L'obiettivo, in questa giornata di passaggio, è stato quello di dimezzare la distanza per Santiago... attendendo la giornata di domani. Ho fatto solo due pause veloci e poi, testa bassa, a macinare chilometri. I paesi rimanevano indietro uno dopo l'altro: Arzua, As Barrosas, Preguntono, A Peroxa, Tabena Vella, Calzada, Calle, Boavista, Salceda, O Xen, Ras, Rabina, O Empalme, Santa Irene, A Rúa e, finalmente, O Pedrouzo. Il cielo coperto mi ha tenuto compagnia insieme alla meta, presente in ogni momento nei miei pensieri. 

Ormai in pochi riescono a camminare bene: tendiniti, problemi alle ginocchia, vesciche... eppure si nota in tutti la trepidante e gioiosa attesa dell'arrivo.

Quando sono giunto a O Pedrouzo non era ancora mezzogiorno, ma davanti al rifugio (che ospita 120 persone) c'erano già un centinaio di zaini. L'attesa è stata massacrante: prima che aprisse l'albergue seduto sul ciglio della N-547; poi in piedi, con lo zaino in spalla e le scarpe in mano, mentre la coda si accorciava, sperando di poter entrare. Sono stato il numero 112. Al pelo!

Ho trascorso il pomeriggio dedicato alla preparandomi. Sono vicino a Lavacolla, dove gli antichi pellegrini si purificavano, lavandosi nel fiume, per presentarsi degnamente davanti alla tomba dell'apostolo. Qui a Pedrouzo mi sono confessato e ho partecipato alla messa in italiano con un gruppo di Milano e i pellegrini incontrati in questi ultimi giorni. Che bello, dopo più di un mese, ascoltare una messa in italiano! Al termine della celebrazione la benedizione del pellegrino, l'ultima. 

Più passa il tempo più l'adrenalina sale e comincia a sentirsi aria di festa!
Domani sveglia alle 5.00 per poter partecipare alla messa di mezzogiorno in Cattedrale a Santiago. 
Stiamo arrivando! 
Ultreya!

Palas de Rei - Ribadiso



11 agosto

"Deja que el corazon lleve cuando las piernas no puedan." Effettivamente Santiago attira i passi, il cuore e i pensieri. Sono vicinissimo: 40 km. Dopodomani sono alla meta. E rendersene conto, dopo più di un mese dalla partenza, è un turbinio di emozioni. Il desiderio di arrivare; la consapevolezza che fra due giorni non saró più sul cammino con quelle consuetudini, quei ritmi, quegli incontri ormai tanto familiari; il pensiero al dopo; il ricordo di quello che è stato...

Nell'ostello questa notte eravamo solo in cinque. Sono stato il primo a svegliarmi e, di conseguenza, ho svegliato tutti gli altri. 
Oggi il sole già alle 9.30 faceva capolino tra la nebbia. Ho camminato piacevolmente e con faliciltá per i primi 15 chilometri, fino a Melide, in mezzo ai profumati boschi di eucalipto. Camminando su sentieri larghi, circondati da alberi altissimi, noi pellegrini sembravamo minuscoli e insignificanti. 
Pensavo di passare Melide velocemente, invece mi sono fermato in un bar, ho resistito ai richiami delle pulperie, sono passato in chiesa, ho attraversato il mercato... alla fine mi sono immerso di nuovo nei boschi tra le colline della Galizia.

La ripartenza da Melide è stata impegnativa: la gamba si era gonfiata e faceva male. Sono andato avanti per altri 10 chilometri, lentamente e zoppicando. Ho gustato il passaggio per i paesini ben curati come quello di Boente, ho sudato salendo sotto il sole fino a Castaneda e ho sofferto scendendo l'ultima discesa su asfalto prima di Ribadiso. Ognuno si ingegnava come poteva per sopportare il caldo: chi si fermava all'ombra di ogni albero, chi camminava con l'ombrello aperto...
Era impressionante sentire i ciclisti che oggi avrebbero fatto tappa a Santiago.

Ero convinto di non riuscire a trovare posto a Ribadiso. Sono arrivato alle 13.30. Volevo mettere i piedi nell'acqua frasca del fiume ma credevo di dover ripartire per Arzúa (altri 3km). Invece l'albergue non era ancora completo.

Sono stato fortunato: quello in cui mi trovo è un ostello in cui non sono mai stato, e quindi non abitato dai ricordi del cammini passati. A pochi chilometri da Santiago preferisco concentrarmi sul prllegrinaggio che sto vivendo.
Inoltre la guida definiva questo luogo "uno dei più belli di tutto il Cammino". Infatti il rifugio è situato in un gruppo di case in pietra che risalgono al XV secolo, con il fiume che scorre accanto. Che sollievo poter immergere la gamba nell'acqua fredda del rio!

sabato 10 agosto 2013

Portomarín - Palas de Rei


10 luglio

Il cielo stellato ha accompagnato la mia partenza da Portomarín. Che paura entrare nel bosco da solo senza vedere nulla, senza avere la certezza di aver visto tutte le frecce... meno male che anche una ragazza bulgara, essendo nella mia stessa situazione, si è fermata ad aspettarmi. Abbiamo camminato insieme, più sicuri, finché è arrivata la luce.

Insieme alla luce è arrivata di nuovo la nebbia, che avvolgeva tutto e tutti. Fino alle 11.00 non ha ceduto il posto al sole.

Il percorso di oggi era quasi tutto lungo la strada: saliva fino all'Alto di Ligonde e ridiscendeva fino a Palas de Rei. È stato simpatico, dopo aver incontrato solo pellegrini per chilometri, il passaggio per Ligonde tra galline che chiocciavano in mezzo alla strada, cani assonnati che voltavano la testa quando arrivava qualcuno, anziane contadine con il fazzoletto in testa e il forcone in mano che sistemavano la paglia...

Ho fatto parecchia fatica per la gamba: si è ginfiata subito e ad ogni passo erano dolori. Sono andato piano e zoppicando, soprattutto in discesa. Ogni chilometro sembrava lungo il doppio. Santiago si fa proprio desiderare! "Sin dolor no hay gloria!" dicono da queste parti. Sicuramente questa prova mi sta insegnando tanto sulla vita.

Arrivato a Palas de Rei ho lasciato perdere l'albergue della Xunta, che apriva alle 13.90, e mi sono diretto, 10 metri dopo, all'Albergue Municipal. Era aperto ma era vuoto. Sono stato il primo ad entrare. È un unico stanzone con 60 posti letto, un unico servizio e una sola doccia (premendo il pulsante il getto d'acqua dura 10 secondi: 7 con acqua gelata e 3 con quella calda), i materassi e i cuscini sono strappati e macchiati... non è proprio un albergue a cinque stelle ma per stanotte va più che bene.

ore 18.00
Scopro che sono stato vittima di un furto: mi hanno rubato il paio di calze stese fuori ad asciugare. Calzettine verdi, che avete fatto con me centinaia di chilometri avvolgendo con cura i miei piedi o rimanendo nello zaino, che ho lavato con amore a mano per cinque settimane, che ho liberato molte volte con pazienza da spine, spighe, erba e quant'altro... mi mancherete...

Ho visto Benedetto, che avevo lasciato a Najera. È già arrivato a Santiago, a Finisterre e a Muxia. Oggi é ripartito da Sarria. "Dai, prendi lo zaino, ti aspetto. Domani siamo a Santiago." Che tentazione andare con lui! Ma ho preferito ascoltare quello che mi diceva la gamba e sono rimasto. Mi consolo al pensiero che fra tre giorni (solo!) anche io dovrei arrivare a Santiago!

Per cena: pizza, cerveza... e partita Real Madrid -Inter. 

venerdì 9 agosto 2013

Barbadelo - Portomarín

9 agosto

Sono partito tardi, alle 7.00, con gli amici di Reggio Emilia. Ho percorso abbastanza facilmente i 18 chilometri, che ormai conosco a memoria, fino a Portomarín. A metà strada ho trovato il cippo che segna 100 chilometri a Santiago: ormai siamo proprio vicini! 
La nebbia ci ha accompagnato per tutta la mattinata, andava e veniva, lasciando a tratti scoperto il cielo serenissimo.

Quanta gente c'è ormai sul cammino: non capita più nessun tratto solitario. Ho incontrato 5 scout di Roma, pellegrini di Torino e di Milano... chi è partito da Sarria si riconosce subito: zaino nuovo, scarpe pulite, camminata veloce e tante chiacchiere. È stato comunque bello raccontare e farsi raccontare quello che ci ha portati qui. Motivazioni diverse che portano a modi diversi dia arrivare a Santiago.

Potevo andare avanti insieme agli altri fino a Gonzar (8km), ma ci tenevo particolarmente a fermarmi a Portomarín. È un paese a cui sono molto affezionato. È stata la mia prima tappa in asssoluto sul Cammino (2010), è il luogo in cui l'anno scorso ho dovuto interrompere il pellegrinaggio...  Oggi, avvicinandomi ero contento e, vedendo le casette bianche sul colle, il rio Mino e il ponte, la chiesa, la scalinata che porta in paese, mi sono sentito a casa. 
Portomarín era in festa. Per un pellegrino che arriva, ci puó essere una tentazione più grande del trovare sulla strada lo stand gastronomico? Ci siamo fermati e abbiamo mangiato, o meglio, divorato, cinque piatti di pulpo alla Galiega. Buonissimo! Peccato per il prezzo.

Sono stato il numero 66 ad entrare nell'ostello e, dopo le medicazioni alla gamba, sono andato a fare compere: nuovo tubetto di Voltaren e colla per rimettere insieme il bordone. 



giovedì 8 agosto 2013

Samos - Barbadelo


8 luglio

... e invece il cielo ci ha regalato altra acqua. In poco tempo è finita anche tutta poesia di camminare sotto la pioggia. Avevo le mani, le gambe, i piedi e la faccia freddi e bagnati; sotto il k-way si moriva di caldo; sui polpastrelli sono comparse quelle pieghe di chi rimane troppo in acqua; non mi potevo fermare neppure per bere dalla borraccia per evitare di dover aprire lo zaino e bagnarne il contenuto; le cinghie si allentavano in fretta. Ciascuno camminava per conto proprio avvolto in sacchi di plastica e immerso nei propri pensieri. 
Così con molta pazienza ho percorso i chilometri solitari fino a Sarria. La strada era come quella di ieri ed era più lunga di quanto avessi creduto. 
A Sarria ha smesso di piovere. Sono passato dal centri infirmazioni a prendere gli opuscoli del cammino per Finisterre: non si sa mai.

La ripresa dopo la pausa è stata impegnativa per la mia gamba. Il massaggio che ieri sera mi ha fatto l'hospitalero di Samos e l'antinfiammatorio ormai avevano finito i loro benefici effetti. Ho impiegato 10 minuti buoni per fare la discesa scivolosa dietro al cimitero. Da freschi si fa saltando su una gamba sola! Gli ultimi chilometri fino a Barbadelo erano intasati di gente. Ho trovato posto nell'Albergue della Xunta: 107 km a Santiago. 

Il rifugio é piccolissimo: 18 posti letto ammassati in due camerette. Ho conosciuto un gruppo di giovani di Reggio Emilia e, esattamente dopo un mese dalla partenza, ho ritrovato Ilaria. Alla fine lei è partita da Lourdes a piedi! Mi ha raccontato come ha vussuto il cammino fin'ora e l'importanza che ha avuto per lei la parte in Francia. 
Forse io non ne avevo bisogno, chissà.

Nel pomeriggio il tempo è cambiato, è uscito il sole e fa caldo.

In questi giorni sto cercando di raccogliere e riordinare quello che il pellegrinaggio mi ha dato fino ad ora.

mercoledì 7 agosto 2013

Tricastela - Samos


7 agosto

Altri 10 chilometri ed eccomi a Samos, di fronte a uno dei monasteri più antichi d'Europa (VI sec). 
Uscendo da Tricastela ho preso la variante alla strada storica per Sarria, allungando il percorso di 6,5 chilometri per passare da qui... e ne valeva davvero la pena.
Il cielo prometteva acqua fin da ieri e, infatti, questa mattina, a poche centinaia di metri dalla partenza, ha iniziato a piovere. Dà un particolare senso di libertà camminare sotto l'acqua senza la preoccupazione di non bagnarsi! 
Il sentiero scelto si insinuava, su e giù per i colli, nei fitti boschi di querce e di castagni: luoghi solitari e selvaggi anche quando si incontravano i fatiscenti paesini della zona. Il rumore della pioggia, i versi degli animali in lontananza, cimiteri ed edifici abbandonati, alberi contorti che oscuravano il sentiero... avevo l'impressione di essere dentro un film horror degli anni '70 con Vincent Price. Particolarmente inquietanti, in un villaggio disabitato, due pellegrini in mantella che cantavano e suonavano sotto la pioggia. 
Almeno, percorrendo questo itinerario, ho ritrovato un po' di solitudine, dopo giorni troppo affollati di turisti. 

La tendinite oggi è sopportabile. Non mi è passata ma ormai ci ho fatto l'abitudine. Posso pensare ad altre cose!

Sono alloggiato nel monastero, nella parte adibita ad albergue: un'unica camerata con 70 letti a castello. Meno male che soni riuscito a fare la doccia per primo perchè l'acqua calda è finita quasi subito. 

Il monastero di Samos mi ha fatto riflettere tanto: la sua storia, che traspare dai muri; il suo isolamento e la sua austerità. Un luogo in cui tanti monaci si sono ritirati per cercare Dio e che ancora oggi ospita una piccola comunità di benedettini. 
Mi ha fatto bene vedere nella stessa chiesa, monaci e pellegrini pregare insieme al termine della giornata. In fondo, in modi diversi, stiamo facendo la stessa cosa.

Ore 21.00 Finalmente è uscito il sole! Fa freddissimo ma domani dovrebbe essere una giornata calda. Speriamo. Domani devo per forza fare il bucato altrimenti non ho più nulla da mettermi. Sarebbe il caso di lavare anche l'unica felpa che ho e che tengo indosso da tre giorni ininterrottamente. 


martedì 6 agosto 2013

Fonfría - Tricastela


6 agosto

Due ore e mezzo per arrivare a Tricastela: 9 chilometri in discesa da 1300 a 665 metri di altezza. 
Quella di oggi è una giornata nebbiosa, autunnale, che ha regalato nuovi paesaggi e nuove sensazioni. A Fonfría eravamo immersi nelle nubi: oltre al sentiero e alle case attorno non si vedeva nulla. Più avanti, dall'alto, guardando la valle di Tricastela, sembrava di vedere un lago ribollente di vapore, dal quale emergevano qua e là isolotti scuri, che non erano altro che le cime delle colline della Galizia. Ancora, è stato affascinante e misterioso passare per i piccoli e vecchi villaggi in pietra di Filloval e di As Pasantes, in mezzo ai boschi, con i contorni sbiaditi dalla foschia e i rumori ovattai della natura.

Il dolore alla gamba mi ha fatto camminare male. Quando sono arrivato al rifugio sentivo di aver sforzato troppo il ginocchio, le anche, i piedi... meno male che la tappa era breve, altrimenti chissà che dolori! La tendinite non sembra migliorare, anzi. Ho fatto un giro al Centro de Salud perché la zona malata era tutta gonfia. Niente di nuovo nella cura: 3 ibuprofeno al giorno, 3 volte al giorno la pomata e 2 ore di ghiaccio al termine dello sforzo.

Sono arrivato alle 9.30, l'albergue apriva alle 13.00. Lunghe ore di attesa, lunga coda di zaini. Ho conosciuto nuova gente. 

In una pagina della Bibbia, Giacobbe si trova, da solo, a lottare con Dio e non si arrende nemmeno quando riceve un colpo basso. L'articolazione del femore rimane slogata ma il patriarca non lascia andare Dio finchè non ne riceve la benedizione. 
In questo pellegrinaggio volevo cercare Dio ed ero disposto a tutto pur di trovarlo. Sapevo che l'incontro con Lui avrebbe lasciato un segno. E la tendinite, che in questi giorni sta accompagnando i miei passi, racconta quello che sta accadendo dentro. 

ore 22.00
Questo pomeriggio in Chiesa ho participato alla Messa del pellegrino. Con la sua riflessione (stampata e tradotta in tutte le lingue), il parroco ha facilitato la rilettura dell'esperienza del cammino dando chiavi di lettura e suggerimenti interessanti. In modo particolare mi ha aiutato a interpretare e a comprendere un po' di piú la fatica che sto vivendo in questi ultimi giorni.

lunedì 5 agosto 2013

O Cebreiro - Fonfría


5 agosto

Ho pensato di dividere in tre giorni la tappa prevista per oggi: O Cebreiro - Fonfría (12,5km); Fonfría - Tricastela (8,5km) e Tricastela - Samos (10km). In questo modo posso far riposare la gamba e spezzare la discesa in Galizia.

Stanotte ho dormito pochissimo: fino a mezzanotte c'era chi preparava lo zaino e parlava ad alta voce; verso le 4.30 si sono svegliati i primi, facendo il solito baccano. Alle 5.30 sono partiti i miei amici spagnoli e sono passati a salutarmi. 
Io ho fatto con calma. Sulla guida c'era scritto di non perdersi, se possibile, l'alba del Cebreiro e non volevo farlo. Alle 7.00 sono uscito dal rifugio in attesa... ma faceva troppo freddo e sono partito quando le nuvole cominciavano appena a diventare rosa. Comunque il panorama era spettacolare sia dalla parte del Bierzo sia da quella della Galizia. E anche il paese, in cui mi trovavo, che si illuminava poco a poco, era uno spettacolo che meritava di essere visto.

Fino all'Alto do Poio (9km) il sentiero continuava a salire e a scendere, rimanendo in quota 1300 m. Il tempo non era dei migliori: faceva fresco e il cielo era coperto. La mia gamba ha fatto fatica solo all'inizio. 
Dopo aver fatto colazione, gli ultimi chilometri sono stati un inferno. La strada scendeva e ad ogni passo sentivo male. Andavo piano e zoppicavo.
Mi auguro di riuscire ad arrivare a Santiago, anche se sono molto preoccupato. Ho paura di non farcela e di essere costretto ad arrivarci in pullman. Un'altra volta. Spero che questi tre giorni di "riposo" mi facciano bene.

Ho preso posto nell'albergue A Reboleira, privato. Ho messo il ghiaccio, ho pranzato, ho preso la pastiglia e ho spalmato la pomata sulla zona dolorante. E ora: riposo e meditazione. Inizieró a tirare le somme di questo pellegrinaggio dopo le prime quattro settimane. 

ore 20.30
È finita la cena comunitaria molto buona e abbondante. Eravamo in 14 e, dopo sei bottiglie di vino rosso, ho ascoltato un po' di gossip del cammino. Incredibile ma vero, capivo anche quello che diceva la danese. 




Pereje - O Cebreiro


4 agosto

Ho camminato piano e sono rimasto indietro quasi subito. La tappa era breve (23km) ma nettamente divisa in due.

Nella prima parte ho percorso la statale N-VI, sull'asfalto, lungo la valle che porta al Cebreiro. Il cielo era sereno ma si gelava. C'era vento e ora che il sole è spuntato da dietro le montagne erano già le 9.30. Il paesaggio comprendeva i fianchi aspri dei monti, i piloni dei viadotti, le aree di sosta e i paesini piccoli e fuori dal mondo. Piano piano il panorama si è ammorbidito e mi sono trovato in villaggi di montagna carini e ben curati. 

La seconda parte è stata la scalata del Cebreiro lungo un sentiero ripido immerso nel verde. La salita è stata impegnativa ma per la mia gamba sono state più difficili le piccole discese, che ho incontrato. Il sole era alto e faceva caldo. La visuale che si apriva sulle vallate e sui monti dolci e alberati era mozzafiato. 
A pochi chilometri da O Cebreiro sono iniziati i cippi, che per 152,5 chilometri, ogni 500 metri, indicano al pellegrino quanto manca a Santiago. Di li a poco un altro cippo segnava il mio ingresso in Galizia.

Non ha prezzo arrivare, arrancando e sudando, a La Faba (19km) ed essere accolto da persone che mi chiamavano per nome: "Luca, que tal?" e arrivare a destinazione tra gli applausi dei miei amici. Ha fatto ancora più piacere dopo aver incontrato, lungo il cammino e alla meta, un sacco di gente che aveva poco del pellegrino. 

Sto diventando insofferente verso tutti quelli che camminano senza zaino, che sono in gruppi numerosi, che arrivano alla meta in pullman o non hanno fatto tutti i chilometri che ho fatto io... e sono sempre di più. Negli albergue di solito c'è un cartello con scritto "El turista pretende, el peregrino agradece". Un vero pellegrino è paziente, non giudica e non pretende nemmeno di avere un posto nel rifugio. Anche oggi mi è andata bene ma penso che questa sia una lezione che devo ancora imparare.

Il paese in cima al Cebreiro, a 1300 metri di altezza, è costuito in pietra. La Chiesa di Santa Maria, dell'XI secolo, è molto intima. Sono stato a pregare e a messa. Sulla tomba di don Elia Valina, promotore della rinascita moderna del Cammino di Santiago, ho reso grazie per tutte quelle persone, che con la loro opera e la loro generosità, nel tempo, hanno reso possibile questo mio pellegrinaggio.

Questa sera ho cenato con gli amici spagnoli. Domani li lascio. La mia tendinite chiede più cura e meno chilometri.

domenica 4 agosto 2013

Ponferrada - Pereje


3 agosto

Ieri sera alle 22.00 arrivava ancora gente. L'albergue aveva 174 posti letto. Dopo averli occupati tutti, hanno iniziato a occupare la biblioteca. Gli ultimi hanno dormito fuori, all'aperto. È incredibile la quantità di pellegrini che comincia ad essere presente sul cammino. Con gli amici spagnoli ho studiato il piano per i prossimi giorni: non fermarsi a Villafranca del Bierzo, proseguire per altri 5 chilometri fino a Pereje (60 posti), così da partire avvantaggiati domenica per la tappa obbligata a O Cebreiro (104 posti). Acqua in bocca con gli altri che ci chiedevano: "Dove vi fermate domani?" "Villafranca", rispondevamo.

Questa notte eravamo in camera in quattro: Asier, io, un padre e un figlio di Madrid. Ieri sera ci siamo messi d'accordo per la sveglia alle 5.45 ma questa mattina, alle 5.00, gli altri due hanno iniziato a preparare gli zaini. Impossibile continuare a dormire. Alle 6.00 Asier e io eravamo già pronti per partire.

Alla partenza, con Asier, mi sono sono perso anche oggi, per le strade di Ponferrada: non si vedevano frecce gialle, abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi che tornavano dalla discoteca, abbiamo chiesto alla Guardia Civil, un automobilista ci ha indicato un'altra via ancora... alla fine, per le 7.00 ci siamo trovati fuori dalla città, incredibilmente nella direzione giusta.
A Fuentes Nuevas (7km) ci siamo ritrovati con gli altri per la colazione. 

Abbiamo attraversato tutto il Bierzo, la vallata tra i monti di León e il massiccio Galaico, con un paesaggio veramente unico, tra vigneti e alberi da frutto, passando per i paesini, su e giù per le colline. 
Un po' tutti si sono accorti di non aver superato i monti di León completamente illesi. Ad ogni piccolo mutamento di pendenza o ad ogni ripartenza dopo una pausa si sentivano i lamenti di tutto il mondo. 
Anche io ho cominciato a sentire i primi dolori seri verso mezzogiorno, dopo la sosta a Villafranca del Bierzo (22,5km). Ho fatto fatica a percorrere gli ultimi 5 chilometri che mi portavano a Pereje sulla statale N-VI. Proprio come l'anno scorso. L'altra volta era il ginocchio sinistro, oggi la gamba destra. 

Al rifugio, dopo aver fatto la doccia e il bucato, è arrivata, la croce rossa, per portarmi al Centro de Salud di Villafranca del Bierzo. Mi ha accompagnato Asier e i medici hanno diagnosticato una tendinite. Niente di grave. Nel nostro gruppo di sette persone, ora siamo in tre ad avere lo stesso malanno. E non sono nemmeno quello messo peggio. La cosa più bella che ho sperimentato è stato che i miei nuovi compagni di viaggio (li conosco da poche ore e facciamo fatica a capirci) si sono presi cura di me in modo semplice, discreto ma reale. 

Quando sono rientrato in albergue abbiamo pranzato: Pedro ha preparato la paella, innaffiata dal buon vino del Bierzo, e abbiamo concluso al bar con un chupito di pacharan.






venerdì 2 agosto 2013

Foncebadón - Ponferrada

2 agosto

La parte più emozionante della tappa di oggi è stato l'arrivo alla Cruz de Hierro. Sono salito al buio, nel silenzio piú assoluto. Attorno a me le scure sagome dei monti, che piano piano si schiarivano. Il cielo era stellato e ho visto anche una stella cadente. Il vento fischiava nelle orecchie. Dopo un paio di chilometri è comparsa la montagna di pietre e la croce nel mezzo. Si distinguevano le sagome di pellegrini in ginocchio o appoggiati al palo di legno. Anche io sono salito. 
Si dice che i pellegrini, deponendo in questo luogo una pietra, che hanno portato lungo il Cammino, lascino ai piedi della croce la loro vecchia vita per iniziarne una nuova, nata dalle fatiche e dalle esperienze del cammino. Oggi è rimasta lì anche la mia pietra.

Ci sono momenti, lungo la giornata, in cui si avverte in modo particolare la fatica: ci si concentra sui dolori e sembra di non potercela fare. Il tratto dalla Cruz de Hierro a El Acebo (11km) è stato uno di questi. La discesa alla fine non è stata così terribile come pensavamo tutti. Certo, ci sono stati alcuni pezzi sull'asfalto e sul sentiero che avevano una pendenza notevole ma ho sofferto maggiormente per il peso dello zaino. 
A El Acebo ho fatto un'abbondante colazione e sono ripartito molto più leggero. Anche se il sentero era pieno di sassi su cui scivolavo e inciampavo, sarei andato avanti all'infinito. Così ho attraversato, alternando il sentiero alla strada, Riego de Amrós (15km),  Molinaseca (21km), Campo (25km).

Ora sono a Ponferrada (27km), nell'unico albergue, immenso. Per poter entrare ho dovuto fare un'ora di coda in piedi sotto il sole: la parte più massacrante della giornata.



Astorga - Foncebadón


1 agosto

Ieri sera, in chiesa, i redentoristi hanno proposto una preghiera e la benedizione dei pellegrini. Abbiamo compiuto gesti semplici ma intensi, meditando sull'icona dei discepoli di Emmaus. Anche accanto a ciascuno di noi cammina almeno un compagno di viaggio e Gesù Risorto.

Oggi, uscito dall'albergue, mi sono fermato a fare colazione, mi sono perso per la città e alle 7.00 non ero ancora uscito da Astorga. Finalmente ho preso la strada giusta e in breve mi sono ritrovato, perso tra i miei pensieri, circondato dai verdi monti di León. Ho attraversato Murias de Rechivaldo, S. Catalina de Somoza ed El Ganso, paesini minuscoli e caratteristici. 
La salita fino a Rabanal del Camino è stata meno impegnativa del previsto, anche sotto il sole. Quando sono arrivato a Rabanal (20km e 1150 m di altezza) mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo: tutte le case sono in pietra e si affacciano sull'unica stada lasticata, all'ingresso del paese uno stereo trasmette musica medievale, il monastero è al centro del villaggio...
Dopo la sosta ho ripreso la salita fino a Foncebadón: 5 chilometri duri per giungere a 1439 metri. Sono arrivato distrutto: i muscoli delle gambe, abituati da settimane a camminare in piano, protestavano; il sole era caldissimo e, più si saliva, più il vento diventava freddo.

Sono nel punto più alto del Cammino, in un paese con una grande tradizione di ospitalità ma abbandonato negli anni '60 e diroccato. I pochi servizi per i pellegrini hanno al massimo una decina d'anni. È un luogo molto affascinante che parla della storia del Cammino, della solitudine, della lotta tra uomo e la natura...

L'albergue parrocchiale in cui mi trovo è piccolo (18 posti letto più il pavimento della vicina chiesa), essenziale (fin troppo) e molto accogliente. Angel, l'hospitalero, ci ha accolto con gioia stringendoci in un abbraccio e ha fatto di tutto per rendere speciale la nostra permanenza qui.
Sono stato eletto cocinero e, insieme ad altri tre pellegrini, i miei aiutanti, ho preparato la pasta per 30 persone. 
Durante la cena ogni gruppo ha cantato una canzone nella propria lingua: ci sono spagnoli, coreani, uno slovacco, un americana, un inglese, una peruviana e una del Lussemburgo. Sara e io abbiamo cantato (penosamente) "Azzurro". È bastato poco per unire il gruppo e divertirci tutti insieme.

Finita la cena, dopo aver riordinato, siamo usciti e abbiamo osservato i giochi dei sette gattini che abitano nella casa diroccata davanti alla nostra. Siamo tutti ritornati bambini.

Ora stiamo studiando, preoccupati, le cartine per la tappa di domani: 28km e 1000 metri di dislivello in discesa. Ognuno consiglia il proprio modo per scendere senza rimetterci le gambe. Chissà qual é quello giusto.

mercoledì 31 luglio 2013

Hospital de Órbigo - Astorga


31 luglio 

Ieri sera nell'albergue c'è stato un momento di condivisione e di preghiera. Mi colpisce molto l'immagine, che in tanti usano, del pellegrino come buscador. Il pellegrino, infatti, cerca se stesso e Dio, ha nel cuore tante domande a cui vuole trovare una risposta... e lungo il cammino Dio risponde, magari in un modo che non ci aspettiamo, magari a domande che non sapevamo nemmeno di avere, ma risponde.

Per arrivate ad Astorga volevo prendere il sentiero di 17km per i campi, evitando così la strada. Invece al bivio ho imboccato l'altro tratto. Alla fine non so cosa ho fatto: ho affiancato per qualche chilometro la statale, poi ho preso la deviazione per Santibànez de Valdeiglesias e alla fine ho proseguito sullo sterrato.

La tappa è stata una passeggiata: corta, semplice, bella. Dopo aver sentito fitte di dolore alle gambe e ai piedi quando sono sceso dal letto stamattina, pensavo di avere dei problemi a camminare, invece niente: dopo i primi minuti di riscaldamento tutto è filato liscio. 

Mi sono fermato alla simpatica area di sosta per pellegrini con letti, poltrone, un'amaca e cibo gratis. Tutto all'aperto. Ho fatto colazione con una fetta di anguria e una banana. 
Mi sono fermato ancora poco più avanti, al Crucero de Santo Spirito, prima di scendere verso Astorga. Ho fatto la seconda colazione con torta di mele confezionata e acqua e ho schiacciato un pisolino sotto il sole.
Alle 11.00 sono giunto con molta calma all'Albergue di Astorga. 

Per tutto il cammino di oggi si vedevano i monti di León, sempre più vicini. Ho immaginato le tappe dei prossimi giorni: la salita e la più temuta discesa. Speriamo bene.

Chi, come me, è partito da lontano, comincia a sentire la meta vicina. 

Astorga è una bella città, non grande come Burgos nè come León ma piena di cose da vedere tra cui la cattedrale Santa María e il Palacio Episcopal progettato da Gaudì. Anche l'albergue è messo bene: penso che i letti abbiano i materassi più comodi di tutto il cammino!

martedì 30 luglio 2013

Virgen del Camino - Hospital de Órbigo

30 luglio

Sarà stata la giornata di riposo di ieri o i più di 500 km che cominciano a farsi sentire, fatto sta che oggi ho fatto parecchia fatica ad arrivare alla meta. 

Lasciato alle spalle Virgen del Camino, il percorso si è immerso subito nella campagna, dove ho ritrovato il famigliare profumo dei campi del mattino presto. L'altopiano Lionese non è come le mesetas: ci sono più colline da salire e da scendere, c'è molto più verde, si vedono i monti sullo sfondo.
In quasi tre ore sono arrivato a Villar de Mazarife (12,5km), e ho iniziato a percorrere la lunga e diritta strada asfaltata per Villavante. 9 km interminabili sono riusciti a farmi uscire, uno alla volta, tutti i dolori: prima alla schiena, poi alle gambe, poi alle anche, poi alle ginocchia, poi ai piedi, poi ancora alla schiena. Quando si è alzato, il sole mi ha distrutto. Il cielo era limpidissimo e il caldo era soffocante. Non vedevo l'ora di arrivare al paese, sedermi al bar, mangiare qualcosa e riposarmi.
Pur nella fatica, ho gustato le cose semplici ma bellissime che il cammino mi offriva: il colore del cielo, il verde degli alberi, le sagome dei monti, i riflessi del sole sul terreno appena arato, l'unica nuvola a forma di fumetto, la libellula che mi ha seguito per qualche metro, la cicogna che passeggiava tranquillamente in un campo, le simpatiche parole scambiate con gli anziani dei villaggi.... Queste settimane di cammino mi hanno reso più sensibile e  capace di accorgermi di quello che mi circonda e che di solito mi passa accanto inosservato. 
A Villavante ho fatto colazione e dopo 4 km, attraversato il puente de Órbigo, sono arrivato all'Albergue parrocchiale di Hospital. Sono stato accolto molto bene dal parrcoco e dalle volontarie, che mi hanno offerto un bicchiere d'acqua fresca, mi hanno chiesto come stavo, mi hanno fatto sedere e mi hanno spiegato le regole del rifugio. Proprio un bel posto con piccole camere da sei, il giardino molto curato... ci sono anche i famosi 50 scout! 

Sto notando che non sono l'unico a camminare da solo. Anche persone che, fin dall'inizio, erano in gruppo, ora hanno il proprio passo e le proprie tappe. Il Cammino diventa sempre più solitario e personale. 

Ore 20.00
Dicono che lungo il cammino sia obbligatorio mangiare almeno una volta il cordero. Fatto. Muy bueno


lunedì 29 luglio 2013

León - Virgen del Camino

29 luglio

Ore 8.10, sportello automatico della Banca. Dovevo prelevare. Appoggio lo zaino per terra, tolgo il portafoglio, prendo la mia Postepay, la infilo nell'apposita fessura. Ovviamente il verso era sbagliato. 
Riprovo dalla parte giusta e... invece di inserirsi come avrebbe dovuto, va giù come se avessi imbucato una cartolina. Era il momento esatto in cui gli operatori, da dentro, avevano tolto il supporto, per recuperare le carte di credito "mangiate" dalla macchinetta nei giorni precedenti. La mia carta è finita, quindi, all'interno, sotto, incastrata e invisibile. 
Alle 8.15 hanno aperto gli uffici e, dopo aver insistito sul fatto che la mia Postepay doveva per forza esserci (non ci credevano!), un operatore è riuscito a fatica a ripescarla. Deo gratias!

Oggi è stata una giornata di relax: mi sono svegliato tardi (alle 7.00), sono andato a Messa nella Cattedrale, ho girato un po' per León e alle 10.30 mi sono messo in marcia.
Ho attraversato il centro, la periferia, la zona industriale e, dopo soli 7 km dalla partenza, sono arrivato a Virgen del Camino. Tutta la pista era su asfalto. Non ricordavo che l'uscita da León fosse tutta in salita. La temperatura era ancora bassa, il vento mi ha accompagnato e il cielo non era serenissimo.

Quello in cui mi sono fermato è un paese grande, con tutti i servizi necessari. C'è il santuario della Beata Vergine del Cammino, patrona di León. Ho colto l'occasione per affidare a Maria il proseguimento del mio cammino. 

L'albergue municipal è nuovo, grande e molto accogliente. Peccato che qui oggi siamo alloggiati in pochi. Mi sono riposato, ho lavato tutti i vestiti, sono andato a fare la spesa e per cena ho fatto i tortellini alla panna e ho assaggiato quello che hanno cucinato i coreani.