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martedì 20 settembre 2016

Montevecchia - Osnago (9 km)

Montevecchia - Osnago (9 km)
10 settembre


Oggi siamo partiti tardi: alle 9.30 muovevamo i primi passi ai piedi del Santuario della Madonna del Carmelo a Montevecchia. 

Subito il sentiero entrava nel Parco del Curone e scendeva, attraverso la boscaglia, fino alla "Ca' soldato". Il bosco era pieno di profumi: castagni, erba, fiori...; il caldo non era eccessivo e si percepiva l'allegria delle numerose persone a piedi o in bicicletta. 

Ancora in discesa, dentro al bosco, abbiamo attraversato torrenti e stagni su ponti di legno fino a raggiungere la strada asfaltata, che, purtroppo, non era quella che ci aspettavamo. Eravamo a Cernusco Lombardone ma in via Stoppani invece che in via Carlo Porta. Effettivamente era da un po' che non vedevano alcun segno. Seguendo le mappe, ci siamo portati in stazione e da lì abbiamo ripreso la strada corretta, sempre in mezzo alla città, fino a giungere, in poco tempo, al santuario della Madonna di Loreto di Osnago.

Traccia GPX

domenica 4 settembre 2016

Airuno - Colle Brianza - Montevecchia (26 km)

Airuno - Colle Brianza (8 km)
3 settembre

Zanzare, ortiche, caldo...
è iniziata così la nuova stagione 2016/2017, a pochi giorni dal rientro dalla Groenlandia. 
Solo 8 km dalla Chiesa parrocchiale di Airuno al santuario della Madonna del Sasso di Colle Brianza; ma tutti in salita da 242m a 829m. 

Dopo la colazione ad Airuno, subito il sentiero si è inerpicato verso Aizurro, tagliando i tornanti della strada asfaltata. Il percorso era segnato bene, quindi non abbiamo avuto difficoltà a trovare la strada. In un paio d'ore siamo giunti al monastero San Genesio (chiuso per restauri) e al santuario della Madonna del Sasso.


Colle Brianza - Montevecchia (18 km)
17 settembre


Alle 7.20 eravamo già ai piedi del santuario della Madonna del
Sasso, pronti a partire. Rispetto a settimana scorsa, notiamo che la stagione è cambiata: stanotte ha piovuto, fa fresco e le nubi basse ci immergono nella nebbia. 

La tappa era tutta in discesa, alternando boschi e piccoli paesi. Era facile scivolare sui sassi lungo il sentiero. Le ginocchia faticavano a tenere l'equilibrio. 

Ci siamo persi solo una volta, in mezzo al bosco. Stavamo chiacchierando e una freccia gialla indicava il passaggio attraverso una piccola radura. Senza pensarci, decisi, abbiamo seguito la direzione indicata e ci siamo ritrovati immersi nel fango fino alle caviglie senza più un sentiero davanti. Controllando accuratamente le mappe e il GPS siamo ritornati sui nostri passi e abbiamo ritrovato la strada corretta.

Pian piano il cielo si è aperto e ha cominciato a fare caldo proprio mentre iniziava la salita verso Montevecchia. Dopo 16 km eravamo parecchio affaticati e gli ultimi due chilometri di ripida ascesa ci hanno messo a dura prova. Finalmente, all'improvviso, mentre le campane di Montevecchia suonavano mezzogiorno, siamo sbucati nella piazza Alta di Montevecchia. Sporchi di fango, sudati e con il nostro bastone, siamo passati tra i turisti eleganti e le tante attività della piazza. In fondo abbiamo imboccato la scalinata che ci ha portato al Santuario della Madonna del Carmelo. 


martedì 23 agosto 2016

Kalaallit Nunaat

23 agosto





La Groenlandia è un luogo remoto, sconosciuto, freddo, con pochissimi abitanti. Non ci sono strade che collegano una città all'altra; ci si muove in aereo, in elicottero, in nave o in slitta. Sono le ferree leggi della natura che decidono se e quando uno puó partire.

In Groenlandia non ci sono gli alberi!
È questa una delle caratteristiche che rende strana quest'isola. Non esistono le cose più normali; invece ci sono la renna, il bue muschiato, la balena... esseri che nel nostro immaginario si confondono con le leggende e le favole.

Della Groenlandia ricorderó il ghiaccio nero e il rumore della calotta polare che si muove; il silenzio della tundra selvaggia, la sera, quando il vento smette di soffiare forte; le montagne, i laghi, la tundra e la fauna che hanno accompagnato il mio cammino.

Inuulluarina!




Arctic Circle Trail: "Ma chi te lo fa fare"

22 agosto


In tanti mi hanno chiesto "Ma chi te lo fa fare?" e io stesso, mentre, camminavo mi sono interrogato sul motivo per cui ho deciso di spendere le mie vacanze in un'esperienza così bella ma altrettanto faticosa. Ho provato a rispondere.

1. Per cercare Dio, o meglio, per essere trovato da Lui. Rimane sempre sullo sfondo l'immagine descritta dal profeta Osea di Dio che parla alla sposa infedele, il popolo di Israele:

"Perció, ecco, io la sedurró, la condurró nel deserto e parleró al suo cuore. [...] Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto." (Os 2,16-17)

Ma andare a camminare da solo in Groenlandia è l'unico modo? No, ma è il mio modo, fatto di ascolto della Parola di Dio, contemplazione del creato e affidamento concreto alla provvidenza divina.

2. Per ritrovare me stesso. Il cammino tira fuori tutto: il limite, le risorse più impensate, la vocazione, i pensieri più profondi e quelli rimossi... e guarisce.

3. Per recuperare l'essenziale. Nella vita quotidiana frenetica e complicata rischio di perdermi. Cercando di fare tutto, do per scontato o dimentico i fondamentali. La vita semplice e metodica del viandante mi aiuta a ritrovare l'importanza del pregare, del lavarmi, del mangiare, del dormire e dell'andare in profondità.

4. Per rimanere senza internet e senza linea telefonica. Si puó vivere senza e si sta anche meglio! Solitamente invece sperimento la fatica che descrive papa Francesco nella Laudato si': "Ancora più difficile è utilizzare le risorse della tecnologia senza essere dominati dalla sua logica" [108]. Giorni così servono per disintossicarmi e diventano profezia. 


lunedì 22 agosto 2016

Bloccato in Groenlandia

21 agosto


Dovrei essere già in Danimarca, a Copenaghen, e invece sono ancora a Sisimiut. Mi avevano raccontato che per tre giorni, settimana scorsa, causa nebbia, ogni collegamento con Kangerlussuaq era stato sospeso ma non pensavo che potesse capitare anche a me oggi. Vi racconto come è andata.

Ieri sera ho fatto il ceck-in dei due voli Air Greenland: da Sisimiut a Kangerlussuaq (ore 10.20) e da Kangerlussuaq a Copenaghen (11.40). 

Stamattina alle 9.00 ero già in aeroporto: un unico edificio con un'unica stanza. 
Ho consegnato subito il bagaglio di stiva e la hostess, dopo aver pesato lo zaino, mi ha chiesto di salire sulla bilancia. Pensavo fosse uno scherzo, invece ha scritto il mio peso accanto al mio nome e ha spiegato che serviva per tenere bilanciato l'aereo.
Un po' più tardi è arrivato anche il gruppo di inglesi che era con me lungo l'Arctic Circle Trail: anche loro dovevano tornare a Copenaghen con i miei stessi voli.

In aeroporto non c'era nessun aereo. I tabelloni dicevano che il nostro sarebbe arrivato da Kangerlussuaq alle 9.55, che quasi subito sono diventate le 10.30... finché è comparsa la scritta CANCELLED. Panico!

Alla reception hanno comunicato che ci sarebbe stato posto sul volo delle 12.40. Sarei rimasto a Kangerlussuaq per la notte ma si è accesa la speranza: un passo per volta verso il Continente. Ma la storia si è ripetuta: l'aereo sarebbe dovuto arrivare alle 12.15, poi alle 13.00, poi alle 14.00.
"Din! Don! Il volo GL235 in questo momento non puó partire da Kangerlussuaq per il cattivo tempo. Potrebbe partire fra un'ora, due ore o più tardi". 
Alle 15.30 di nuovo la scritta CANCELLED. Per oggi niente più voli.

Dopo averci prenotato l'albergo per la notte, la hostess ci ha tranquillizzato: domani è stato predisposto un volo alle 9.25! Maybe. 
Cinque taxi ci hanno portato al Sisimiut Hotel, dove ho già passato le due notti scorse. 
Ormai faccio gruppo con gli inglesi: chi l'avrebbe mai detto! 

Intanto a Sisimiut sembra arrivato l'inverno: nebbia, vento e freddo (la minima di oggi è stata di 3 gradi, mentre la massima di 9). In camera c'è acceso il riscaldamento e sotto il piumone si sta bene.

domenica 21 agosto 2016

Sisimiut

20 agosto



Dopo essermi riposato in un vero letto di un vero hotel, oggi ho deciso di perlustrare Sisimiut. Il tempo non era dei migliori: una fitta nebbia avvolgeva fin da prima mattina la città.

Costal Walk



Dopo colazione, mi sono coperto bene e sono uscito, seguendo uno dei sei percorsi consigliati dall'albergo per visitare la città. Passando per vie interne ho raggiunto prima il centro culturale e poi la scogliera. La nebbia dava a quella parte di mare un effetto magico. Sotto il pelo dell'acqua, sapevo, si muovevano balene e narvali, creature collegate a leggende e a favole. Sono rimasto a scrutare l'orizzonte, intuendo ogni tanto le sagome delle isole, in un'atmosfera surreale. 
Sono ritornato in centro percorrendo la via principale.

Il Vecchio Villaggio dei Coloni

Nel pomeriggio sono uscito ancora, questa volta per dedicarmi alla storia di Sisimiut. Il cielo si era aperto ma il vento obbligava a utilizzare la giacca. Sono andato al museo. Oltre alle ricostruzioni delle case dei coloni danesi del '700, c'erano alcune mostre interessanti: una sulla storia degli insediamenti umani in Groenlandia (i primi risalenti al 2500 AC); una sulla vita dei cacciatori di balene e di foche in questi territori; una sui modelli di slitte utilizzate dagli Inuit; una sull'orso polare e sull'ultimo suo avvistamento a Sisimiut, in aeroporto, nel 2014. Tutte cose a me sconosciute, che peró lasciano trasparire la grande e diversa cultura di chi abita qui.

Cena tradizionale



Alle 17.30 ho preso parte, al ristorante dell'hotel, al Buffet Groenlandese. Innanzitutto ho assaggiato il Suaasat, il piatto nazionale della Groenlandia, che consiste in una buona e saporita zuppa di balena e verdure. Oltre al pesce crudo e affumicato (halibut della Groenlandia e salmone) e ai gamberetti crudi, c'era carne di bue muschiato e di renna cucinata in tutte le salse (polpette, affettato, arrosto...) sempre condita da bacche selvatiche. Degno di nota il vassoio con il cibo disidratato: carne di renna, merluzzo e il durissimo pesce capelano essicato, che sembrava mi stesse guardando mentre lo mangiavo. 


In un bicchierino, il famoso mattak: dadini di grasso di balena cruda, molto nutrienti.



sabato 20 agosto 2016

Kangerluarsuk Tulleq - Sisimiut (20 km)

19 agosto


La prima cosa che ho fatto appena sveglio è stata guardare fuori dalla tenda: non aveva piovuto, c'erano nuvole basse ma il sole riusciva a fare capolino. 

Ho messo le lenti a contatto, ho arrotolato il materassino e il sacco a pelo, mi sono vestito con gli abiti da trekking, ho svuotato e ho riempito di nuovo lo zaino, ho montato il bastone e ho portato fuori tutto dalla tenda,... Mi ricordo la prima volta, al lago Aajuitsup, la fatica a organizzare i preparativi della partenza... ora le mani sono diventate veloci e tutti i passaggi un'abitudine. Oggi è l'ultima volta. 

All'inizio il sentiero non era facile: paludi dappertutto ma abbastanza in piano. Difficile è stata la lunga e faticosa salita al Qerrortusup Majoriaa, che peró mi ha regalato una delle migliori viste dell'intero Arctic Circle Trail: sulla sinistra i dirupi e le vette del Nasaasaaq, con i suoi ghiacciai;  davanti a me la valle che avrei percorso in ripida discesa.

Quando sono salito sul dolce pendio dell'Alanngorsuaq ho scorto per la prima volta il mare: una linea azzurra più scura del cielo. Poi ho visto le case. Sisimiut, stavo arrivando! Ho ringraziato il Signore per avermi condotto sano e salvo alla meta di questa avventura.

Il sentiero si è trasformato in strada sterrata, le prime persone vestite in modo normale... alle 14.47 la Vodafone, con il messaggio di benvenuto in Groenlandia, mi comunicava che ero tornato nella civiltà... lo sterrato si è trasformato in strada asfaltata.

"The busy roads of Sisimiut are a shick after spending so long in the silent wilderness." 

Mi guardavo intorno stranito ricordando che non ero in una città qualsiasi, bensì nella seconda città più grande della Groenlandia. Case color pastello arroccate sulle rocce, mute di cani da slitta acciambellate al sole davanti ad ogni casa, gli inuit...

"The walk along the Arctic Circle Trail can be declared over! However, fond memories of the Trail will endure long after trekkers are safely back home."

Nerumaq - Kangerluarsuk Tulleq (17 km)

18 agosto


Ore 15.00
Ecco concluso il penultimo giorno di cammino. Mancano 20 km e ho concluso questa straordinaria avventura. Sono rimasto senza contatti per 8 giorni, senza una notizia... domani arriveró a Sisimiut e scopriró se il mondo è ancora come l'ho lasciato.

Sono dentro nel piccolo hut rosso, su una collina. A destra è già iniziato il Kangerluarsuk Tulleq, il fiordo che porta con sé l'aria salmastra del mare, l'odore dell'arrivo. Ho già montato la tenda poco più in basso, nella sabbia. Fuori c'è il sole ma il vento gelido mi impone di stare al chiuso. L'acqua, che viene direttamente da un ghiacciaio, è lontana qualche centinaio di metri. 
Chissà se arriveranno anche gli inglesi e i belgi o si fermeranno all'hut in riva al mare e mi lasceranno solo, per l'ultima notte, nel silenzio della natura.

Quando sono partito, stamattina, sapevo che sarebbe stata una giornata facile. Mi hanno accompagnato tutto il giorno i sentieri in mezzo agli arbusti, le paludi e le zanzare.
Non so perchè pensavo di dover fare 19 km, invece, con sorpresa, arrivato qui mi sono accorto di aver concluso la tappa.

Mentre scrivo sono arrivati due norvegesi. Sono gli stessi che ho scorto da lontano nei giorni scorsi. Si fermano solo per pranzare, poi dormiranno sulle montagne e domani, anche loro, comcluderanno l'ACT.


Ore 21.00
Non è arrivato nessuno. ad Ovest si vedono le nubi; anche da est una nuvola scende come fumo dal Qaarajuttoq, e si avvicina. Forse domani pioverà. Il vento, che soffiava forte fino a poco fa, ha smesso. Tutto tace. L'ultima notte nella natura in Groenlandia.

Innajuattoq - Nerumaq (16 km)

17 agosto


Stamattina, quando mi sono svegliato, dove avevo messo la tenda non era ancora arrivato il sole. Al freddo mi sono alzato, ho preparato lo zaino, mi sono sciacquato la faccia e sono partito. 

La giornata di oggi è stata piuttosto semplice. Il sentiero saliva ma senza gli strappi dei giorni scorsi. In breve tempo ho superato gli inglesi (che avevano dormito dall'altra parte della collina), Erik e Lia. Alle 14.30 ero già a Nerumaq e ho messo la tenda vicino al rifugio.

Verso le 16.00 sono arrivati i belgi, che si sono sistemati nell'hut, e gli inglesi, che, si sono accampati vicino a me. Alle 16.30 il sole era già dietro le montagne e si congela. Anche in tenda.

Ormai mancano 2 notti in tenda e 2 giorni di cammino. Domani sarà l'ultimo giorno completo sull'Arctic Circle Trail: voglio gustarlo a fondo, con le fatiche, le bellezze, il silenzio, le piccole abitudini... 

Eqalugaarniarfik - Innajuattoq (19 km)

16 agosto


"Contro ogni tentazione di orgoglio, donaci, o Dio, la sapienza dell'umiltà; non abbandonarci ai calcoli incerti degli accorgimenti umani, ma serbaci nella protezione della tua provvidenza che non delude." (dalla liturgia)

Ieri sera, prima di addormentarmi, pensavo: "Dopo la camminata di oggi, domani mattina nessuno mi vede fuori dalla tenda prima di mezzogiorno!". E mi sbagliavo! Testone come sono, alle 9.00 ero già in cammino. Sapevo che, dopo i 33 km di ieri, sarebbe stata una giornata devastante; e così è stato.

La camminata è iniziata con la salita ripida in costa all'Iluliumanersuup Potranga. Ero già stanco: le gambe non andavano e il fiato non c'era. Mentre salivo, vedevo gli inglesi che smontavano le tende e che, in fila indiana, partivano. Con la velocità che avevo, pensavo, mi avrebbero raggiunto prima della fine della salita! Invece no. 

In cima il sentiero diventava incomprensibile, confondendosi con il tracciato per buldozzer. Riuscivo a ritrovare la via giusta solo seguendo il GPS. Una volta, mentre recuperavo la strada, ho visto una bianca lepre artica che fuggiva.

Poi è iniziata la discesa fino ad un piccolo lago, dove mi sono riposato. Non ce la facevo veramente più. Era mezzogiorno ed ero solo a 8 km. I piedi gemevano per lo sforzo. Sono andato avanti e, a 13 km, mi sono fermato di nuovo per una merenda a base di mirtilli. Sembrava che con Erik e Lei, due escursionisti del Belgio, giocassimo a rincorrerci: ci incontravamo, ci superavamo di continuo... e, intanto che prendevamo fiato, facevamo conoscenza. 

Un'ultima sosta e poi dritto fino al rifugio Innajuattoq, seguendo il fiume in un sentiero paludoso; ultima arrampicata per arrivare in cima alla collina e, alle 16.00, morto, ero all'hut. Il lago per l'acqua era a valle, così ho deciso di scendere e piantare la tenda sulla riva. Dopo 3 giorni, sono (quasi) pulito! Stasera ho mangiato saliccia e fagioli e due barette energetiche: avevo una fame da lupi! 

I due belgi hanno preso possesso dell'hut, li rivedró domani. 






Canoe Centre - Eqalugaarniarfik (33 km)

15 agosto


Ieri sera mi sono addormentato con il vento che scuoteva la tenda e il rumore delle onde nelle orecchie; questa mattina mi sono svegliato e regnava il silenzio. Il vento era molto debole e il sole splendeva in cielo.

Avevo in programma 22 chilometri fino a Ikkattooq, così alle 9.00 ero già in cammino. Pochi chilometri e finalmente ho lasciato indietro il lago Amitsorsuaq, che mi aveva tentuto compagnia da due giorni! Le gambe, i piedi e la schiena andavano bene. I problemi dei giorni scorsi erano un vecchio ricordo...

... fino al chilometro 13, quando davanti a me è apparsa una salita quasi verticale. Da 25m sopra il livello del mare dovevo raggiungere, in pochissimo, 350m. Ho iniziato. Ogni dieci passi mi fermavo con il fiatone. Pensavo di non farcela. Passo dopo passo, sosta dopo sosta, sono arrivato. Il panorama ripagava tutta la fatica. Mi sono fermato a riposare e a contemplare paeasaggi che ricorderó con rimpianto a Milano. Che senso di libertà offre l'essere da solo, in un posto sconosciuto, stanco, sudato, sotto il sole, accarezzato dal vento! 

Piano piano sono arrivato a Ikkattooq, un bell'hut sul lago, e non c'era nessuno. Ho montato la tenda vicino al caratteristico edificio rosso (come tutti gli hut dell'Arctic Circle Trail) e sono andato a riempire la borraccia. 

Dietro ad una sporgenza della roccia vedo uscire del fumo bianco. Vado a vedere. C'è un incendio e il vento estende la zona di tundra che brucia. Ho provato a calpestare la fiamme ma le ceneri erano troppo profonde; ho svuotato la borraccia sul fuoco in un tentativo ridicolo di spegnere l'incendio; ho provato a chiamare il numero di emergenza ma, ovviamente, non c'era campo; ho preso l'estintore dall'hut ma in due spruzzi si è esaurito... intanto la tundra bruciava... e io dovevo cavarmela da solo. 


E se dilaga verso monte? Se brucia l'hut e la tenda? Preso dall'agitazione, ho disfato la tenda e ho deciso di mettermi in marcia fino all'hut successivo a 11 km di distanza. Erano le 17.00 passate.

Ancora una volta il sentiero mi portava in salita. E, al termine, una ripida discesa nella valle del fiume Ole's Lakseelv. Dall'alto la valle appariva grande, larga, verde, bellissima. 

Dopo aver attraversato la valle mi sono trovato davanti il fiume: il famoso fiume da guadare! Senza nessun problema ho tolto le scarpe, le calze e i pantaloni e ho attraversato. L'acqua non era fonda, mi arrivava sopra il ginocchio; ma era gelida e avevo paura che la corrente mi facesse finire dentro. Invece ce l'ho fatta. In fretta mi sono rivestito e sono ripartito perchè si faceva tardi e il sole iniziava a nascondersi dietro le montagne.

Verso le 21.00 sono arrivato all'hut di Eqalugaarniarkik. Ad accogliermi c'era un'allegra compagnia di una decina di inglesi con le rispettive tende. 

L'acqua era qualche centinaio di metri più indietro e io ero stanco. Puzzavo... ma ero più stanco. Ho fatto la tenda e sono andato a dormire, così come sono arrivato.

Katiffik - Canoe Centre (20 km)

14 agosto


"Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, 
lodatelo ed esaltatelo nei secoli."

È bellissimo, in un luogo come questo, invitare tutta la creazione a celebrare e a lodare il Signore.

Dal Katiffik hut era possibile proseguire fino al Canoe Centre via lago e la canoa spiaggiata a riva è stata più di una tentazione... ma 20km a remare sono tanti, quindi ho preferito il sentiero sulla costa sinistra dell'Amitsorsuaq. E la giornata è trascorsa così: le montagne a sinistra, il lago a destra, ogni tanto la vista di qualche renna. 

Il tempo non trascorreva mai e i chilometri non andavano mai avanti. Anche oggi una grande fatica. Pur avendo a disposizione tutta l'acqua del lago, ho avuto problemi di disidratazione. Con questo tempo (sole e vento freddo) non vale la regola "1 litro ogni 10 chilometri", devo bere di più.

Quando sono arrivato, verso le 16.00, ero cotto. Nel Canoe Centre c'erano già delle persone, io ho messo la tenda appena fuori. Il vento è più forte e più freddo del solito; anche il lago è mosso. Ho immerso un attimo i piedi nell'acqua, ho fatto il bucato e mi sono rintanato subito al calduccio nella mia tenda.

All'improvviso sento bussare: "Hey, look out!" Una ragazza mi aveva chiamato per vedere una renna proprio fuori dalla mia tenda. In silenzio l'abbiamo osservata, fino a che è spartita dietro il Canoe Centre. Le cose belle si condividono!




Hundesø - Katiffik (20 km)

13 agosto


Alla fine, ieri sera, dopo le 22.00, sono arrivati due tedeschi, che, entrando, hanno divelto la porta del caravan. Li ho lasciati cenare, mentre io mi sono messo nel sacco a pelo a dormire.

Aprendo la porta del rifugio, stamattina, sono rimasto sorpreso: c'era il sole e non c'era vento... ma soprattutto c'erano due renne che pascolavano intorno. Quando se ne sono andate ho preso lo zaino e sono partito.

La particolarità della zona di Tarajornitst, in cui mi trovavo, è la presenza di laghi salati, come appunto il lago Hundesø. Ero convinto che i bacini con questa caratteristica fossero solo due; mi sono accorto, fermandomi a riempire la borraccia al Lago Limnæsø, che invece sono tre. 

Oggi ho fatto veramente fatica: vesciche, mal di gambe e mal di schiena. Nonostante tutto ho lasciato la mente libera di pensare: il cammino comincia a purificarmi.

Renna. Renna. Renna. Ormai ne ho perso il conto.... eppure ogni avvistamento è sempre un momento di stupore e di meraviglia. 

Dopo aver superato una collinetta, sono entrato in un panorama spettacolare, soprattutto quando si è aperta la vista al lago Qarlissuit. Pensavo di essere arrivato e invece il sentiero si infilava tra le montagne per arrivare dall'altra parte. 
Ad un tratto mi sono perso. Poco male: guardando la cartina, sapevo più o meno dove andare e la tundra è percorribile in ogni direzione, così, in linea retta, mi sono diretto verso l'hut. Con calma, verso le 16.00, sono arrivato.

Ho piantato la tenda vicino al lago, ha fatto il bagno nell'acqua gelida, ho fatto il bucato, ho letto... e così è passato il pomeriggio. C'è il sole ma fa freddo: troppo vento! Vicino all'hut c'era un'altra tenda: una famiglia che aveva deciso di interrompere il trail e stava tornando indietro. I due tedeschi di ieri sera non si sono visti. 


Kangerlussuaq - Hundesø (18 km)

12 agosto


Alle 9.00, dopo colazione e dopo aver salutato i miei amici all'Old Camp, mi sono caricato sulle spalle lo zaino, finalmente pieno di tutto il necessario, e sono partito. 
Ho fatto i primi 10 km sulla strada sterrata, sotto il sole. Più mi allontanavo dalla città, più si apriva davanti a me lo scenario sul Søndre Strømfjord, il fiordo di Kangerlussuaq. Gli autisti di tutti i mezzi che passavano alzavano la mano in segno di saluto e un camionista si è fermato per darmi un passaggio. Ho continuato a piedi fino al porto, dove mi sono fermato a pranzare. 

Più avanti, a Kelly Ville, ho sorriso per il cartello che indicava il numero (7) degli abitanti della piccola comunità scientifica che formava il villaggio e sono rimasto sorpreso nel vedere in movimento il gigantesco radar. 

Sono andato ancora avanti fino all'inizio ufficiale dell'Arctic Circle Trail, che scendeva a destra rispetto alla strada che avevo percorso fino a quel momento.

Sono bastati pochi passi ed ero in un altro mondo. L'ho avvertito appena lasciata la strada: la valle che si apriva davanti a me era incontaminata... addirittura il sentiero sembrava si nascondesse sotto l'erba e i soffioni per non disturbare; il silenzio è diventato assordante. Qui l'uomo non è il padrone.

In poco tempo ho raggiunto il lago Hundesø, con il vecchio caravan che fa' da rifugio. È cadente e sporco ma ho deciso di usarlo ugualmente invece della tenda. Speriamo di aver fatto la scelta giusta. 


venerdì 12 agosto 2016

Aajuitsup Tasia - Kangerlussuaq (21,9 km)

11 agosto


Come sempre, qui in Groenlandia, mi sono svegliato presto. Alle 3.30 è già giorno ed è difficile adattarsi a così tante ore di luce. Me la sono presa comunque comoda, visto che piovigginava: ho fatto colazione con calma; sono rimasto un po' al caldo nel sacco a pelo; ho preparato lo zaino, accorgendomi di avere il materassino bucato; ho smontato la tenda e alle 8.45 sono partito, sempre sulla strada per Kangerlussuaq.
Non è stata una giornata facile, innanzitutto per il clima: freddo e caldo, pioggia e sole... non sapevo come vestirmi. Poi i piedi, abituati a camminare con le scarpe da trekking, non resistevano agli scarponi. Infine non avevo acqua: mi sono dimenticato di fare rifornimeto al lago Aajuitsup e quindi ho camminato "a secco" per quasi tutta la tappa.

In breve tempo mi somo inotrato nell'originale e sabbioso deserto Artico di Sandflugtdalen. Mi sono fermato a mangiare sui rottami di un aereo precipitato nel 1968 e mi sono rimesso in marcia. Il monte Sugar Loaf si faceva sempre più vicino, pian piano la strada si avvicinava alla civiltà: un tavolino, un bidone per la spazzatura, una casetta, una tritasassi, un campo minato e un campo da golf (!!!)... Infine il rumore degli aerei e la vista dell'aeroporto di Kangerlussuaq... ho imboccato a via Marius Olsen e alle 14.00 ero nel terminal.
Appena entrato sono venuti a salutarmi i due fidanzatini che erano nel mio gruppo sulla Calotta Polare, poi altre due persone mi hanno chiesto consigli sulla strada che avevo fatto... io invece volevo solo bere e trovare un alloggio per la notte, per lavare e lavarmi con calma, prima di partire per Sisimiut. 

Ho trovato una stanza all'Old Camp, a 2km dall'aeroprto. 



Ice Cap - Aajuitsup Tasia (16,5 km)

10 agosto


Alle 16.22 abbiamo lasciato il Camp Ice Cap, con le slitte cariche di materiale. Dal ghiaccio siamo passati alla terra ferma, siamo scesi dall'altra parte della morena e abbiamo raggiuto il Point 660, dove ad attenderci c'era il pullman per ritornare a Kangerlussuaq. Ho impiegato parecchio tempo per convincere la guida a lasciarmi
tornare a piedi ma e, alla fine, mi ha fatto le sue ultime raccomandazioni ed è salito sul pullman. Così ho iniziato a camminare, ancora con la giacca, il cappello e i guanti perchè il vento scendeva freddo dalla Calotta Polare. Dopo qualche metro mi ha superato il pullman suonando il clacson per salutarmi. Tutti mi salutavano! Ci saremmo rivisti il giorno dopo in città.

La via che ho percorso è uno sterrato ed è la strada più lunga della Groenlandia: ben 40km. Era impossibile sbagliarsi visto che non c'era nessun bivio. 
Man mano che mi allontanavo dalla Calotta Polare il clima diventava più mite. La vista era rapita dai ghiacciai (in modo particolare il Russell Glacier), dalle renne e dai laghi. Il sole basso colorava in modo particolare tutto il paesaggio.

Mi sono fermato sul lembo di terra prima del lago Aajuitsup Tasia, luogo di pesca e di caccia, come dimostrano le barche, le trappole e i pezzi di renne e di buoi muschiati sparsi per la spaggia. Mentre ispezionavo la zona sono arrivati Jan e Till, che hanno iniziato a montare la tenda. Subito dopo, da un autobus, è scesa un'allegra comitiva di Inuit, attrezzati per dormire lì la notte. Anche io mi sono sistemato, ho cenato e mi sono infilato al caldo nel sacco a pelo.



Camp Ice Cap

9 - 10 agosto


Non lo nego: nonostante fosse quasi impossibile, io sono riuscito a dormire sul pullman che ci stava portando al Point 660... fino a quando, aperti gli occhi dopo uno scossone più violento di altri, sopra le colline, ho inziato a vedere la calotta polare. Mi è subito passato il sonno. Cercavo di cogliere ogni aspetto,  ogni sfumatura di colore, ogni forma del luogo che mi avrebbe ospitato per circa 24 ore.

Riassumo questa indimenticabile esperienza in un solo episodio.
Dopo cena, con ramponi e bastoncini da trekking, abbiamo lasciato il campo per un'escursione di qualche ora. Abbiamo camminato in lungo e in largo, salendo e scendendo, fino ad arrivare, verso le 22.30, al Russell Glacier. Eravamo in alto  e si poteva vedere l'immensità del ghiacciaio, come tante onde che, in un movimento impercettibile, si gettavano nel lago di fronte. Poi ancora il bianco della calotta polare e il nero delle morene. Noi otto seduti sul ghiaccio, in silenzio, a contemplare il sole tramontare, con una tazza di cioccolata calda tra le mani.




martedì 9 agosto 2016

Kangerlussuaq

09 agosto


Ciao a tutti dalla Groenlandia!
Sono arrivato ieri verso le 21.00 (1 di notte in Italia). Ad accogliermi il sole e il vento freddo. Qui siamo proprio in un altro mondo: l'aeroperto è piccolissimo costruito nei prefabbricati della vecchia base militare USA; scendendo dall'aereo, i passeggeri Inuit salutano tutti quelli che lavorano in aeroporto... Al di fuori dell'aeroporto, sul parcheggio (se si puó definire tale, dato che fino a stamattina ho visto solo un'auto) si affaccia l'unico negozio del paese e una strada sterrata porta al Polar Lodge e al camping. Non sono l'unico a essere qui per l'Arctic Circle Trail: tedeschi, cechi... Questa notte nell'accampamento vicino alla pista dell'aeroporto c'erano una decina di tende.

Stamattina ci sono 7 gradi, c'è ancora vento e il cielo si sta coprenfo. Se tutto va bene, verso mezzogiorno dovrei partire per la Calotta Polare, che già ieri ho contemplato dall'alto arrivando. 


Partenza

08 agosto

Aeroporto di Copenaghen Gate B11, ore 20.00. In attesa dell'imbarco sull'aereo
che mi porterà in Groenlandia. Trepidazione: finalmente si parte! Una nuova avventura in un luogo speciale. 
Paura: penso di non avere l'attrezzatura adeguata! Forse ho fatto il passo più lungo della gamba. 
Speranza: torneró cambiato?



domenica 7 agosto 2016

Arctic Circle Trail - Groenlandia

Durante l'estate, sulla costa Occidentale della Groenlandia, una striscia di circa 200 km di larghezza rimane priva di ghiaccio, grazie all'influenza della Corrente del Golfo. Proprio qui, interamente al di sopra del Circolo Polare, si trova l'Arctic Circle Trail, che è classificato come uno dei sentieri a lunga percorrenza tra i migliori al mondo. Il percorso si estende dal bordo della Calotta Polare Artica fino alla città costiera Sisimiut. A seconda dell'allenamento personale e dell'itinerario scelto, il percorso può essere completato in 7-12 giorni. Lungo il sentiero c'è qualche semplice rifugio per ripararsi in caso di maltempo ma è comunque necessaria una tenda. L'Arctic Circle Trail è percorso ogni anno da soli 300 escursionisti, tra giugno e agosto. Gli escursionisti dell'Arctic Circle Trail devono essere totalmente autosufficienti. Le uniche città sono Kangelussuaq (500 abitanti) e Sisimiut (5500 abitanti), si trovano rispettivamente all'inizio e alla fine del percorso: è necessario avere quindi con sé il cibo per l'intero itinerario. Fuori dalle città non c'è copertura di rete mobile.

Alla latitudine dell'Arctic Circle Trail, in questo periodo, il sole sorge alle 4.30 circa e tramonta alle 22.45 circa: non c'è più sole di mezzanotte ma la notte è un infinito crepuscolo e non è mai buio davvero. Le temperature vanno dai 6° ai 16°. Per quanto riguarda il meteo sono pronto a tutto: sole, pioggia, vento e neve. Spero di non incontrare orsi polari.

Arriverò in Groenlandia, all'aeroporto di Kangerlussuaq, domani sera alle 20.35, ora locale (00.35 in Italia). Da lì, martedì 9 agosto, mi sposterò verso est, prendendo parte a una spedizione di due giorni sulla Calotta Polare. Mercoledì sera l'agenzia World of Greenland mi lascerà vicino alla calotta polare e da lì inizierà il mio trekking in solitaria: 2 giorni per ritornare a Kangerlussuaq e un'altra settimana per raggiungere Sisimiut. Il termine del percorso è previsto per Sabato 20 agosto; domenica ho il volo per Copenaghen.

PACKING (20 kg)



Zaino Montagna Forclaz Easyfit 60
Sacca per aereo
Zainetto 10litri
Lucchetto
Borsello portadocumenti

Saccoletto Andreis 0° -18°
Scarpe da trekking
Scarponi da montagna
Infradito
Magliette (3)
Felpe (2)
Pantaloni termici (2 paia)
Maglie termiche (2)
Scaldacollo e guanti
Cappello da sole e occhiali da sole
Fascia
Giacca
Pantaloni impermeabili
K-way


Sapone di Marsiglia
Spazzolino e dentifricio

Kit prontosoccorso
Retino per testa anzizanzare
Pastiglie potablizzatrici
Braccialetto zanzare e Autan
Ibuprfene
Antistaminico
Paracetamolo
Scotch
Carta igienica
Crema solare

Pannello solare
GPS 10 batterie di scorta
Xiaomi Yi, batterie e accessori
Pannello solare
Iphone 6 e caricabatterie

Quaderno e biro (2)
Guida e cartine della Groenlandia
Libro

Gavetta, cucchiaio, forchetta e bicchiere
Barrette energetiche (24)
Latte condensato (2)
Razione K (5)
Salsicce polacche (3)

PROVE RAZIONE K




venerdì 3 giugno 2016

Beyond. La Brianza con gli occhi del pellegrino.

Il Cammino di Sant'Agostino in Brianza


A Milano come a Monza, sul sentiero che porta alla cima del Cornizzolo e a Busto Arsizio… i segni gialli sono lì, nascosti in bella vista sui pali della luce, sui marciapiedi e sugli alberi. In tanti ci passano davanti, tutti i giorni, di fretta, senza farci caso; in pochi si accorgono che quei segni indicano una via; ancora meno sono quelli che decidono di mettersi uno zaino in spalla e scarpe da trekking ai piedi, di attraversare le strade della Brianza da pellegrini e di seguire quelle frecce. Al di là dei ritmi ordinari, al di là dei luoghi di passaggio, si aprono squarci di pura bellezza, inaspettati nella Lombardia del 2016.

Il Cammino di Sant’Agostino, Cammino di Compostela della Lombardia, è un pellegrinaggio che nelle sue tappe collega cinquanta Santuari mariani ai luoghi legati al Santo di Ippona: Rus Cassiciacum (oggi Cassago Brianza), Milano e Pavia. Il percorso del Cammino disegna la figura di un fiore di rosa, con petali, foglie e gambo. In aggiunta ai luoghi agostiniani e mariani, percorrendo il lungo tragitto a piedi i pellegrini hanno modo di scoprire e apprezzare il patrimonio ambientale, artistico e religioso-culturale di un territorio che nei secoli è stato epicentro dell’Impero Romano, capitale del regno Longobardo, Ducato di Milano. Il Cammino di San’Agostino ha inizio dal Santuario di Santa Maria delle Grazie di Monza e termina alla Basilica di San Pietro in Cieldoro a Pavia, ove le reliquie del “Santo della Grazia” sono venerate. La sua lunghezza è di 620 km, per 26 giornate di cammino in sette Provincie della Lombardia.