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sabato 14 luglio 2018

Akureyri Backpackers

9-14 luglio 2018



Ho avuto la fortuna di alloggiare per quasi una settimana in questo ostello magnifico. Al piano terra il bar-ristorante è molto accogliente: é un luogo per sedersi, rilassarsi, leggere, mangiare e bere qualcosa, per giocare e per incontrarsi. Ai piani superiori ci sono le stanze con i bagni in comune, tutto molto pulito. Non mancano le docce, la lavanderia (lavatrice e asciugatrice a paganento) e la sauna. 

Ecco qualcosa che ha reso interessante la vita in questo ostello. 

10 luglio. Piano piano il bar si riempie di gente, cominciano a comparire parrucche, bandiere e copricapo francesi e belgi. Alle 18.00 inizia la semifinale dei mondiali. La birra scorre a fiumi. Le tifoserie, prima schierate in tavoli distinti, si mescolano. Nei giorni successivi, incrociandosi per il centro, ci si saluta come vecchi amici... tutto grazie a una partita di calcio.

11 luglio. Arriva Adelino Miguel Lopes Ferreira, portoghese, in viaggio per il mondo in bicletta dal 2003. Una presenza curiosa e interessante. Durante le giornate espone un cartellone in cui sono narrate le sue imprese nei primi 89000 km percorsi.



12 luglio. Poco prima di cena giunge in ostello una scolaresca inglese: un gruppetto di una trentina di adolescenti con i professori. Li ho trovati dopo cena, sulle scale, mentre seguivano attenti una lezione su Shakespeare... e poi per la città, con i rispettivi pc, a studiare. 

I volti noti. La maggior parte della gente che passa da qui si ferma un giorno e poi se ne va. Alcune persone peró sono diventate presenze fisse nelle giornate trascorse in ostello. Ognuno svolge le proprie attività, ci si conosce da lontano ma ci si sente come un’unica famiglia. 




mercoledì 11 luglio 2018

La storia del cristianesimo in Islanda nelle vetrate della Akureyrarkirkja



La Akureyrarkirkja domina dall’alto la cittá di Akureyri, con il suo inconfondibile stile basaltico nazionale islandese. Ammirandola dall’interno è possibile conoscere la storia del cristianesimo dell’Islanda attraverso le tappe fondamentali, che segnano ancora la vita, gli usi e le tradizioni dell’intero paese.

IX sec. d.C. I primi coloni 



Questa prima vetrata, come del resto l’ultima, riguarda la storia particolare di Akureyri e dell’Eyjafjörður. Nel IX. Il norvegese Helgi “Magri” Eyvindarson e la moglie Þórunn "Hyrna" Ketilsdóttir si insediarono a Kristnes.

981-986 d.C. I primi missionari in Islanda.



Þorvaldur Viðförli, originario dell’Islanda  ma trasferitosi in Germania, vuole tornare nel suo paese natale con il vescovo Federico di Sassonia per convertire e battezzare i suoi compaesani. Nella vetrata lo vediamo predicare il vangelo.

1000 d.C. Il parlamento islandese decide la conversione al cristianesimo.



Sembrava possibile una guerra civile tra coloro che veneravano gli dei tradizionali e i cristiani, questi ultimi sostenuti anche dalla corona norvegese. L’assemblea Alþingi incarica Þorgeir Ljósvetningagoði Þorkelsson, capotribù pagano, di mediare. La decisione fu che tutta l’Islanda si convertisse al cristianesimo, con la possibilità di venerare in privato gli antichi dei. Nella vetrata Þorgeir getta la statua di Odino nelle cascate di Goðafoss.

1056 d.C. Fondazione della diocesi di Skálholt.



Fu la prima diocesi d’Islanda, eretta nella tenuta di famiglia del primo vescovo Ísleifur Gissurarson. Insieme alla diocesi fu istituita la prima scuola ufficiale d’Islanda per istruire i chierici. Nella vetrata la cattedrale di Skálholt.

1106 d.C. Jón Ögmundsson fonda la diocesi di Hólar



Dopo aver studiato a Skálholt, Jón Ögmundsson erige la seconda antica diocesi d’Islanda. Il santo vescovo è ricordato per la sua lotta contro il paganesimo e per aver introdotto i nomi dei giorni della settimana come ancora oggi vengono usati sull’isola.

1133 d.C. I monasteri e la cultura islandese. 



Furono sette i monasteri benedettini in Islanda. Ricordiamo il primo: Þingeyraklaustur, istiuito nel 1133 nel nord dell’Islanda. In questo monastero vennero create e trascritte le grandi saghe islandesi. 

La riforma protestante.



Su questa vetrata sono rappresentate due scene.
Sopra. Oddur Gottskálksson, ritornato in patria dopo aver studiato in Norvegia e in Germania e avendo conosciuto la dottrina predicata da Maritin Lutero, tra il 1534 e il 1535 traduce il Nuovo Testamento in lingua islandese in una stalla a Skálholt
Sotto. Jón Arason vescovo di Hólar, ultimo vescovo cattolico di Islanda, incoraggiato dal papa, non vuole cedere all’ordinanza del re di Danimarca che imponeva il luteranesimo come religione di stato. Nell’autunno 1550 fu catturato insieme si suoi due figli e fu decapitato a Skálhol.

1541-1627 d.C. Guðbrandur Þorláksson



Pastore luterano di Hólar. A lui si deve la prima traduzione completa in islandese dell’intera bibbia. Sulla vetrata la copertina della stampa del 1584. 

1614-1674 d.C. Hallgrímur Pétursson



Pastore luterano e uno dei più famosi poeti dell’Islanda. I suoi “Salmi sulla passione” hanno accompagnato e formato la spiritualità del popolo per secoli e ancora oggi, in quaresima, la radio ne trasmette uno a sera. A lui è dedicata la 
Hallgrímskirkja, la cattedrale di Reykjavik.

1835-1920 d.C. Matthías Jochumsson



Pastore luterano e poeta. Nel 1874, in occasione della ricorrenza dei 1000 anni dall’insediamento del parlamento islandese, compose il testo dell’inno Ó Guð vors lands: una preghiera che riprende il Sal 90, diventata poi l’inno nazionale islandese. 

17 novembre 1940. Dedicazione della Chiesa di Akureyri





martedì 10 luglio 2018

Lundur - Ásbyrgi

9 luglio



Fin da ieri si vedeva il canyon a forma di ferro di cavallo che è Ásbyrgi, la dimora degli Asi. In mezzo al verde della vegetazione uno sprofondamento più scuro. 

La leggenda narra che questo luogo ha avuto origine da uno degli otto zoccoli di Sleipnir, il cavallo volante di Odino. Qui si sono rifugiati gli antichi dei islandesi e da qui vegliano ancora sul paese. Si dice che, se si presta attenzione, si possa sentire la melodia della sala concerti del Popolo Nascosto. Un luogo misterioso e affascinante, insomma.

I pochi chilometri dalla Dettifoss Guedthouse sono stati sulla strada asfaltata, in un continuo sali-scendi, accompagnato dal vento, che aveva ripreso a soffiare forte. Ho incontrato la deviazione per le cascate Dettifoss, 23 km più a sud. Se avessi avuto la tenda le avrei raggiunte dopodomani, invece sono costretto a fermarmi. 

Alle 9.00 sono arrivato a destinazione, proprio mentre apriva l’Ásbyrgi Visitor Centre. Sono entrato, ho chiesto informazioni per visitare il canyon, ho depositato lo zaino e sono partito, per raggiungere il punto più lontano sul fondo della gola. Il sentiero era ben segnato da paletti gialli e si districava prima attraverso un campo da golf, poi in un bosco di betulle, abeti e fiorellini viola. Dalle alte pareti di pietra che mi circondavano provenivano i suoni degli uccelli. Ero da solo. Dopo 4 km finalmente sono arrivato al lago Botnstjörn, un luogo incantato. 



Sono ritornato indietro sulla strada asfaltata, ho pranzato e ho atteso il mio taxi. Che invidia vedere gli escursionisti che, con lo zaino in spalla, partivano per scendere verso sud!

lunedì 9 luglio 2018

Kópasker - Lundur

8 luglio



Ieri ho prenotato l’unico alloggio che poteva spezzare i 40 chilometri fino ad Ásbyrgi: la Dettifoss Guesthouse a Lundur, 29 km da Kópasker. Prima di andare a dormire continuavo a controllare le previsioni del tempo: 29 km sarebbero stati possibili solo in condizioni buone, senza troppo vento e senza troppa pioggia. Sembrava dovesse andare così.

Questa mattina alle 7.00 ero già in cammino e il cielo era coperto. Sono uscito da Kópasker e ho preso la strada 870 verso sud, fino all’incrocio con la famigerata 85, dove l’altro ieri ho lasciato la tenda. Il tabellone a bordo strada segnava 12 gradi... tutta un’altra storia!

Per i primi 15 km ho costeggiato il mare. La mia solitudine veniva interrotta continuamente dalle sterne artiche, che tentavano in tutti i modi di beccarmi sulla testa. Mi sono difeso bene, meritandomi in cambio qualche altro ricordino addosso. 
Il cielo intanto si schiariva e faceva quasi caldo. 
Ad un tratto mi sembra di vedere, con la coda dell’occhio, uno spruzzo in mezzo al mare. Non puó essere un’onda... Che sia una balena? Osservo. Scruto l’orizzonte. Vedo sul pelo dell’acqua una sagoma nera, che subito sparisce. E poi all’improvviso vedo il salto. È proprio una balena! Sono riuscito a vedere una balena! Mi ha tenuto compagnia tra sbuffi e spruzzi fino a che ho lasciato il mare e mi sono addentrato nella regione dell’Oxarfjördur. 

Il paesaggio è subito cambiato: davanti a me una montagna conica e la vegentazione più simile a quella della tundra scandinava. E poi le fattorie con cavalli e pecore... Ero contento di camminare. E la bella giornata aiutava a sollevare il morale. 

Prima delle 14.00 ero arrivato. La Dettifoss Guesthouse è immersa nel nulla: intorno solo un bosco di betulle. Regna il silenzio, tanto più che, dopo un’accoglienza frettolosa, sono rimasto da solo per quasi tutto il pomeriggio. Ci sono 4 bagni: ne ho usato uno per fare la doccia, un altro per fare il bucato e di un altro ho usato il WC. Il quarto lo tengo per stasera. Il grande televisore della sala comune è programmato su un solo canale, che trasmette la premiazione di una competizione di cavalli islandesi. 
Finalmente alle 18.00 è arrivata la proprietaria e altri ospiti che hanno ravvivato la serata. 

Domani mattina devo ancora partire presto per poter visitare Ásbyrgi. Alle 12.00 mi attenderà un taxi che mi porterà ad Akureyri.

Kópasker

6-7 luglio



Due giorni ad attendere e pensare a come portare avanti l’avventrura islandese sono stati difficili. Kópasker è un piccolo paese sulla costa di circa 120 abitanti. I cinque luoghi significativi che ho imparato a conoscere sono:

- Il Kópaker HI Hostel, in due edifici. Per quasi due giorni sono stato l’unico abitante.

- The Earthquake Center, il museo di fronte all’ostello, che racconta e spiega il terremoto di 6,3 gradi della scala Richter, avvenuto il 13 gennaio 1976 con gravi danni all’intero paese. Non l’ho visitato. 

- Il supermercato: unico “ristorante” del paese e luogo d’incontro. Lì ho passato i pomeriggi a guardare le partite del Mondiale di calcio sorseggiando litri di caffè.

- La costa con il faro. Le guide dicevano che era possibile vedere le foche che si riposavano sugli scogli. Io ne ho vista solo una, morta, sulla spiaggia. Per il resto tante, tante sterne artiche che punteggiavano di bianco il litorale nero. Sul sentiero che costeggiava il mare era installata un’insolita mostra con tutti i rifiuti ritrovati a riva.



- La chiesa, un paio di chilometri fuori dal centro, circondata da laghetti e campi, nei quali spiccavano per originalità i “famosi” spaventapasseri di Kópasker. 



Al termine di questi due giorni cosa ho pensato di fare? Ho deciso di chiudere il tentativo di attraversare l’Islanda a piedi. Cercheró di raggiungere Ásbyrgi a piedi e da lì mi trasferiró ad Akureyri per 5 giorni, dopo di che Reykjavik fino al rientro. 

sabato 7 luglio 2018

Norðausturvegur (85) - Kópasker

6 luglio

Ad un tratto mi sono svegliato, ho messo fuori la testa dal sacco a pelo e mi sono accorto che la tenda era piena d’acqua, mentre il vento la deformava a piacimento. Ho tentato di mettere in salvo tutto quello che avevo, sono rimasto nella tenda in dormiveglia fino ad un orario decente, poi mi sono preparato e mi sono messo in cammino verso Kópasker (13 km). Aveva smesso di piovere ma il vento era fortissimo (dicono raffiche da 70 km/h) ed era contrario alla mia direzione di marcia. Io ero completamente inzuppato d’acqua, faceva freddo. 

Uscendo dalla tenda ho visto che ormai era inutilizzabile. A malincuore ma con decisione ho fatto la scelta di lasciarla lì, montata sul ciglio della strada 85. Ormai l’avventura a piedi per l’Islanda era definitivamente conclusa. L’importante era arrivare il più in fretta possibile in un posto caldo e asciutto. Mi sono messo a camminare. Erano le 7.30.

Quando ho visto passare un’auto che andava nella mia stessa direzione mi sono sbracciato finché non si é fermata. La gentilissima famiglia islandese (erano già in quattro in macchina) mi ha accompagnato fino all’incrocio con la Sléttuvegur (870). Mentre scendevo dall’auto leggevo sul tabellone di fianco alla strada: 3 gradi. Gli ultimi 4 km dovevo farli a piedi. Ancora una volta ho avuto fortuna: un’infermiera dell’Health Clinic di Kópasker mi ha caricato in auto e mi ha portato fino all’Ostello. Finalmente! 

Sono entrato e tutti erano nelle proprie camere. Nella sala comune non c’era nessuno. Mi sono messo accanto al calorifero per scaldarmi e per asciugarmi... in attesa di qualcuno.
Alle 11.00 avevo una camera e tutto quello che ho portato nello zaino era sparso sul pavimento ad asciugare. 

Staró qui 2 giorni, poi scenderó verso Ásbyrgi (dovrei arrivare lunedì) e da lì mi faró portare ad Akureyri. Senza tenda ho i movimenti limitati, ogni giorno devo raggiungere un ostello o un albergo. Come proseguirà quest’avventura? 

Norðausturvegur (85)

5 luglio



Stamattina sulla Strada 85 mi sono svegliato sotto una pioggia torrenziale e un forte vento. La temperatura è scesa fino a 3-4 gradi. 
Ho preparato tutto per partire, ho coperto lo zaino perchè non si bagnasse, con fatica sono riuscito a smontare la tenda... e avevo già le mani gelate. 

Alle 8.00 mi sono messo in marcia. Il vento contro e l’acqua che, impietosa, continuava a colpirmi il viso. Sembrava di essere tornato sul Laugavegur l’anno scorso. Quanto potevo resistere all’aperto in quelle condizioni?

Alle 9.00 (e 5 km fatti) ho ceduto, mi sono portato sul ciglio della strada e ho rimontato la tenda. Al coperto il freddo non era così pungente come fuori! Mi sono messo vestiti asciutti, mi sono riscaldato e ho atteso.
Il vento e la pioggia si sono abbattuti sulla mia tenda per tutta la mattina, tutto il pomeriggio. 
Le previsioni per domani non sono buone. Invece che scendere verso Ásbyrgi mi dirigeró verso Kópasker: c’è un ostello nel quale posso ripararmi. 

Raufarhöfn - Norðausturvegur (85)

4 luglio



Anche questa notte ha piovuto ma stamattina il cielo era sereno. Qualche nuvolone all’orizzonte (proprio a sud, verso dove mi incamminavo) e le previsioni del tempo che annunciavano pioggia a partire dalle 18.00. Si poteva partire sereni. Per arrivare ad Ásbyrgi erano 71 km: 3 giorni di cammino.

Ormai lo zaino non è più così fastidioso come all’inizio: riesco a coprire distanze più lunghe senza dovermi fermare a riprendere fiato. Quasi senza accorgermi, tra una pausa e un’altra arrivo alla strada 85, quella che taglia la Melrakkaslétta, e proseguo. Il problema è non avere più acqua da bere. Finalmente trovo un laghetto, riempio le borracce e vado avanti. Quando il GPS segna 26 km percorsi, inizia a piovere. Mi fermo sul ciglio della strada, stanco ma soddisfatto. 45 km ad Ásbyrgi! 

Fuori dalla tenda piove a dirotto, le nuvole sono basse e si è alzato il vento. 

Melrakkaslétta - Raufarhöfn

3 luglio



Questa notte ha fatto quattro gocce ma, quando ho smontato la tenda, non pioveva, anche se il cielo non prometteva bene.
Ho puntato il GPS verso Efri-Hólar. 24 km. Bene! Potevo farcela. Eppure, dopo un’ora, con grande fatica, avevo percorso solo 2 km. Grazie a una consulenza tecnica da casa mi sono deciso a ritornare indietro, a passare la notte a Raufarhöfn e a scendere utilizzando la strada asfaltata. Tre giorni di ritardo sulla tabella di marcia.

Ho piantato la tenda nel campeggio di Raufarhöfn e ho sfruttato il pomeriggio per lavarmi e lavare tutto quello che avevo indossato nei giorni precedenti. Una passeggiata per il villaggio, una breve salita per avvicinarmi al faro e una lauta cena all’ Hotel Norðurljós. 



Qui in campeggio non sono l’unico: ci sono due ciclisti, altri due escursionisti a piedi e tre o quattro fuoristrada. Vado a letto deluso per aver perso 24 ore nella Pianura, ritornando poi al punto di partenza. Ma domani si riparte...

venerdì 6 luglio 2018

Hraunhafnartangi - Melrakkaslétta

2 luglio



Ho dormito proprio ai piedi del faro 

Hraunhafnartangi. Il tempo era bello, cosí ho atteso le 00.00 per vedere il famoso sole di Mezzanotte: uno spettacolo indescrivibile!




Durante la notte il silenzio era interrotto solo dal grido degli uccelli e dal rumore del vento contro la tenda.

Alle 8.00 ho iniziato a camminare. Facevo fatica a portare lo zaino: troppo pesante. Ogni 2/3 km mi fermavo per riprendere fiato. Il paesaggio era sempre lo stesso: il mar di Groenlandia a sinistra e l’immensa pianura Melrakkaslétta sulla destra. Compagni di viaggio gli uccelli, che continuavano a volare sopra la mia testa e qualche pecora che scappava al mio passaggio. Ogni tanto una casa mi aiutava a ritrovare il senso delle distanze.
Lo sterrato è diventato strada asfaltata e sono entrato nel piccolo villaggio di Raufarhöfn, annunciato in lontananza  dall’Arctic Henge e dal caratteristico faro arancione. 
Alle 11.30, con 12 km nelle gambe, mi sono fermato in un ristorante. Ero l’unico cliente e l’unico piatto era una bella zuppa bollente, servita con pane. Immancabile il caffè. Ho preso tempo per riposarmi e guardare le mappe. Poco più avanti sarebbe arrivato il momento di lasciare la strada e di addentrarmi nella Melrakkaslétta, seguendo un antico sentiero di 33 km.

Come previsto, alla fattoria Vogur ho svoltato a destra, ho aperto un cancello, e ho iniziato a percorrere la strada ben segnata. Man mano che procedevo il sentiero diventava sempre più stretto fino a perdersi nella tundra. Probabilmente avevo imboccato la traccia  sbagliata, dovevo andare più a sud, fino al ponte che attraversa il fiume. Ho puntato il GPS verso Sud e via, di nuovo in marcia. Che fatica camminare senza un sentiero: erba alta, buchi, arbusti, paludi... piano piano, ma stanco morto, sono arrivato al ponte. E insieme al ponte c’era anche una strada 4x4, ben visibile. Non mi sono perso d’animo e ho ricominciato ad entrare più in profondità nella Pianura. Ma anche quest’ultimo sentiero, passando a sinistra di un rudere di una fattoria (ma non doveva essere sulla destra?!?), spariva. 
L’unica soluzione era andare avanti con il GPS, puntando la fattoria di arrivo, sulla strada asfaltata dall’altra parte della penisola.... ma per ora era meglio fermarsi. Intanto il cielo si andava annuvolando. 

Ho trovato uno spiazzo in mezzo al niente e ho piantato la tenda. 




martedì 3 luglio 2018

Milano - Hraunhafnartangi

1 luglio
Quasi 24 ore di viaggio per raggiungere il punto più a nord dell’Islanda, da dove partirà la mia traversata a piedi.

Volo Wowair Milano Malpensa - Keflalvik
È stato un viaggio dal buio alla luce: sono partito a mezzanotte e, ovviamente, a Milano il cielo era scuro. È stato affascinante svegliarmi verso l’1.30 e vedermi immerso in uno splendido cielo azzurro e chiaro.



Arrivato all’Aeroprto di Keflavik mi sembrava di rivivere l’avventura dell’anno scorso: tutto era uguale. Era come ritornare in posti cari e conosciuti. Quasi quasi mi aspettavo di vedere per terra mio papà che mangiava i pop-corn sotto la finestra dei reclami! Invece erano altri gli accampati ad attendere una coincidenza.
Non pioveva e alle 2:30 di notte era chiaro come fosse giorno.

Volo Reykjavik -Akureyri



L’aeroporto di Reykjavik era piú piccolo di quello di Kelflavik: un’unica stanza, gli avvisi erano semplici fogli A4 che venivano stampati ed esposti... e anche l’aereo era piccolo: 36 posti e rumorosissimo. L’aeroporto di Akureyri era ancora più piccolo di quello della partenza.

Akureyri -Húsavík 



Il pullman di linea per Husavik era un pulmino. Oltre all’autista e a me c’erano anche una ragazza inglese e un ragazzo svizzero. Abbiamo fatto sosta alle cascate di Goðafoss per qualche foto.

Húsavík - Hraunhafnartangi



Alle 19 in punto Rúnar è passato a prendermi con la sua auto alla stazione di servizio N1 di Húsavík. Il panorama di quest’ultimo tratto di viaggio era eccezionale: ad ogni curva nuove scogliere e i riflessi del sole sul mar di Norvegia erano continuamente diversi. Finalmente da lontano ho visto Hraunhafnartangi, il faro più a Nord dell’Islanda. Quante volte nei mesi scorsi ho cercato la foto su internet, quante volte ho studiato la posizione e i dintorni. 

Eccomi, finalmente, all’inizio di una nuova avventura!