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mercoledì 31 luglio 2013

Hospital de Órbigo - Astorga


31 luglio 

Ieri sera nell'albergue c'è stato un momento di condivisione e di preghiera. Mi colpisce molto l'immagine, che in tanti usano, del pellegrino come buscador. Il pellegrino, infatti, cerca se stesso e Dio, ha nel cuore tante domande a cui vuole trovare una risposta... e lungo il cammino Dio risponde, magari in un modo che non ci aspettiamo, magari a domande che non sapevamo nemmeno di avere, ma risponde.

Per arrivate ad Astorga volevo prendere il sentiero di 17km per i campi, evitando così la strada. Invece al bivio ho imboccato l'altro tratto. Alla fine non so cosa ho fatto: ho affiancato per qualche chilometro la statale, poi ho preso la deviazione per Santibànez de Valdeiglesias e alla fine ho proseguito sullo sterrato.

La tappa è stata una passeggiata: corta, semplice, bella. Dopo aver sentito fitte di dolore alle gambe e ai piedi quando sono sceso dal letto stamattina, pensavo di avere dei problemi a camminare, invece niente: dopo i primi minuti di riscaldamento tutto è filato liscio. 

Mi sono fermato alla simpatica area di sosta per pellegrini con letti, poltrone, un'amaca e cibo gratis. Tutto all'aperto. Ho fatto colazione con una fetta di anguria e una banana. 
Mi sono fermato ancora poco più avanti, al Crucero de Santo Spirito, prima di scendere verso Astorga. Ho fatto la seconda colazione con torta di mele confezionata e acqua e ho schiacciato un pisolino sotto il sole.
Alle 11.00 sono giunto con molta calma all'Albergue di Astorga. 

Per tutto il cammino di oggi si vedevano i monti di León, sempre più vicini. Ho immaginato le tappe dei prossimi giorni: la salita e la più temuta discesa. Speriamo bene.

Chi, come me, è partito da lontano, comincia a sentire la meta vicina. 

Astorga è una bella città, non grande come Burgos nè come León ma piena di cose da vedere tra cui la cattedrale Santa María e il Palacio Episcopal progettato da Gaudì. Anche l'albergue è messo bene: penso che i letti abbiano i materassi più comodi di tutto il cammino!

martedì 30 luglio 2013

Virgen del Camino - Hospital de Órbigo

30 luglio

Sarà stata la giornata di riposo di ieri o i più di 500 km che cominciano a farsi sentire, fatto sta che oggi ho fatto parecchia fatica ad arrivare alla meta. 

Lasciato alle spalle Virgen del Camino, il percorso si è immerso subito nella campagna, dove ho ritrovato il famigliare profumo dei campi del mattino presto. L'altopiano Lionese non è come le mesetas: ci sono più colline da salire e da scendere, c'è molto più verde, si vedono i monti sullo sfondo.
In quasi tre ore sono arrivato a Villar de Mazarife (12,5km), e ho iniziato a percorrere la lunga e diritta strada asfaltata per Villavante. 9 km interminabili sono riusciti a farmi uscire, uno alla volta, tutti i dolori: prima alla schiena, poi alle gambe, poi alle anche, poi alle ginocchia, poi ai piedi, poi ancora alla schiena. Quando si è alzato, il sole mi ha distrutto. Il cielo era limpidissimo e il caldo era soffocante. Non vedevo l'ora di arrivare al paese, sedermi al bar, mangiare qualcosa e riposarmi.
Pur nella fatica, ho gustato le cose semplici ma bellissime che il cammino mi offriva: il colore del cielo, il verde degli alberi, le sagome dei monti, i riflessi del sole sul terreno appena arato, l'unica nuvola a forma di fumetto, la libellula che mi ha seguito per qualche metro, la cicogna che passeggiava tranquillamente in un campo, le simpatiche parole scambiate con gli anziani dei villaggi.... Queste settimane di cammino mi hanno reso più sensibile e  capace di accorgermi di quello che mi circonda e che di solito mi passa accanto inosservato. 
A Villavante ho fatto colazione e dopo 4 km, attraversato il puente de Órbigo, sono arrivato all'Albergue parrocchiale di Hospital. Sono stato accolto molto bene dal parrcoco e dalle volontarie, che mi hanno offerto un bicchiere d'acqua fresca, mi hanno chiesto come stavo, mi hanno fatto sedere e mi hanno spiegato le regole del rifugio. Proprio un bel posto con piccole camere da sei, il giardino molto curato... ci sono anche i famosi 50 scout! 

Sto notando che non sono l'unico a camminare da solo. Anche persone che, fin dall'inizio, erano in gruppo, ora hanno il proprio passo e le proprie tappe. Il Cammino diventa sempre più solitario e personale. 

Ore 20.00
Dicono che lungo il cammino sia obbligatorio mangiare almeno una volta il cordero. Fatto. Muy bueno


lunedì 29 luglio 2013

León - Virgen del Camino

29 luglio

Ore 8.10, sportello automatico della Banca. Dovevo prelevare. Appoggio lo zaino per terra, tolgo il portafoglio, prendo la mia Postepay, la infilo nell'apposita fessura. Ovviamente il verso era sbagliato. 
Riprovo dalla parte giusta e... invece di inserirsi come avrebbe dovuto, va giù come se avessi imbucato una cartolina. Era il momento esatto in cui gli operatori, da dentro, avevano tolto il supporto, per recuperare le carte di credito "mangiate" dalla macchinetta nei giorni precedenti. La mia carta è finita, quindi, all'interno, sotto, incastrata e invisibile. 
Alle 8.15 hanno aperto gli uffici e, dopo aver insistito sul fatto che la mia Postepay doveva per forza esserci (non ci credevano!), un operatore è riuscito a fatica a ripescarla. Deo gratias!

Oggi è stata una giornata di relax: mi sono svegliato tardi (alle 7.00), sono andato a Messa nella Cattedrale, ho girato un po' per León e alle 10.30 mi sono messo in marcia.
Ho attraversato il centro, la periferia, la zona industriale e, dopo soli 7 km dalla partenza, sono arrivato a Virgen del Camino. Tutta la pista era su asfalto. Non ricordavo che l'uscita da León fosse tutta in salita. La temperatura era ancora bassa, il vento mi ha accompagnato e il cielo non era serenissimo.

Quello in cui mi sono fermato è un paese grande, con tutti i servizi necessari. C'è il santuario della Beata Vergine del Cammino, patrona di León. Ho colto l'occasione per affidare a Maria il proseguimento del mio cammino. 

L'albergue municipal è nuovo, grande e molto accogliente. Peccato che qui oggi siamo alloggiati in pochi. Mi sono riposato, ho lavato tutti i vestiti, sono andato a fare la spesa e per cena ho fatto i tortellini alla panna e ho assaggiato quello che hanno cucinato i coreani. 

El Burgo Ranero - León


28 luglio

Chi se l'aspettava! Sono a León! 
Oggi! 
37 chilometri e non sentirli! 
Beh, quasi... qualche vescica, mal di gambe... solite cose, insomma.

Ormai è iniziata la quarta settimana del mio viaggio e mancano solo 308 chilometri a Santiago. 

Alle 6.15 era buio e tirava vento, faceva freddissimo. Per i primi 13km, fino al primo paese, il sentiero costeggiava la strada, attraversando la meseta, con gli alberelli piantati sulla sinistra. Non ho incontrato quasi nessuno per tre ore. Ho pensato tanto. Le mesetas, giorno dopo giorno, mi hanno scavato dentro, sempre più in profondità e anche oggi non sono state da meno. 
Quando ormai non ce la favevo più, è comparso Reliegos, dove ho fatto colazione. Anche se erano le 9.30 sono ripartito con la felpa perchè il cielo si era quasi completamente coperto di grossi nuvoloni neri e continuava a esserci vento.
A Mansilla de las Mulas (19km) mi sono fermato in chiesa a pregare. Ero indeciso se rimanere per la notte: la messa era alle 12.30 e in paese stavano preparnando la festa medievale... ma era ancora presto e in fondo non ero stanco. Proseguire significava arrivare a León, altri 17 chilometri. Ho proseguito.

Da questo momento il paesaggio è cambiato: sono comparse le prime colline, i paesini si susseguivano con una frequenza di soli 3/4 chilometri. Con il cuore più leggero ho passato Villamoros, Puente Villarente, Arcahueja e Valdefuente. Il cammino si è affiancato alla trafficata statale ed è iniziata la periferia di León. Finalmente un po' di civiltà: grandi capannoni industriali, cartelloni pubblicitari... mi mancavano.
Dall'Alto del Portillo ho intravisto la città. Non sapevo se era León, non volevo illudermi... fino a quando, dopo un cavalcavia, ho scorto in lontananza la cattedrale. Ero quasi arrivato!

Sono entrato a León alle 15.00. Dopo poco ho passato le antiche mura e sono arrivato al monastero benedettino di Santa Maria de Carbajal, che già mi aveva ospitato lo scorso anno con lo zio Riccardo. In questo luogo il cammino si collega a quello del 2012. Quanti ricordi! Quante emozioni! Quante cose sono cambiate!

È stato straordinario entrare per la prima volta nella cattedrale di León, per la messa delle 18.00, e iniziare a salutare i presenti: quasi tutti pellegrini che non vedevo da qualche giorno, da una settimana o più. Non c'é niente di più bello che condividere la messa della domenica con le persone con cui sto passando le giornate e che stanno vivendo la mia stessa esperienza!

Alle 21:30 suor Anna ci ha accompagnato all'interno del monastero per la preghiera di Compieta e la Benedizione del pellegrino. 
Ho conosciuto altri italiani che partono da qui. Ormai mi considerano un veterano del cammino: mi chiedono consigli sulle tappe, sulle vesciche, su come fare lo zaino... addirittura mi chiedono se l'acqua è potabile. 



sabato 27 luglio 2013

Terradillos de los Templarios - El Burgo Ranero

27 luglio

Quando sono partito era buio. Avevo un po' di paura nel lasciare il caldo paesino illuminato per inoltrarmi nelle nere e fredde mesetas.

Mi sono perso quasi subito insieme a un signore spagnolo. Al bivio non abbiamo visto nessuna freccia gialla, ci siamo consultati e abbiamo deciso di andare a destra. Direzione errata! Ci si sente davvero smarriti quando non si trovano frecce gialle ad indicare la strada. Anche ragionando e facendo supposizioni si ha il 50% delle probabilità di imboccare il sentiero sbagliato perchè non è una questione di logica ma di fiducia, come è per le cose più importanti della vita. E tante volte, come è capitato questa mattina, per riprendere con decisione il cammino, basta che qualcuno veda quello che tu non hai visto e ti indichi dove andare.  

Per i primi 2,5 chilometri il temporale ci ha girato intorno: si vedevano lampi, si sentivano tuoni, le nubi si oscuravano sempre più vicine... finchè a Moratinos ha iniziato a piovere. Tutta la prima parte della tappa, fino a Saghùn (13km) è stata sotto l'acqua. Faceva freddo.
Dopo la calda colazione sono ripartito per El Burgo Ranero. Aveva smesso di piovere e c'era un vento freddo. Con lo zaino non è facile camminare dritti con il vento che spinge da una parte e dall'altra.

Merita un ricordo particolare chi ha pensato di piantare un albero ogni 10 metri per 18 km (da Sahgùn a El Burgo Ranero) sul lato sinistro del sentiero per fare ombra al pellegrino affaticato. Peccato che il sole è a destra e gli alberi fanno ombra ai campi.

A Bercianos del Real Camino (24km) il sole cominciava a fare capolino tra le nubi e, quando appariva, si sentiva, nonostante il vento. 
Durante gli ultimi 8 chilometri sono stato impegnato nel sorpasso del gruppo di 50 scout. Sono chiassosi, urlano, cantano, fanno i bans, occupano tutta la strada, stanno sempre tra di loro senza nemmeno salutare... 
Arrivato alle 13.30 a El Burgo Ranero (31km) mi sono diretto subito all'Albergue municipal e ho preso posto per il meritato riposo. È un piccolo rifugio molto accogliente, costruito con la tecnica pisè (le mura sono fatte con un composto di argilla, sassi e paglia), come gli edifici di tutti questi paesini rurali. 

Ormai mi sto avvicinando a León: dovrei arrivarci domani o lunedì. Mentre camminavo pensavo a come portare avanti il mio pellegrinaggio. Le ipotesi sono tante: potrei fermarmi a León un paio di giorni, una settimana nel monastero di Rabanal del Camino e arrivare con comodo a Santiago; potrei invece arrivare a Santiago e proseguire sino a Finisterre; oppure scendere in Portogallo e tentare di raggiungere Fatima (altri 400 km). Ognuna di queste possibilità risponde ad alcuni desideri e ne disattende altri. Ho ancora almeno un giorno per pensarci. 

ore 20.00 Tentativi di comunicazione in inglese con una francese. 

venerdì 26 luglio 2013

Carrìon de los Condes - Terradillos de los Templarios

La tappa di oggi era abbastanza breve (26km) ma di dura e cruda meseta. Sapere che il primo centro abitato che avrei incontrato si trovava solo a 17 km da Carrìon e che le fonti d'acqua lungo il percorso erano contaminate, non era certo consolante.
Sono partito alle 6.15 sapendo che fino alle 10.00 non avrei incontrato nulla e così è stato. Il paesaggio era tutto uguale e monotono, difficile da reggere. Per fortuna il cielo era coperto. Dopo aver gustato la durezza della solitudine per i primi 7/8 chilometri, la strada mi ha portato ad accostarmi ad altri pellegrini per parlare e far passare il tempo e i chilometri. Sono state ore di confidenze insaspettate. 
Quando ormai non ci speravamo più, è apparso il paesino Calzada de la Cueza e siamo arrivati. Ci siamo fermati al bar e poi sono ripartito per gli ultimi 9km. Quest'ultimo tratto era sotto il sole di mezzogiorno: ormai le nuvole avevano lasciato il posto al cielo sereno. In un paio d'ore ho raggiunto Lèdigos e subito dopo Terradillos de los Templarios.
Anche questo è un paesino piccolo e i due albergue soni privati. Ho scelto di alloggiare all'Albergue Jacques de Molay.

Questi sono giorni che mettono alla prova, sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. Mi stanno insegnando ad avere pazienza; a non aver paura della fatica; a non aver paura del tempo che occorre per arrivare alla meta, anche quando sembra non passare mai; a stare con me stesso; a vedere gli altri come fratelli, che pur nella diversità sono più simili a me di quanto pensassi...

ore 22.30
Questa sera al ristorante ho mangiato con Nicoletta, Luciana, due signore olandesi e una ragazza americana. Dopo cena siamo andati a trovare gli altri. 

giovedì 25 luglio 2013

Puente Fitero - Carrìon de los Condes

25 luglio

Ieri sera abbiamo avuto la notizia dell'incidente tutti più o meno contemporaneamente. Da casa volevano assicurarsi che non fossimo su quel treno. 5 morti dicevano, poi 10, poi 15. Ho sentito subito gli amici che dovevano arrivare a Santiago con i mezzi: nemmeno loro erano su quel treno. A Santiago la festa era stata annullata e nell'albergue siamo andati a dormire senza parole, anche perchè le notizie continuavano ad arrivare frammentate e discordanti. 40 morti.
Stamattina l'argomento di conversazione era lo stesso. 65 morti. E sul cammino tutti chiedevamo, ci scambiavamo informazioni, cercavamo di capire. Quando sono arrivato a Fromista (15km), i morti erano già saliti a 77 e al primo bar con la Wi-Fi, dopo aver visto le immagini della tragedia, in tanti abbiamo chiamato casa per rassicurare. 

La tappa di oggi è stata impegnativa. Ho camminato da solo, anche se ad ogni sosta c'era qualcuno con cui fermarmi e chiacchierare. Sono partito da Puente Fitero con la benedizione degli hospitaleros. Non avevo programmato dove sarei arrivato: sapevo che a 8 chilometri c'era Boadilla e a 15 Fromista. Anche questa mattina ho visto l'alba e la strada in mezzo alle mesetas, senza sole cocente, era semplice. 
A Fromista sono arrivato alle 9.30, ho studiato la mappa e sono ripartito. Il sentiero fiancheggiava la strada P980, che portava, dritta e piatta, tra le distese di campi senza un albero, a Carrìon de los Condes. Qui il sole ha cominciato a battere forte e le gambe cominciavano ad accusare la fatica dei chilometri fatti. Alle 12.30 mi sono fermato per uno spuntino a Villarmentero de Camos (24km): un paese fatto da un bar e da una chiesa. Li ho visitati entrambi.
Sono ripartito. A Villalcázar de Sirga (29km) ero esausto, mi facevano male la testa e le gambe, mi sentivo bruciare la faccia. Volevo fermarmi, c'era anche una Chiesa bellissima... ma la per visitarla bisognava pagare 1 euro, la guida diceva  che i prezzi per mangiare erano alti, il rifugio municipale apriva alle 15.00 e un sacco di persone che conosco erano andate avanti. E così ho proseguito anche io.
Carrión de los Condes (35km) non arrivava più. Le gambe doloranti andavano da sole, l'acqua nella borracvia era finita, sul cammino non c'era nessuno, i chilometri sembravano allungarsi a dismisura.  
Un passo dopo l'altro sono arrivato in centro, stravolto. Le voci erano che in mattinata erano arrivati 50 scout e avevano occupato tutti gli ostelli. Per le strade c'erano pellegrini disperati. 
La fortuna ha voluto che, girando per le vie laterali, trovassi una scritta sul muro "Albergue". con una freccia. Era l'Albergue Espíritu Santo, tenuto dalle vincenziane. Ho suonato, mi hanno accolto e, dopo la doccia e il bucato, ho fatto una dormita solenne. 

ore 22.30
Sono stato a messa nella chiesa di Santa Maria. È la festa di Santiago, patrono di Spagna, e la celebrazione è stata curata bene: erano presenti cinque preti, le suore cantavano e suonavano, le preghiere dei fedeli sono state lette in tutte le lingue...
Prima c'è stata la benedizione eucaristica e il parroco è passato con il Santissimo, panca per panca, a benedire personalmente ciascuno.
È stato bello vedere in chiesa tanti volti conosciuti: la signora romana, Marcello, Valentina, il francese, il brasilero, Nello, la ragazza che parla francese che mi saluta sempre, Olivier, lo spagnolo incontrato oggi...
Al termine della messa tutti i pellegrini sono stati chiamati davanti all'altare per la benedizione. Il prete ha imposto le mani sulla testa di ciascuno in un momento di preghiera intenso e significativo. Le suore invece hanno regalato a tutti, come segno e augurio per il cammino, una stella di carta.

San Bol - Puente Fitero


24 luglio

"Una leggenda lungo il cammino di Santiago narra che quando un pellegrino non riesce a raggiungere la meta e muore durante il viaggio, si reincarna sotto forma di insetto e, attaccandosi allo zaino o ai vestiti di un altro pellegrino, viaggia con lui verso Compostela per conlcudere il Cammino. Negli ultimi anni pare che tali insetti siano le chinches."
È ufficiale: qualche chinches ha deciso di viaggiare con me. Questa mattina mi sono sveglato con altre punture di insetto piuttosto dolorose: una sul ginocchio e tre sulla coscia. Ma non sono riuscite a fermarmi.

Alle 6.00 ero già partito, di nuovo in mezzo alle mesetas. Davanti a me la luna piena, dietro di me l'alba che mi rincorreva, nelle orecchie i suoni della notte, sulle labbra e nel cuore la preghiera: "La condurró nel deserto e parleró al suo cuore". 
La parte più bella della tappa di oggi è stata proprio questa. Non ho incontrato nessuno fino a Hontanas (5km), ho scattato 1000 foto, che peró non riescono neanche lontanamente far immaginare lo spettacolo contemplato e le emozioni provate. 

Dopo aver passato i ruderi del convento di San Antón (10km) e il caratteristico paese Castrojeriz (14km), mi sono inerpicato sull'alto de Mostelares (17,5km) La vista dall'alto è valsa tutta la fatica per arrivarci: dietro si vedevano le pianure percorse e davanti le mesetas ancora da attraversare. Uno spettacolo che mozzava il poco fiato rimasto. 
Durante gli ultimi chilometri, nonostante il vento, il caldo ha cominciato a diventare pesante: era quasi mezzogiorno. Finalmente sono arrivato al Rifugio nell'Ermita di San Nicolàs, dove trascorreró la notte. 

Il rifugio è gestiro dalla Confraternita italiana di san Jacopo, ha 8 posti letto e la corrente elettrica è presente solo nella costruzione separata dove ci sono i bagni e la doccia.
Benchè al mio arrivo l'albergue fosse ancorsa chiuso (apriva alle 15.00), Caudio e Paola mi hanno accolto benissimo: hanno imparato il mio nome, mi hanno dato delle preziose indicazioni per le chinchas e infine mi hanno invitato a pranzare con loro. Abbiamo mangiato pane, prosciutto, formaggio e patatine. 

Alle 19.30 i due hospitaleros ci hanno lavato i piedi e ci siamo messi a cena. Alcuni pellegrini erano ieri a San Bol, altri li avevo già conosciuti, altri erano nuovi. Durante la cena sono arrivati due ragazzi americani che arrivavano direttamente da Burgos (50km) e sono stati accolti con la lavanda dei piedi e la cena: non si potevano mandare via!

Adesso sono le 22:00 e il sole è quasi tramontato. Sono state accese le candele e hanno messo la musica gregoriana che fra poco ci cullerà nel sonno in questa antica chiesa.




mercoledì 24 luglio 2013

Burgos - San Bol

23 luglio

Questa mattina non avevo voglia di svegliarmi. La sveglia è suonata alle 5.30 ma mi sono alzato dal letto alle 5.50. Alle 6.15, dopo aver salutato tutti, sono partito con Nicoletta. Ero un po' preoccupato perchè non sapevo cosa avrebbe fatto la mia gamba, dispiaciuto per aver lasciato l'italian team ma eccitato perchè iniziavano le mesetas: gli affascinanti, misteriosi e temuti altipiani.

Per i primi 10 chilometri, fino a Tardajos, siamo usciti da Burgos, passando per la sua periferia e incrociando più volte l'autostrada. Il sentiero era fangoso e pieno di pozze per la pioggia della notte; il cielo non prometteva nulla di buono ma è scesa solo qualche goccia d'acqua. Il cammino era trafficato: tante persone nuove e altre già conosciute in tappe precedenti. 
Oltre alle solite formiche, zanzare e lumache, vicino al fiume Arlanzón, ho trovato anche dei gamberoni.

Dopo colazione ho proseguito da solo. Il cielo è diventato sereno, il sole ha inziato a scaldare. Ho passato Rabé de las Calzadas e, finalmente, sono salito alla prima meseta. Il paesaggio era qualcosa di magnifico: campi di grano a destra e a sinistra a perdita d'occhio; il cielo azzurro con diversi tipi di nubi bianche che sembrava abbracciare la terra... Davanti a me non c'era nessuno, dietro nessuno. Non si sentiva nessun suono se non quelli della natura, quello dei miei piedi sullo sterrato e quello del bastone che colpiva il suolo. Meraviglioso! Su un palo c'era la scritta: "Find yourself", e non ho potuto fare altrimenti. 
Dopo 8 chilometri ero così contento, in pace e soddisfatto, che a Hornillos del Camino mi sono fermato solo a riempire la borraccia. Ho proseguito subito sull'altra meseta. 

Mentre camminavo non ho avuto particolari problemi nè dolori. Il cielo un po' coperto e il vento non mi hanno fatto patire il caldo. All'arrivo ho dato il benvenuto alla prima vescica e ho medicato una puntura di insetto che mi ha fatto gonfiare la gamba. 

Ho camminato 26/27 chilometri e mi sono fermato all'Albergue di San Bol, una piccola struttura con 12 posti letto sperduto in mezzo alla meseta. Circondato da un pioppeto, da lontano sembra di vedere un'oasi in mezzo al deserto. Fino a qualche anno fa in questo rifugio non c'era nemmeno il bagno nè l'elettricità, Invece ora è un piccolo gioiello. È vero: è piccolo, c'è un bagno solo con una doccia, per lavare i panni bisogna andare alla fonte che sgorga in mezzo al pioppeto, c'è un generatore di corrente che funziona solo un'oretta durante la cena, il telefono non prende... ma è bellissimo ed è un'oasi di pace. Tra gli ospiti, in 8 siamo italiani. 
Enrique, l'hospitalero, per tutto il pomeriggio ha cucinato per la cena un'ottima paella. Abbiamo mangiato a sazietà attorno a un tavola rotonda e poi ci siamo messi fuori a parlare, pulire le scarpe, curare i piedi, leggere, pianificare la giornata di domani.
Adesso sono le 21.00, c'è il sole e siamo già tutti pronti per dormire.


lunedì 22 luglio 2013

Burgos

22 luglio

Quella di oggi è stata una giornata strana: una giornata di pausa, non ho camminato.

Avevo puntato la sveglia alle 7.30 ma già dalle 6.00 non sono riuscito più a dormire, grazie ai rumori dei preparativi di chi partiva. Quando è suonata la sveglia eravamo rimasti nella camerata solo in due. L'alberguera è venuta a farci fretta perchè alle 8.00 doveva chiudere.

Siamo usciti dall'Albergue Municipal per andare all'Albergue Divina Pastora, dove ci siamo registrati per la notte e abbiamo depositato gli zaini. Abbiamo fatto un tentativo di visita della città ma ci siamo ritrovati sdraiati sulle panchine della piazza della Cattedrale:  tentativo fallito.
Abbiamo vagato per Burgos senza sapere cosa fare: ci siamo fermati a mangiare qualcosa e poi siamo tornati nell'ostello, siamo usciti ancora e siamo rientrati... tutto il giorno così. Volevo anche andare al centro de salud per farmi vedere le gambe ma non ho fatto neanche questo. Quanto è difficile passare dalla vita da pellegrini a quella da turisti!

La giornata di oggi, peró non è stata inutile.
Innanzitutto mi sono riposato: i muscoli si sono rilassati, non sono arrivato a mezzogiorno stravolto, stanco e senza la voglia di far nulla. Ho potuto quindi, con più tranquillità, riflettere e fare il punto della situazione dopo due settimane e 290 chilometri di cammino. 

Oggi è stata anche la giornata dei saluti: ho salutato Rosa, Annalisa e Fran. Ci conosciamo da una settimana ma è come se ci conoscessimo da sempre. Mi dispiace continuare senza di loro, mi hanno dato tanto e mi hanno aiutato a entrare in me stesso. Mi mancheranno.

Eppure ho voglia di ripartire. Ancora una volta dovró ricomiciare da capo, affidandomi al Signore e al Cammino, che ancora, sicuramente, hanno in serbo qualcosa e qualcuno da incontrare. 


San Juan de Ortega - Burgos


21 luglio

Questa notte nella camerata uno russava come un trattore e una signora faceva tutti i versi per farlo smettere. Quando mi sono svegliato non riscivo più a riaddormentarmi. 

Non ho capito quanti chilometri abbiamo fatto oggi: chi dice 27, chi 23. C'erano diverse alternative: noi siamo passati da Agés, Atapuerca, Cardeñuela Riopico, Orbaneja, Villafría e Burgos. 
Molto bella la Sierra de Atapuerca (1060m), con una croce in cima, dalla quale si apre allo sguardo l'immemsa pianura di Burgos. Faticosa invece la strada asfaltata che porta a Burgos passando dalla periferia. Prima di arrivare in centro ha cominciato a farmi male una gamba. Gli ultimi chilometri sono stati dolorosi. 

Alloggiamo nell'Albergue municipale: 140 posti letto su 6 piani. Noi siamo al quinto. Meno male che c'è l'ascensore! Ho deciso di fermarmi in città anche domani.

Nell'ostello ho incontrato alcune persone che avevo incontrato i primi giorni di pellegrinaggio: ci siamo salutati come vecchi amici e ci siamo raccontati come è continuato il cammino.
Per alcuni pellegrini è già il momento di tornare a casa e Burgos rappresenta l'ultima tappa. Ci si saluta, si scambiano gli indirizzi, si fa festa con un po' di malinconia, perchè il cammino è fatto anche dalle persone che si incontrano e con le quali si condivide tutto.
Anche per Annalisa, Rosa e Fran questo è l'ultimo giorno e mi dispiace. 

Nonostante mi sia riposato, quando cammino, continua a farmi male la gamba destra e zoppico un po'. Speriamo che un giorno fermo mi aiuti a recuperare.


domenica 21 luglio 2013

Belorado - San Juan de Ortega

20 luglio

Oggi ci siamo svegliati più tardi: alle 5.45. Ci siamo preparati e siamo partiti. Abbiamo camminato per i primi chilometri al fresco e, come al solito, quando è spuntato il sole abbiamo patito il caldo. Oggi tutto è andato bene: pochi dolori ai piedi, alle gambe e alla schiena. Dopo i primi 12 km è cominciata la salita e il paesaggio è cambiato: dai campi di grano si è passati ai boschi, dal giallo al verde. Tutto sotto il sole.

Durante il cammino è interessante rendersi conto di quanto in fretta cambiamo idea sulle cosa fare. Ad esempio io, in base alle situazioni e alla fatica, stamattina continuavo a pensare a come passare Burgos: "A Burgos mi  fermo un giorno", "A Burgos io vado avanti", "Mi fermo a 5km da Burgos"... e a Burgos arriveremo domani. Le nostre giornate hanno un ritmo così lento, così diverso dal normale, che non riusciamo a progettare nemmeno il pomeriggio: sembra così lontano, così soggetto a cambiamenti e ad incognite, che non siamo attendibili.

Con fatica siamo finalmente arrivati, alle 12.30, a San Juan. In paese c'è solo l'antico monastero, dove alloggiamo; la chiesa, dove è sepolto san Juan; un bar e una fontana. Il rifugio vero e proprio sembra molto vecchio e tenuto male, i materassi sono sfondati. Sembra molto più pulito dell'albergue di ieri.

Ore 17.30 Mentre dormivo mi ha chiamato Fran: "Luca, Luca". Mi sono svegliato. Fran mi parlava in spagnolo e in inglese, concitato. Non capivo nulla. Era successo qualcosa? Mi sono preoccupato. Appena in mio cervello ha cominciato ad associare dei significati alle parole che ascoltavo, ho capito che Fran mi stava chiedendo se volevo andare a visitare le cave di Atapuerca, patrimonio dell'umanità, con l'autobus che sarebbe passato alle 16.30. 
Ho continuato a dormire.

Deve aver piovuto: è tutto bagnato ma ora c'è il sole. C'è il vento e il tempo cambia rapidamente: siamo sui Monti dell'Oca, a circa 1000m di altezza.

Ore 18.30 Sta arrivando il temporale: si sentono già i tuoni.

venerdì 19 luglio 2013

Santo Domingo de la Calzada - Belorado

19 luglio

Ieri sera ci siamo cucinati una bella pasta alla carbonara (500 g in tre) innaffiata da ottimo vino Rioja. Durante la cena abbiamo conosciuto due irlandesi. 

Questa notte tra i galli che cantavano, la luce d'emergenza accesa in camera, i letti che cigolavano, la gente che russava... ho dormito male. 

Stamattina la strada sarebbe dovuta essere facile: 24 km tranquilli. Siamo partiti che faceva fresco ma poi, uscito il sole, ho fatto molta fatica. Hanno iniziato a farmi male le gambe e gli ultimi chilometri sono stati proprio difficili. 

Abbiamo camminato di fianco alla statale, con i camion che suonavano per salutarci. Il paesaggio era l'ormai l'abituale distesa di campi di grano tra dolci salite e discese. Abbiamo attraversato diversi paesini. Più o meno a metà strada abbiamo lasciato La Rioja per entrare nella regione di Casilla y Leon. La prossima regione che incontreró sarà la Galizia, a 150 km da Santiago.

A Belorado ci siamo sistemati in un Albergue con piscina, ristorante, minimarket... penso che passeremo il pomeriggio distesi al sole a riposarci e ad abbronzarci. C'è veramente da ridere nel vederci tutti in costume abbronzatissimi dalle caviglie alle cosce, sulle braccia, sul collo e sulla faccia; bianchissimi in tutto il resto del corpo.

ore 20:20

Mi sono addormentato sotto il sole: ginicchia bruciate, piedi bruciati, faccia bruciata, testa bruciata. 
Stasera ho cucinato il risotto alla salsiccia per tutto il gruppo "Italian team". Sta cominiciando a scendere qualche goccia di pioggia.

giovedì 18 luglio 2013

Najera - Santo Domingo de la Calzada

18 luglio

Ieri sera abbiamo cenato insieme nell'Albergue, cucinandoci un'insaltona con insalata, pomodori, mango, noci, mais... eravamo in sette, italiani, statunitensi, spagnoli e francesi.
Al termine della cena sono andato a Messa. Anche qui ho trovato l'accoglienza particolare e simpatica di Najera. Al termine della celebrazione, infatti, il parroco ha chiamato tutti i pellegrini attorno all'altare per ricevere la benedizione e poi, uno per volta, ci ha invitato a suonare per tre volte la campana di Santiago. La campana normalmente serve per richiamare l'attenzione in caso di pericolo (fuoco, alluvione...); noi l'abbiamo suonata per richiamare l'attenzione di Gesù, di Maria e di San Giacomo, perchè ci accompagnino lungo il cammino ed esaudiscano le nostre preghiere. Infine ci siamo recati tutti in sacrestia per timbrare la credenziale.

Quella di stamattina era una tappa breve: solo 21km. Ho superato i primi 200 km del cammino (chissà di preciso quanto ho percorso: ogni guida, mappa e cartello propone sempre una distanza diversa!). 
Per la prima ora di cammino avevo male ai piedi e alle spalle, poi sono andato avanti tranquillo, anche quando è uscito il sole. Ormai il mio corpo si sta abituando al peso dello zaino e alla fatica del cammino. Spero che continui così.
Tra pellegrini ci conosciamo quasi tutti: mentre si cammina o durante le soste ci si saluta, si chiacchiera, si ride e si scherza. 

Arrivati a Santo Domingo siamo entrati nel rifugio che ci ospiterà questa notte: bello, grande, nuovo, funzionale. In giardino c'è una voliera con galli bianchi. Ho aspettato il mio turno (ero in numero 44) nel salone insieme a tutti gli altri. Gli albergatori ci hanno offerto anguria, pane e salame e vino rosso. 

Ore 15.30 Maledetti galli! Continuano a cantare! Non si riesce a dormire!




mercoledì 17 luglio 2013

Logrono - Najera

17 luglio

Oggi erano 31 km. Per questo mi sono svegliato presto. Alle 5.15 ero già pronto a partire insieme a Benedetto. Gli altri volevano dormire un po' di più.

Siamo usciti da Logrono che era buio, abbiamo visto il gioco dell'oca sul piazzale della cattedrale e ci siamo immersi nel parco. Lì abbiamo incontrato il banchetto di Marcellino, pellegrino storico del Cammino, che, dopo averci timbrato la credenziale, ci ha detto che solo una ragazza era passata prima di noi. Eravamo tra i primi! Wow!

Abbiamo tirato i primi 11 km, fino a Navarrete, senza fermarci. Nel paese abbiamo fatto una breve sosta e poi via ancora veloci intanto che non faceva ancora caldo. Abbiamo camminato costeggiando l'autostrada fino a Ventosa, dove ci siamo fermati per uno spuntino. Poi il percorso proseguiva fiancheggiando infiniti filari di viti sotto il sole ormai alto in cielo. Proprio un bel paesaggio, soprattutto se confrontato con il giallo dei campi di grano incontrati nei giorni scorsi.
Gli ultimi chilometri sono stati faticosi: sentivo le gambe che cominciavano a cedere e i piedi che facevano male. Come se non bastasse, in alcuni tratti, le scarpe sprofondavano nel fango diventando ancora più pesanti. 

Siamo arrivati a Najera per le 12.30, tra i primi. La città è molto carina: si sviluppa sotto uno sperone di roccia, ci sono servizi di ogni tipo e la parte vecchia è caratteristica. 
Benedetto ha proseguito fino al paese successivo, mentre io mi sono messo in coda in attesa dell'apertutra dell'Albergue Municipal. Gli albergatori ci hanno accolto con acqua fresca, biscotti e tanta simpatia.

martedì 16 luglio 2013

Los Arcos - Logrono

16 luglio 

Stamattina ci siamo svegliati presto (alle 5.30), perchè la tappa di oggi era abbastanza lunga (28 km). Appena partiti mi sono accorto di aver dimenticato il bastone. Sono tornato indietro e ho percorso i primi chilometri da solo. Pian piano ho ragginto Fran, A. e R.

Abbiamo fatto una pausa a Sansol (7 km) e una a Torres del Rio (8 km) e poi dritti a Viana (19 km) per la strada chiamata rompepiernas (spaccagambe) su e giù per le colline coltivate e vigneti. Meno male che per la maggior parte del tempo il cielo è stato coperto!
A Viana, nella piazza centrale, ci siamo fermati a mangiare qualcosa, si è unita a noi N. e siamo ripartiti per gli ultimi 9,5 km. Ormai la stanchezza cominciava a farsi sentire, i muscoli delle gambe tiravano e faceva caldo. Dopo un'altra pausa, all'ingresso di Logrono, siamo passati dalla casa della senora Felicia, dove abbiamo timbrato la credenziale e fatto una scopacciata dei frutti sugli alberi. La città è grandissima in confronto ai paesini microscopici che abbiamo passato fin'ora ed è la prima della regione La Rioja, famosa per il vino. Merita una visita. 

Abbiamo occupato gli ultimi posti dell'Albergue municipale e ci siamo riposati perchè eravamo stanchi morti. Noi cinque siamo proprio fortunati: alcuni pellegrini zoppicano già da qualche giorno, altri hanno importanti tendiniti, alcuni fanno fatica a fare le scale... noi invece, per il momento, riusciamo ancora a camminare bene senza particolari problemi.

Per cena stiamo mangiando le tapas in un bar mentre fuori diluvia.


Estella - Los Arcos


15 luglio

Stamattina la sveglia era puntata per le 6:00 ma il nostro vicino di letto, quando si è svegliato verso le 5:00, ha fatto cosí rumore che mi sono svegliato anche io.

Oggi tappa facile di 21 km e tempo bellissimo.
Pochi chilometri dopo la partenza abbiamo incontrato due svedesi, che ci hanno fatto compagnia fino a destinazione. Parlavano inglese (e svedese, ovviamente) e per me è stato molto complicato parlare. 

Alle 7.10 siamo passati dalla fuente del vino di Irache: è stato particolare bere un sorso di vino rosso dal rubinetto!
Abbiamo fatto la prima pausa ad Azqueta e la seconda a Villamayor de Monjardín, prima di percorrere gli ultimi 12km di solitudine tra campi di grano sotto il sole cocente.

A Villamayor ho visitato la Chiesa romanica: vuota, buia, fresca, con la luce accecante che proveniva solo da una finestra sottile in fondo. Appena entrato non vedevo nulla. Quando gli occhi si sono abituati ho potuto gustare la bellezza della semplicità e dei giochi di luce di quel luogo. È quello che ho vissuto in questa giornata: l'eccitazione accecante dell'inizio e quella di Pamplona sono sfumate. Ora mi trovo davanti la semplicità di tanti giorni uguali, mi trovo davanti a me stesso, pronto a gustare le profondità del mio cuore.

L'ultimo tratto non finiva più. Non è stato particolarmente faticoso ma era tutto uguale. Ho camminato un po' da solo, poi ho incontrato altri italiani, un'americana dell'Alaska.... abbiamo condiviso tutti insieme la sosta su una panchina all'ombra.

Alla fine per le 13.00 siamo arrivati a Los Arcos, al rifugio municipale. Mentre mi riposavo sul letto ho ascoltato i racconti degli altri pellegrini nella camerata: è proprio vero che nessuno intraprende un cammino come questo senza un motivo!

Con alcuni italiani ho fatto un giro in centro: cioè ci siamo seduti al primo bar a mangiare qualcosa e a chiacchierare del cammino e delle nostre vite.



domenica 14 luglio 2013

Puente de la Reina - Estella

14 luglio 2013

Sono stato da solo fino al puente de la Reina (pochi metri dal rifugio). Qui ho incontrato il mio compagno di viaggio di oggi. Spagnolo, anzi della Galizia, e per la precisione di Santiago de Compostela, insegnante di sostegno delle scuole superiori, esperto in botanica e giardinaggio... Ho camminato con lui per i 24km della tappa odierna, parlando in un misto di inglese, italiano, spagnolo cercando di capire e di farmi capire.
Siamo andati veloci: abbiamo fatto solo tre brevi soste: a Cirauqui (7,5km), al ponte medievale sul Rio Salado (oh, è un fiume veramente salato!) e a Villatuerta (18,5 km). Con un ultimo sforzo, sotto il sole di mezzogiorno, abbiamo raggiunto Estella.
Abbiamo fatto la fila per prendere posto al rifugio municipale. Quante persone note, semplicemente incrociate o conosciute durante il cammino: il ragazzo italiano con una tendinite al piede, Carolina, la ragazza canadese, l'italiano con il brasiliano, i due della corea del Sud, l'australiano che avevo incontrato sul treno per St-Jean,...

Dopo la doccia e il bucato siamo andati al bar della stazione a mangiare un bocadillo con frittata e salamino piccante.
Poi a casa per un breve pisolino.

Ora tutti stanno cenando. Il tempo sta diventando brutto e sembra che possa iniziare a piovere da un momento all'altro. Io aspetto Fran: dobbiamo cenare insieme ma non so dove sia.

Ore 22.00. Finito di mamgiare. Ho preparato la pasta al sugo. Troppo dura per Fran. Ci credo: in spagna la mangiano stracotta e la mettono nell'acqua subito appena accendono il fuoco! Di secondo abbiamo mangiato mezzo peperone e mezzo pane ai cereali proveniente da Saragozza.

Se domani non avete niente da fare, tra le 7.00 e le 8.00, potete vedermi passare alla fuente del vino, di Irache, a pochi chilometri da qui, accedendo alla webcam su www.irache.com.

sabato 13 luglio 2013

Cizur Menor - Puente de la Reina


Ieri sera sono andato a letto alle 21.00 e ho dormito di sasso fino alle 6.00, quando ci siamo svegliati tutti. 

Quando siamo partiti, il cielo non era limpido ma sembrava che la perturbazione di ieri sera si fosse spostata verso Pamplona. Invece, appena iniziata la salita dell'Alto del Perdon, ha iniziato a piovere. Non ha piovuto molto e nemmeno per molto tempo. 
Arrivati in cima, il cielo era già diventato sereno. Dall'alto si poteva vedere, oltre all'ottimo paesaggio, da una parte tutto il cammino fatto dai Pirenei, dall'atra la strada da compiere. Suggestivo vedere il monumento ai pellegrini che si vede in tutte le guide. 

Quanto ho rimpianto, lungo il percorso di oggi, i compagni di viaggio dei giorni scorsi. Ho camminato per la maggior parte del tempo con due italiani ma poi loro hanno proseguito, come molti altri. Penso che questa sia, per me, una tappa di passaggio prima di conoscere altra gente. È comunque bello vedere gruppetti di persone, che si sono conosciute solo da qualche giorno, aspettarsi, programmare insieme, comportarsi come se fossero amici di lunga data.

Dopo 19 km dalla partenza sono arrivato a Puente della Reina. Mi sono fermato al rifugio dei padri Redentoristi. Passeggiando per il paese ho ammirato altri luoghi simbolo del cammino quali la chiesa del Crocifisso e il Puente de la Reina.

Sono andato a Messa. Una bella messa con tanta gente, cantata, con un battesimo. 

Ho cenato insieme a un italiano di Pavia che sta facendo il cammino in bicicletta per la quinta volta. Mi ha spiegato tutte le cose curiose che si incontrano lungo la strada, mi ha indicato gli ostelli e i ristoranti migliori. Mi ha raccontato la storia del ritrovamento della tomba di San Giacomo. Tornati nell'albergue ci siamo salutati facendoci gli auguri di buen camino e siamo andati a dormire.

venerdì 12 luglio 2013

Pamplona - Cizur Menor

Encomienda Sanjuanista - Cizur Menor

Questa notte a Pamplona non sono riuscito a riposare per niente! Avrò dormito mezz'ora. Ho ricominciato a girare, alle 5.00 ho guardato che venivano pulite le strade e poi, ormai esausto, mi sono messo fuori dalla Plaza de Toros in attesa.

Ho visto l'Encierro dal terzo anello dell'arena. Visuale perfetta per l'ingresso dei tori e dei corridori. Purtroppo nella corsa di oggi un uomo è stato incornato in modo orribile. Dopo aver visto quella scena non avevo più voglia di vedere la fine della corsa. L'ultimo toro ha faticato molto a entrare nel recinto. Avevo paura che facesse del male a qualcun'altro.
Come se non bastasse, subito è iniziato il Rodeo con i torelli. Che ansia! Me ne sono andato prima che finisse. Appena fuori, il pronto soccorso stava prendendosi cura del ferito più grave (ancora adesso non so se è sopravvissuto o se è morto). Sono rimasto così impressionato che fatto il giro largo per non ripercorrere le strade dell'Encierro, sono andato a prendere lo zaino e mi sono incamminato.

Tappa breve: 5km sotto il sole, attraversando la periferia di Pamplona fino a Cizur Menor. Si sentiva la fatica dovuta alla stanchezza e al fatto che ieri non ho mai tolto le scarpe. Comunque alle 10.30 sono arrivato. 
Ho preso alloggio nel rifugio Encomienda Sanjuanista dell'Ordine di Malta. È fatto di due edifici: uno è una chiesa con dei materassi in terra, l'altro sembra una casa privata con cucina, due bagni e una camerata. Io sono in quest'ultimo. 

Ho sfruttato questo pomeriggio per lavarmi, lavare, dormire e raccogliere i pensieri. Pur essendoci altri pellegrini, anche italiani, oggi preferisco stare da solo a recuperare le forze, a riflettere sull'esperienza di Pamplona, a pregare e a riconcentrami sul cammino.
Messa, cena e a nanna! Nel frattempo il cielo si è annuvolato e ha iniziato a piovere.

Trinidad de Arrre - Pamplona



Pamplona, 11 luglio 2013 ore 6.30
Ci siamo svegliati alle 4.00 per andare a vedere l'Encierro de Toros a Pamplona. Eravamo in quattro: Carlo, Nicola, Roberto ed io. Era ancora buio e i bus portavano a casa persone in pamplonica che avevano passato la notte alla Fiesta.

In un ora abbiamo percorso i 4,8 km che ci separavano da Pamplona. L'ingresso in città ci ha colto di sorpresa: strade piene di gente, per lo più ubriaca; musica alta; spazzatura dovunque... e noi quattro con zaini e bastoni a farci largo per raggiungere il deposito zaini. Mentre passavamo tutti ci salutavano, ci offrivano da bere, si mettevano a chiacchierare con noi in tutte le lingue...

L'ENCIERRO DE TOROS 

Encierro de Toros 11 luglio 2013
Alle 6:00 eravamo pronti per vedere l'Encierro. Abbiamo provato un paio di postazioni, alla fine siamo riusciti a salire su un balcone di un ripostiglio proprio alla curva de la Estafeta (nel prezzo era compresa anche la colazione). Alle 7.50 i corridori hanno cominciato a sfilare per il percorso in attesa dell'arrivo dei tori. Alle 8.00 in punto il primo razzetto segnava l'inizio dell'Encierro. A seguire il secondo botto annunciava che tutti i tori erano usciti dal recinto. Arrivavano. Anche noi che eravamo sul balcone sentivamo l'adrenalina salire nell'attesa. La gente nel percorso comincia a guardarsi indietro, nervosa, pronta per scattare... alla fine ecco arrivare i tori di corsa infilando a tutta velocità Calle de la Estafeta. La gente si sposta, cade, qualcuno si schianta con forza contro lo stipite della porta del n1. I tori passano circondati dai corridori in festa... Terzo colpo: i tori sono nell'arena; quarto: l'Encierro è finito e la folla esplode in un urlo di festa. Tutto si è svolto in 4 minuti. 

Molti ci vanno per orgoglio sperando di mostrarsi coraggiosi. Molti scoprono che non sono coraggiosi affatto; ma almeno ci sono andati. Non c’è assolutamente niente da guadagnare, tranne la soddisfazione interiore di esser stati nell’arena con un toro; il che è di per se stesso qualcosa che chiunque l’abbia fatto non dimentica più. (E. Heminguay, Morte nel pomeriggio)

Siamo scesi e ho salutato gli altri: ripartivano. Ora sono a Pamplona a godermi la festa, da solo. Ho con me un sacchetto di plastica con k-way, felpa e carta igienica. Viva san Ferimin!

LA FIESTA

Dopo l'Encierro, ho girato la città. Non c'era niente di particolare, se non un sacco di gente con in mano un bicchiere da 0,75 di Sangria; tre o quattro bande musicali che suonavano contemporaneamente per le strade; in ogni angolo artisti a di tutti i tipi... 

Dopo pranzo mi sono fatto un pisolino sotto un albero, svegliandomi alle 15.30 solo per riaddormentarmi in un altro parchetto.

LA FIERA DE TOROS


Pamplona - corrida

"La prima volta che andai a una corrida mi aspettavo di rimanere inorridito e forse nauseato da ciò che mi avevano detto sarebbe accaduto ai cavalli. Tutto quello che avevo letto intorno all’arena insisteva su questo punto; la maggior parte di coloro che ne scrivevano condannavano le corride come una stupida faccenda brutale, ma anche coloro che ne parlavano bene, considerandole dal punto di vista spettacolare e come esibizione di abilità, deploravano l’uso dei cavalli con tono di scusa. L’uccisione dei cavalli nell’arena era considerata insostenibile. Ritengo che da un moderno punto di vista morale, vale a dire da un punto di vista cristiano, l’intera corrida sia insostenibile; c’è senza dubbio molta crudeltà, c’è sempre pericolo, sia voluto che inaspettato, e c’è sempre la morte, e non intendo tentare di sostenerla ora, ma soltanto di raccontare onestamente la verità che ho scoperto a questo proposito. Per far questo, devo essere assolutamente sincero, o tentare di esserlo, e se coloro che leggeranno questo libro decideranno con disgusto che è scritto da qualcuno privo della loro finezza di sensibilità, non mi resta altro da fare che ammetterlo per vero. Ma chiunque legga queste pagine può formulare con fondatezza un simile giudizio soltanto quando, sia uomo che donna, abbia visto le cose di cui si parla e conosca veramente quali sarebbero le sue reazioni ad esse."
(H. Heminguay, Morte nel pomeriggio)

Alle 17.30 è ricominciata la Fiera de Toros. Con tutta la città, ho seguito la banda, dal palazzo del Comune fino alla Plaza de Toros. Sono riuscito a trovare un biglietto per la corrida. Ho visto cinque tori. Non è uno spettacolo che fa per me, ma quello che accade nell'arena che ha quel non so che di primordiale e affascinante, quasi un rituale che va a toccare alcune corde del nostro essere uomini: ha a che fare con la paura, la natura potente da dominare, l'uomo che vince la natura, il pericolo, la morte, l'onore,... Durante la corrida, un matador, Iván Fandiño, è stato colpito ma, dopo un momento, ha continuato. 
Mentre i tori combattevano e morivano nell'arena, sugli spalti la gente condivideva la merenda al sacco portata da casa (con tanto di borsa termica), ci si lanciava sangria, si cantava e si ballava sulle note delle due bande musicali presenti.

L'ENCIERRILLO Alle 22.00 sono andato a vedere l'Encierrillo: mentre calava la luce e si creava l'unico suggestivo momento di silenzio della giornata, i pastori hanno accompagnato i tori di domani fino al recinto da, dove partirà l'Encierro. 


LA NOTTE Ho assistito al migliore spettacolo di fuochi artificiali che abbia mai visto. Una cosa straordinaria! Al termine é scoppiata la festa. La Plaza de Castillo si è trasformata in una discoteca all'aperto. Eravamo così tanti che non si riusciva a passare. Alle 2.00 il dj ha chiuso e sono ripartite le bande e gli artisti di strada. Gli ubriachi non si contano più; le vie sono piene di spazzatura, bottiglie e bicchieri, di vetro e di plastica; le strade sono appiccicose. Che schifo! La festa si sta spostando nelle vie laterali. 
Sono appena stato a vedere i tori: non dormono e scalpitano nervosi. Ci credo. Con tutta questa confusione!

Ore 3.00 Mai vista una festa così: non finisce mai! Adesso sono una panchina e tento di riposare almeno qualche ora. Da Pamplona per oggi è tutto. Buona notte!


mercoledì 10 luglio 2013

Zubiri - Tirinidad de Arre

Arrivo a Trinitad de Arre
Pronti, partenza, via... alla prima curva, mentre parlavamo, Carolina, Carlo e io siamo finiti in una strada chiusa. -.-'

Oggi tappa breve: 18 km. All'inizio siamo passati attraverso una zona industriale; poi il cammino si è srotolato per le dolci colline della Navarra tra boschi e campi di grano. A Larrasoana ci siamo ritrovati con gli altri amici italiani e abbiamo fatto la strada insieme fino alla nostra meta. Carlo ed io ci siamo fermati, loro hanno proseguito.

Abbiamo preso posto in un rifugio molto bello, con un giardino interno e una chiesetta... siamo stati i primi ad arrivare, a mezzogiorno. Velocemente abbiamo fatto la doccia, lavato i panni e, in autobus, ci siamo recati a Pamplona per farci un'idea della festa di san Fermin.

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio al chiuso
Encierro
Tutti, me compreso, erano vestiti con la pamplonica. Impressionante vedere tutta la città in festa nelle piazze, nelle strade, nei bar... chi danzava, chi suonava, chi mangiava, chi beveva... abbiamo visto il percorso dell' Encierro de toros: domani mattina vogliamo andare a vederlo. Abbiamo ripercorso l'Encierro di oggi cercando di individuare i luoghi delle immagini che questa mattina tutte le tv dei bar trasmettevano. Per pranzo ci siamo bevuti un bicchiere di sangria.

"La fiesta era proprio cominciata. Sarebbe durata, giorno e notte, per una settimana. Sarebbero continuate le danze, sarebbe continuato il bere, non sarebbe cessato il rumore. Le cose che accaddero potevano accadere solo durante una fiesta." (H. Hemingway, Fiesta)

Siamo tornati all'Albergue per le 17.00 molto stanchi: chissà quanti chilometri abbiamo fatto camminando per Pamplona!

Per cena abbiamo mangiato: di primo pasta al sugo preparata da due spagnoli, di secondo pasta al sugo preparata da noi.

Per finire la giornata abbiamo bevuto una birretta in giardino insieme a Roberto e Nicola. 

Zubiri - Trinidad de Arre (EN)

Arrival at Trinidad de Arre
Ready, steady, go... at the first curve, while we were speaking, Carolina, Carlo and me ended in a closed road. -.-'

Today short stage: 18 km. At the beginning we passed through an industrial area, then the walk unrolled in the Navarra's pleasant hills between woods and wheat fields. At Larrasoana we met with other italian friends and walked together until our destination. Carlo and I stopped, they continued.

We chose a place in a very beautiful refuge with an internal garden and a small church... we have been the first arrived, at midday. We quickly had a shower, washed the garments and by bus we went to Pamplona to have an idea of the St. Fermin's Feast.

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio al chiuso
Encierro
Everybody, me included, was wearing the Pamplonica. It was impressive to see all town celebrating in squares, streets, bars, people dancing, singing, eating, drinking... we saw the way of the Encierro de toros: tomorrow morning we want to return and see it. We passed through today's Encierro trying to find placxes and images that all TVs in the bars trasmitted. At lunch we had a glass of sangria.

"The fiesta was really started. It kept up day and night for seven days. The dancing kept up, the drinking kept up, the noise went on. The things that happened could only have happened during a fiesta." (E. Hemingway, The sun also rises)

We want back at the Aubergue at 5.00 p.m. very tired; goodness knows how many kilometers we did walking in Pamplona!

For dinner as first course we had pasta with tomato sauce prepared by two Spanish, as second course we had pasta with tomato sauce prepared by us.

To finish the day we had a little beer in the garden with Roberto and Nicola.

Transalted by T. Lancellotii

martedì 9 luglio 2013

Roncisvalle - Zubiri

Boschi verso Zubiri


Stamattina, quando mi sono svegliato, ero molto arzillo: fresco, senza dolori, pronto per affrontare una tappa molto meno impegnativa di quella di ieri. L'illusione è durata poco, infatti già al terzo chilometro la fatica e il dolore alle spalle hanno cominciato a farsi sentire con prepotenza. Flavio è andato avanti, mentre Carlo e io ci siamo dovuti fermare più di una volta a riposare. Il cammino di oggi era immerso nei boschi: tanti suoni, profumi e colori. Anche i paesini che abbiamo incontrato erano molto caratteristici. 

Gli ultimi tre chilometri sono stati importanti: ho cominciato a pensare e ho accelerato, distanziando Carlo. Quando il corpo comincia ad abituarsi e non soffre troppo, quando la mente non è più presa dall'euforia degli inizi, ecco che i pensieri escono a valanga e le ferite del cuore si aprono.

Tra salite e discese, a mezzogiorno, siamo giunti a Zubiri, dove, già da un'ora, ci aspettava Flavio, per salutarci e poi proseguire.

Io e Carlo abbiamo preso posto nell'ostello municipale, ci siamo sistemati e siamo andati a mettere i piedi nella fresca acqua del fiume. Quale sollievo! Abbiamo tutto il pomeriggio per recuperare, in attesa della cena. Cucineremo pasta al sugo (sperando che il "tomate frito" che abbiamo comprato al supermercato sia veramente sugo pronto).

Ore 22.10.
Sto andando a dormire. Oggi pomeriggio non sapevo più come occupare il tempo: sono arrivato molto presto e, terminate le cose da fare, mi stavo annoiando. Grazie a tutto questo tempo a disposizione, ho cominciato veramente a conoscere i pellegrini che viaggiano con me. Ho conosciuto tre preti italiani, Donatella e Alberto di Milano, Ursula dall'Austria. Abbiamo celebrato la messa e abbiamo cenato insieme, condividendo le cose che avevamo. Prima di andare ognuno nel proprio dormitorio: foto di gruppo, a cui si sono aggiunte altre persone. Vado a letto contento: è solo il secondo giorno di cammino eppure sembra di conoscere queste persone da una vita. Incredibile!

Roncisvalle - Zubiri (EN)

Woods towards Zubiri
This morning, when I woke up, I was very lively: rested, no pain, ready to face a stage much less comlicated than yesterday's one. The illusion lasted for short time, in fact, already at the third kilometer, weariness and shoulders ache started strongly. Flavio went on, while Carlo and me had stop more than once to have some rest. Today's walk was deep in the woods: many sounds, scents and colors. Also the small villages we passed through were very characteristic.

The last three kilometers have been very important: I started thinking and I accelerated, puting a distance between me and Carlo. When the body gets used to it and does not suffer too much, when the mind is not blocked by the beginning's euphoria, thougts flow like an avalanche and the heart's injuies open.

Between ascents and descents, at midday, we arrived in Zubiri, where Flavio had been waiting for us for one hour to say hello and then continue. 

With Carlo we took a place in the municipal hostel, we settled our things and then we went to put our feet in the river's fresh water. What a relief! We have the whole afternoon to recover, while waiting for dinner. We will cook pasta with tomato sauce (hoping that the "tomate frito" that we bought at the supermarket is a real ready to use tomato suce).

22.10 p.m. 
I am going to sleep. This afternoon I did not know how to spend my time. I arrived very early and after, having finished the things to do, I was getting bored. Thanks to all this available time, I started to really know the pilgrims that travelled with me. I met three italian priests, Donatella and Alberto from Milan, Ursula from Austria. We officiated the mass and we had dinner together sharing the things we had. Before each one went to its dormitory: group photo with other people that joined us. I go to bed satisfied: it is only the second day of walk, nevertimeless it seems I've known these people for an entire life. It's incredible!

Translated by T. Lancellotti

lunedì 8 luglio 2013

Saint-Jean-Pied-de-Port - Roncisvalle

Pirenei
Come è complicato avvolgere il sacco a pelo alle 5.30 di mattina! Nonostante tutto alle 6.20 Carlo, Flavio ed io eravamo fuori dall'albergo pronti per partire. La prima tappa: dalla Francia alla Spagna attraverso i Pirenei, 25 km, 1300 m di dislivello in salita e 550 in discesa.

Bel tempo... si poteva già immaginare, nonostante il fresco della mattina, l'insolazione che avremmo preso in giornata. Mentre salivamo i Pirenei si vedevano le valli coperte di nebbia... uno spettacolo meraviglioso, non meno del paesaggio che abbiamo ammirato qualche ora dopo dalle cime.

Per i primi 15 km, anche se in salita, è andato tutto bene: eravamo entusiasti! Abbiamo parlato, salutato tutti, fatto foto, fermandoci continuamente a sistemare le cinghie dello zaino... Dopo la Fontana di Rolando, prima di giungere al punto più alto della tappa (1410 m), è cominciata la fatica e il cammino si è fatto più solitario e concentrato.

"EVITARE di scendere dritto per la difficile pista nella foresta" diceva la guida della tappa... e noi, senza nemmeno accorgercene, siamo scesi proprio da lì. Una discesa ripidissima e un mal di gambe, ginocchia, spalle, piedi... ci hanno fatto rimpiangere la salita. Ma il Basajaun, lo spirito protettore che dalla notte dei tempi vigila sulle montagne basche, ci ha permesso di arrivare a Roncisvalle per le 14.00, sani e salvi.

Abbiamo preso il nostro letto nell'Albergue, fatto la doccia e goduto il meritato riposo.

Questa sera al ristorante abbiamo fatto una grande tavolata di pellegrini: Caroline (Londra), Jill (Francia) e Anya (Polonia), Augustine e Armando (Spagna), Carlo, Flavio e io. Prima di tornare nell'Alberge, mi sono fermato in chiesa a ricevere la benedizione del pellegrino (molto suggestiva), alla quale è seguito un concerto di chitarra classica.

Il Vangelo continua a segnare i miei passi nell'attesa di un incontro "Se riuscirà anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata" (Mt 9,21)

Saint-Jean-Pied-de-Port - Roncisvalle (EN)

Pyrenees

How difficult it is to wrap up the sleeping-bag at 5.30 a.m.! Notwithstanding this, at 6.20 a.m. Carlo, Flavio and me are ready to leave. First stage: from France to Spain through the Pyrenees, 25 km, 1300 m gradient ascent and 550 descent.

Nice weather... apart from the fresh in the morning, we could imagine the sun-stroke we would suffer during the day. While ascending the Pyrenees we could see the valleys covered by the fog... a wonderful scene, not inferior compared to the landscape we had amired few hours before from the summits.

In the first 15 km, even though ascending, everything went well: we were enthusiastic! We spoke, greeted everybody, took photos, stopped comntnuously to regulate the backpack straps... After Roland's Fountain, before reaching the highest point of the stage (1410 m), weariness started and the walk has become more lonely and concentrated.

"AVOID to go down straight through the difficult track in the wood" suggested the stage guide... and without realising it, we went down right from there. It was a very steep descent causing pain to legs, knees, shoulders, feet... we regretted the ascent. But the Basajaun, the protecting spirit that from ancient times watches over the basque mountains, let us arrive at Roncisvalle at 2 p.m. safe and sound.

We got our bed at the Auberge, took a shower and enjoyed the deserved rest.

This evening at the reataurant there was a gret table of pilgrims: Carline (London), Jill (France), Anya (Poland), Augustine and Armanddo (Spain), Carlo, Flavio and me. Before returning at the Aubergue I stopped by the church to get the pilgrim's blessing (very evocative) that has been followed by a classic guitar concert.

The gospel keeps on marking my steps while waiting for an encounter "If I may but touch his garment, I shall be whole." (Mt 9,21)

Translated by T. Lancellotti

domenica 7 luglio 2013

Lourdes - Saint-Jean-Pied-de-Port

Grotta di Lourdes
Stamattina sveglia alle 6.00, se di sveglia si puó parlare: ho dormito poco e male. Manuel invece si è svegliato solo una volta... e ne ho approfittato per addormentarmi io.

Messa alla grotta alle 6.45 e poi a visitare i luoghi di Bernardetta.

I testi della preghiera di oggi mi svelano il senso del cammino che mi attende:


"non portate borsa, né sacca, né sandali(Lc 10,4) 

Questa è la mia condizione alla partenza. Non ho nulla se non le quattro cose che porto nello zaino. Non sono nessuno, chi mi incontra non mi conosce, non conosce la mia storia: sono solo un pellegrino. Guardandomi allo specchio, anche io faccio fatica a riconoscermi: per questo viaggio mi sono tagliato i capelli a zero. Ricomincio da zero col desiderio di lasciarmi trasportare, Signore, dalla tua Parola, di non confidare in nient'altro se non in Te.

"Cerca nel tuo cuore ciò che è gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il cuore. Temi che perisca perché frantumato? Sulla bocca del salmista tu trovi questa espressione: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50, 12). Quindi deve essere distrutto il cuore impuro, perché sia creato quello puro." (s.Agostino)
Parto con il cuore spezzato da tante cose, ho paura di donarmi, di aprirmi ancora. Fa', o Signore, che in questo cammino possa aprirmi a Te, l'unico che può ricostruire il mio cuore e la mia vita.


Interrupcion de las Circulaciones Ferroviarias

Alle 11.00 ho salutato Manuel e mi sono recato in stazione per prendere il treno delle 12.23 per Bayonne e... sorpresa! Causa alluvione il servizio era interrotto. Meno male che c'era a disposizione un Bus di collegamento alle 14.30 (!!!). Le due ore di attesa da solo sono state mooolto lunghe, trascorse tra la sala d'aspetto della stazione e il bar vicino. Ogni volta mi alzavo e tornavo indietro perché avevo dimenticato il cappello, e tornavo indietro ancora perché avevo lasciato il bastone... Almeno ho cominciato a rendermi conto di quello che possiedo.

Sul pullman ho dormito.

Alle 17.30 sono arrivato a Bayonne e alle 18.00 ho preso il trenino per Sanit-Jean... quasi tutti pellegrini per Santiago. Non me ne aspettavo così tanti! Bello riconoscersi dallo zaino e scambiarsi saluti, informazioni, consigli...  Il viaggio è stato il piú lungo di sempre: quasi 2 ore a 20 km/h, non arrivavamo più.

Durante il viaggio ho incontrato e conosciuto Flavio e Carlo, a St-Jean, con loro, ho trovato un albergo. Pizza, doccia, ufficio informazioni ed eccomi qui a scrivere. Domani si comincia a camminare!