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lunedì 24 luglio 2017

10 cose da fare a Reykjavik

24 luglio

Dopo due giorni non previsti a girare per Reykjavik, ecco, tra le tante, le 10 cose più interessati che abbiamo fatto/visto nella capitale dell'Islanda.

- Il giardino delle sculture di Einar Jònsson, le cui opere nere raccolgono con delicatezza e profondità tradizioni cristiane e islandesi.



Hallgrimskirkja, la chiesa più grande d'Islanda. Già dal nostro arrivo lunedì, con i suoi 74,5 metri di altezza, è stata il punto di riferimento per il nostro orientamento. La facciata ripropone in cemento armato le colonne laviche di basalto che si trovano a Reynisfjara, nell'Islanda sud-occidentale. Davanti alla Chiesa la statua di Leifur Eiriksson ci racconta la storia sconosciuta della scoperta dell'America, quattro secoli prima di Cristoforo Colombo.



- Harpa, la sala concerti. Costruita nel 2011, in mezzo ai cantieri che a breve ridisegneranno il waterfront di Reykjavik, è un simbolo della nuova crescita economica della città.



- Il National Museum of Iceland istruisce sulla storia del paese che ci ospita. E' una storia ricca ma di periferia rispetto alla storia del mondo che conosciamo noi italiani. Mi ha colpito la parte sui primi coloni e sul forte legame con questa terra così diversa dalle altre. Interessante anche la storia moderna dalla povertà al boom economico e turistico degli ultimi anni.

- La mostra "Prospettive" della Culture House penetra nella storia del popolo islandese e ne fa emergere il modo di pensare, di immaginare, di credere degli abitanti di questa terra. Si comincia al piano superiore con il rapporto tra l'uomo e la natura per continuare poi con l'idea del focolare domestico e le rappresentazioni del mondo esterno (dalle prime mappe dell'Islanda a Google Earth); poi la religione e l'anima, i mostri, l'uomo e gli animali, la storia... tutto molto interessante.

- The Volcano House. Per giorni la loro presenza ci ha accompagnato nei panorami contemplati, nelle indicazioni di alletra ad ogni bivio del sentiero e nella terra che abbiamo calpestato. Approfondire la storia, soprattutto recente, dei vulcani islandesi, però, ci ha interrogato molto sul rapporto tra l'uomo e la natura. Tre cose mi hanno impressionato: l'eruzione dl vulcano Hekla del 2000 è stata prevista solamente un'ora prima del suo verificarsi; nella notte del 23 gennaio 1973 nell'isola di Heimaey, proprio dietro al paese, improvvisamente è nato un vulcano; la reazione degli islandesi a questi fenomeni naturali distruttivi e devastanti, che si ripetono ogni quattro o cinque anni, è esemplare: si danno da fare, puliscono, ricostruiscono, seminano... Una forza della natura così imprevedibile e dirompente fa parte della vita degli islandesi, del loro modo di pensare e di intendere la vita.
A questo proposito consiglio un'articolo di V. Croft, Come visitare l'Islanda mi ha aiutato ad accettare la mia ansia, il cui titolo già dice molto su cosa possiamo imparare dall'Islanda e dai suoi vulcani.

Kolaportid Flea Market, il mercatino delle pulci di Reykjavik. Vendono di tutto: dalle cose più comuni come i libri usati o gli occhiali da sole; alle cose più tipicamente islandesi come gli oggetti fatti di pietra lavica e i tradizionali maglioni fatti a mano. In questo luogo abbiamo assaggiato il Hàkarl. lo squalo putrefatto, tipico della cucina islandese, dall'odore disgustoso e il sapore forte di ammoniaca. 

Aurora Reykiavik, il museo dell'aurora boreale in Islanda con dettagliate spiegazioni sull'origine di questo straordinario fenomeno e sul modo per osservarlo. Un invito a tornare in inverno.



- Tra i tanti chioschi di hot dog, che si trovano dovunque nella capitale, abbiamo scelto più di una volta il Baejarins Bestu, il migliore d'Islanda e, forse, addirittura del mondo. Buono ed economico. 

- Per non perdere l'abitudine abbiamo camminato lungo la Sculpture & Shore Walk, la passeggiata lungo la costa nord di Reykjavik, dal porto vecchio a ovest al porto turistico a est. Per la prima volta, dopo una settimana in Islanda, abbiamo visto il sole, che illuminava in un modo nuovo le montagne incontaminate e le isole a nord. 

venerdì 21 luglio 2017

Botnar/Emstrur - Þórsmörk (15 km)

21 luglio


Oggi ci siamo svegliati ed eravamo a pezzi: è uscita tutta la fatica di due giorni fa. Siamo stanchi. Io penso di avere la febbre: le ginocchia sono deboli e ho i brividi di freddo, anche se il tempo, tutto sommato è bello. Non piove e il vento non è forte. Al papà si è gonfiata la mano dopo la caduta di mercoledì e ha un piede dolorante. Con poca voglia ci siamo messi in cammino.

La tappa era semplice, nonostante le continue ripide salite e le discese. Ci hanno tenuto compagnia la fuliggine e la lava dell'eruzione del 2010 dell'Eyjafjallajökull; i cartelli che, dovunque, spiegavano come comportarsi in caso di eruzione improvvisa del vulcano Katla e gli scenografici canyons del fiume glaciale Forex-Emstruà. Le condizioni meteo ci ha permesso di prendere la camminata con più calma: ci siamo fermati a riposare, a raccogliere qualche pezzo di lava da portare a casa di ricordo...

Man mano che ci avvicinavamo a Þórsmörk, era sempre più chiaro che quella di oggi sarebbe stata l'ultima tappa del nostro cammino.
Abbiamo guadato l'ultimo fiume, incrociando ancora una volta i nostri amici italiani e ci siamo addentrati per gli ultimi tre chilometri, nei boschi di Þórsmörk. Ancora salite e discese: non arrivavamo più. Dall'alto il panorama offriva una vista incredibile sui vulcani Eyjafjallajökull e Katla, ricoperti dai rispettivi ghiacciai.

Finalmente alle 14.30 abbiamo raggiunto Þórsmörk. Lì ci siamo riposati e abbiamo atteso il pullman della Reykjavik Excursions, che ci avrebbe portato nella capitale. Il Laugavegur era finito.


Il primo pullman su cui siamo saliti ci ha portati, attraversando fiumi e percorrendo incredibili sterrati, fino alle cascate di Seljalandsfoss. Non so come sia riuscito ma ho dormito per tutto il viaggio. Da lì un altro bus ci ha portato a Hella. In quel parcheggio abbiamo incrociato il mezzo che andava a Landamannalaugar, gli autisti dell'altro giorno... quante ne abbiamo passate in tre giorni! L'ultimo tratto del viaggio ci ha portato finalmente a Reykjavik. Alle 21.00 abbiamo raggiunto l'albergo. Doccia e a letto. Da domani visiteremo la capitale dell'Islanda.


giovedì 20 luglio 2017

Álftavatn - Botnar/Emstrur (16 km)

20 luglio



Ci hanno svegliati verso le 7.00 gli altri italiani in partenza. Eravamo riposati. Prima di decidere cosa fare, dovevamo controllare lo stato dei nostri zaini. Era tutto bagnato? Si era salvato qualcosa di asciutto? E i vestiti che avevamo addosso il giorno prima con i quali saremmo dovuti partire? Era tutto umido. Aveva smesso di piovere e abbiamo quindi deciso di metterci in marcia per il rifugio di Hvanngil, distante solo 5 km. 
Camminare senza pioggia era tutta un'altra cosa! 
Raggiunto il fiume Bratthálskísl, che doveva essere guadato, abbiamo tolto lo zaino, le scarpe, le calze e i pantaloni, abbiamo indossato le scarpette di gomma, caricato tutto sulle spalle e siamo entrati nell'acqua gelida. Reggendoci con il bastone siamo arrivati senza problemi all'altra sponda. 
In poco tempo siamo giunti al rifugio Hvanngil e siamo andati avanti. 

Subito abbiamo guadato un altro fiume e ci siamo incamminati attraverso una pianura di cenere vulcanica e lava circondata da colline dalle forme incredibili. Durante la tappa era bello incontrare altri camminatori che percorrevano il Laugavegur in entrambe le direzioni. Per qualche istante abbiamo visto, tra le nuvole nere, l'azzurro del cielo.

Il sentiero, svoltando a sinistra, iniziava a salire leggermente e la pioggia ha ricominciato a tenerci compagnia. In pochissimo tempo il passo è diventato pesante e lento, non vedevamo l'ora di arrivare. Abbiamo guadato velocemente l'ultimo fiume e siamo giunti al rifugio di Botnar/Emstrur.

Dopo aver montato la tenda sulla morbida cenere vulcanica, per la prima volta, da lunedí mattina, siamo riusciti a fare una doccia calda. Nello stesso rifugio c'era il gruppo di italiani, il gruppo di russi che non vedevamo dal rifugio a 1000 metri del giorno prima, una coppia con due bambini... i nostri compagni di viaggio. 

mercoledì 19 luglio 2017

Hrafntinnusker - Álftavatn (12 km)

19 luglio (seconda parte)



Alle 14.10 eravamo ancora quasi tutti nel deposito scarponi del rifugio. Nessuno aveva voglia di tornate fuori al freddo ma sapevamo che non saremmo potuti stare lí tutto il tempo. Abbiamo deciso che alle 14.30 saremmo partiti. Ci siamo rivestiti, abbiamo superato un momento di panico quando sembrava sparito un guanto del papà e siamo usciti. Fuori c'era ancora la bufera, non era cambiato nulla! 
I primi 5 km erano in quota, a circa 1000 m, tra discese e salite, in mezzo ai nevai. Non vedevo l'ora di abbassarmi nella speranza che almeno il vento smettesse di soffiare cosí forte.
Anche la discesa non è stata facile, ma ripida e scivolosa. Ad ogni passo si rischiava di finire per terra. Siamo arrivati a 600 metri e le condizioni atmosferiche sembravano migliorare. Le nuvole sono rimaste in alto; la pioggia, che non ci ha mai abbandonato, era meno forte e ogni tanto il vento dava qualche istante di tregua. Anche la nostra tensione si è sciolta, lasciandoci stanchi e spossati nell'affrontare gli ultimi chilometri. Volevamo arrivare alla fine il prima possibile e non si arrivava mai. Abbiamo ricominciato a parlare, a sdrammatizzare sull'esperienza vissuta, a chiederci se avremmo avuto bisogno di una giornata di riposo... il peggio era passato.

Siamo arrivati ad Álftavatn verso le 17.30 in condizioni pietose. Abbiamo chiesto se c'erano due posti per dormire all'interno, rinunciando per una notte alla tenda e siamo stati sistemati nel dormitorio piccolo. C'era già un gruppo di 20 italiani che, saggiamente, aveva rinunciato alla tappa  e aveva raggiunto Álftavatn in pullman. Appena siamo entrati, vedendoci distrutti, sono accorsi tutti, chi a toglierci lo zaino e i vestiti bagnati (le nostre mani erano completamente raggrinzite per l'acqua presa), chi a prepararci il the per riscaldarci, chi a chiederci cosa ci fosse capitato. 

La giornata si è conclusa con una gustosa cena calda al ristorante del rifugio.

Landmannalaugar - Hrafntinnusker (12 km)

19 luglio



Dopo la sveglia delle 6.00, nella tenda sono iniziati i preparativi per la partenza. Il tempo era brutto: pioveva e tirava vento. 

Abbiamo messo lo zaino all'asciutto sotto una tettoia e abbiamo iniziato l'attesa. 
Alle 7.00 è partito il bus per Reykjavik; tutti quelli rimasti, una trentina, erano pronti ed eccitati per l'inizio dell'avventura ma nessuno osava mettersi in marcia per primo. 
Alle 8.00 è arrivato il responsabile del rifugio con le previsioni meteo: sconsigliava la partenza. Ci chiedevamo a vicenda cosa avremmo fatto: "Partite?" "Cosa fate?" "Non lo sappiamo!" 
Alle 8.30 abbiamo deciso di partire: zaino in spalla e bastone in mano abbiamo iniziato a seguire il sentiero. Subito il responsabile ci ha chiamato indietro per le ultime raccomandazioni: il rifugio Hrafntinnusker a 1027 metri era chiuso, c'era vento forte e neve. Dovevamo proseguire fino ad Àlftavatn, 24 km da Landmannalaugar.



All'inizio, nonostante la pioggia, sembrava tutto semplice: il sentiero era ben segnato, il vento non era fortissimo, non faceva troppo freddo. Riuscivamo a distinguere le forme e i colori delle colline laviche attorno a noi, ci attardavamo ad osservare gli sbuffi di vapore caldo che uscivano dal sottosuolo... e intanto salivamo ed eravamo bagnati fradici. 

A questo punto la forza della natura si è scatenata contro di noi.

Mentre attraversavamo il crinale di una montagna ci ha colpito in pieno un vento fortissimo, tanto che con grande difficoltà riuscivamo a tenere l'equilibrio. Quando riuscivo ad alzare la testa, in mezzo alla pioggia, che picchiava fino a far male, vedevo il papà avanzare di qualche passo e poi fermarsi, puntellando il bastone, per rimanere sul sentiero, e poi ancora un po' più avanti. Che fatica! 



Poi sono iniziati i nevai da attraversare, i paletti che segnavano il percorso erano stati spazzati via dal vento, le nuvole si erano abbassate... proseguivamo solo con l'aiuto del GPS, che ci mantenva sul sentiero. 

A tre chilometri dal rifugio Hrafntinnusker (quello chiuso) le forze iniziavano a mancare e il freddo penetrava fino alle ossa. Attorno a noi solo bianco. Non potevamo distanziarci troppo l'uno dall'altro per non perderci di vista. Tendendo in mano il GPS, col freddo, le mie mani avevano perso sensibilità. Ho passato il comando. Ancora avanti. Il GPS indicava poco piú avanti la presenza del rifugio ma non riuscivamo a vederlo. All'improvviso, quasi un miraggio, proprio davanti a noi, a pochi metri, è comparsa una grande sagoma scura che ci sbarrava la strada. Eccoci al riparo! Erano le 13.00.

Ci siamo infilati intirizziti e stravolti nel deposito scarponi del rifugio, al caldo e all'asciutto. Eravamo gli unici ma nel giro di mezz'ora anche quel piccolo locale si è riempito. 30 persone infreddolite e bagnate in piedi, appiccicate l'una all'altra. Che bello vedere che non eravamo soli ad affrontare questa avventura! Chi stava male, chi piangeva disperato, chi si abbuffava di cibo per recuperare le forze... il morale si è sollevato e ci ha caricato per l'altra metà della tappa. 

Reykjavik - Landmannalaugar


18 luglio


Alle 13.30 eravamo alla stazione degli autobus. Il nostro sarebbe partito alle 16.00. Da Landmannalaugar arrivavano notizie di condizioni meteo pessime: vento e pioggia.

Il primo autobus era normale e ci ha portati in un'ora e cinquanta fino ad Hella; il secondo era invece un bus da sterrato vecchio e malandato, che dalle 18.30 alle 21.00 ci ha fatto vivere un'avventura dietro l'altra.

1. L'autista ha imparato a guidare il mezzo nel parcheggio di Hella, infatti, soprattutto all'inizio, che fatica a ingranare le marce!

2. Dopo il primo sterrato, la signora dell'ultimo posto si è accorta che un bagagliaio si era aperto. Ci siamo fermati per chiuderlo. Dieci minuti dopo è capitato di nuovo.

3. La porta per i passeggeri non si apriva.

4. Verso la fine del viaggio abbiamo dovuto caricare i bagagli sui sedili perché l'acqua del fiume da guadare era troppo alta. 

A Landmannalaugar, mentre il bus parcheggiava, si vedevano tende distrutte dal vento e ricoperte d'acqua. Il responsabile del rifugio ci ha subito sgridato perché era sconsigliatissimo percorrere il Laugavegur in quelle condizioni climatiche proibitive: non dovevamo essere lí. 

Con fatica e preoccupazione abbiamo montato le nostre tende sotto la pioggia battente e raffiche di vento fortissime. Speriamo che resistano e che domani il tempo sia migliore.

martedì 18 luglio 2017

L'attesa (in)finita

18 luglio


Questa mattina alle 7.30 abbiamo preso il pullman per ritornare all'aeroprto di Keflavik alla ricerca dei nostri bagagli. Nessuno ci aveva fatto sapere nulla.
Dalle 8.20 abbiamo iniziato a girare per l'aeroporto chiedendo informazioni. Al banco "bagagli smarriti" c'era il riferimento ad una mail e a un numero di telefono per contattare direttamente l'incaricato... nessuna risposta. Assistenza aeroportuale, sicurezza, polizia, ufficio oggetti smarriti, ceck-in della SAS... era impossibile contattare qualcuno.

Ci siamo arresi: siamo andati all'Icelandair a informarci su un volo per Milano... il primo è previsto per domani. Abbiamo deciso di attendere qualche ora prima dell'acquisto.

Mentre passiamo per l'ennesima volta davanti all'unico bar dell'aeroporto leggo sulla pettorina di alcune ragazze "Ace Handling", la nostra. Subito chiedo e mi faccio dare il numero di cellulare dell'operatore in servizio, lo chiamo, risponde, mi dice che arriva subito. Altra ora di attesa. 

Decidiamo di chiedere di poter entrare oltre la dogana per vedere con i nostri occhi se i bagagli fossero arrivati. "Adesso ci arrestano!", pensavo. Invece mi fanno passare.
Ed eccoli! Sul nastro trasportatore dell'aereo appena atterrato da Oslo i nostri sacchi con gli zaini!
Finalmente possiamo partire! Pullman per Reykjavik (45 minuti) e poi per Landmannalaugar (3 ore).

ore 12.30
Il pullman che ci stava portando a Reykjavik si è rotto. Riusciremo a farcela?

Milano - Reykjavik

17 luglio


Giornata all'insegna della perdita del bagaglio. 

"Ma... hanno portato i nostri bagagli in aeroporto senza di noi?"
Già stamattina, al parcheggio dell'auto vicino all'aeroporto di Malpensa, gli addetti hanno caricato i nostri zaini sul bus navetta e sono partiti senza di noi. Per fortuna siamo riusciti a far tornare indietro il pullmino a prenderci.

"All baggages on belt."
Giunti all'aeroporto di Reykjavik, l'incubo di tutti i viggiatori di non trovare il proprio bagaglio sul nastro trasportatore si è trasformato in realtà. Mancavano solo tre zaini: i nostri due e quello di una famiglia partita con noi stamattina da Malpensa. Ovviamente l'unico banco assistenza bagagli che non aveva nessun addetto era quello della SAS. Abbiamo compilato a mano su un foglio A4 bianco la denuncia di smarrimento e siamo andati in centro a Reykjavik in attesa di notizie.




Il tempo in Islanda non è bello: nuvoloni neri e bassi, vento, qualche goccia di pioggia e 11 gradi. Siamo a Reykjavik senza niente e io non ho nemmeno un paio di pantaloni lunghi. La nostra vacanza finirà qui? 


lunedì 17 luglio 2017

Laugavegur - Islanda 2017


Finalmente siamo partiti, mio padre ed io, per la settimana di trekking in Islanda. Percorreremo il Laugavegur, il sentiero più popolare in Islanda, di circa 55 km... ma vogliamo andare anche oltre: raggiungere Skogar, 29 km più a sud. Dormiremo in tenda, ci accompagneranno i paesaggi del Nord ai quale sono particolarmente affezionato e il freddo.

Ecco il progetto:
Questa notte alloggremo in un ostello a Reykjavik, prima di raggiungere, nel pomeriggio di domani, Landmannalaugar, il punto di partenza del nostro cammino. Ci accamperemo per la prima notte in tenda e un bagno nella sorgente calda; mercoledì mattina muoveremo i primi passi. Tenteremo di arrivare ad Álftavatn, a 24 km dalla partenza. Tutte le guide consigliano di fare questo tratto in due volte ma dobbiamo recuperare un giorno, quindi... tappa doppia!
Cammineremo fino a Pórsmörk, l'unico paese raggiunto da una strada lungo il percorso, e, forze pemettendo, domenica dovremmo raggiungere Skogar. Sarà una lotta contro il tempo: lunedì mattina, alle 7.30, abbiamo l'aereo da Reykjavik a Copenhagen.