Non lo nego: nonostante fosse quasi impossibile, io sono riuscito a dormire sul pullman che ci stava portando al Point 660... fino a quando, aperti gli occhi dopo uno scossone più violento di altri, sopra le colline, ho inziato a vedere la calotta polare. Mi è subito passato il sonno. Cercavo di cogliere ogni aspetto, ogni sfumatura di colore, ogni forma del luogo che mi avrebbe ospitato per circa 24 ore.
Riassumo questa indimenticabile esperienza in un solo episodio.
Dopo cena, con ramponi e bastoncini da trekking, abbiamo lasciato il campo per un'escursione di qualche ora. Abbiamo camminato in lungo e in largo, salendo e scendendo, fino ad arrivare, verso le 22.30, al Russell Glacier. Eravamo in alto e si poteva vedere l'immensità del ghiacciaio, come tante onde che, in un movimento impercettibile, si gettavano nel lago di fronte. Poi ancora il bianco della calotta polare e il nero delle morene. Noi otto seduti sul ghiaccio, in silenzio, a contemplare il sole tramontare, con una tazza di cioccolata calda tra le mani.
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