Ci hanno svegliati verso le 7.00 gli altri italiani in partenza. Eravamo riposati. Prima di decidere cosa fare, dovevamo controllare lo stato dei nostri zaini. Era tutto bagnato? Si era salvato qualcosa di asciutto? E i vestiti che avevamo addosso il giorno prima con i quali saremmo dovuti partire? Era tutto umido. Aveva smesso di piovere e abbiamo quindi deciso di metterci in marcia per il rifugio di Hvanngil, distante solo 5 km.
Camminare senza pioggia era tutta un'altra cosa!
Raggiunto il fiume Bratthálskísl, che doveva essere guadato, abbiamo tolto lo zaino, le scarpe, le calze e i pantaloni, abbiamo indossato le scarpette di gomma, caricato tutto sulle spalle e siamo entrati nell'acqua gelida. Reggendoci con il bastone siamo arrivati senza problemi all'altra sponda.
In poco tempo siamo giunti al rifugio Hvanngil e siamo andati avanti.
Subito abbiamo guadato un altro fiume e ci siamo incamminati attraverso una pianura di cenere vulcanica e lava circondata da colline dalle forme incredibili. Durante la tappa era bello incontrare altri camminatori che percorrevano il Laugavegur in entrambe le direzioni. Per qualche istante abbiamo visto, tra le nuvole nere, l'azzurro del cielo.
Il sentiero, svoltando a sinistra, iniziava a salire leggermente e la pioggia ha ricominciato a tenerci compagnia. In pochissimo tempo il passo è diventato pesante e lento, non vedevamo l'ora di arrivare. Abbiamo guadato velocemente l'ultimo fiume e siamo giunti al rifugio di Botnar/Emstrur.
Dopo aver montato la tenda sulla morbida cenere vulcanica, per la prima volta, da lunedí mattina, siamo riusciti a fare una doccia calda. Nello stesso rifugio c'era il gruppo di italiani, il gruppo di russi che non vedevamo dal rifugio a 1000 metri del giorno prima, una coppia con due bambini... i nostri compagni di viaggio.
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