Alle 6:20, quando ho aperto la porta del rifugio, faceva freddo e il tempo era brutto: le nubi basse coprivano completamente i monti che ieri erano così ben in vista e piovigginava.
Tutto è andato bene finchè, superata una frana, sono arrivato sul Suongergåsså. Lì mi sono perso. Chissà come mi ero convinto che il Kungsleden deviasse a sinistra rispetto alla pista per motoslitte. Mi sono trovato così in un prato paludoso ad inseguire segnali inesistenti nel territorio circostante. Inoltre pioveva e la nebbia toglieva dalla vista tutti i riferimenti più importanti. Dopo una buona mezz'ora mi sono deciso a tornare indietro, a togliere la cartina e a tornare sui miei passi. Per fortuna, ad un certo punti, guardando a sinistra, ho intravisto il paletto arancione che indicava il sentiero. Meno male!
Tra la nebbia, la pioggia e un vento gelido, sono arrivato sotto il Goabddàbakte (1266 m). Nonostante la scarsa visibilità era uno spettacolo la parete di roccia verticale alla mia destra e la valle con laghi e foreste sulla sinistra.
Lasciando indietro pioggia e vento, sono sceso a valle. Ero sfinito: continuavo a inciampare in ogni sasso e in ogni radice.
Finalmente sono arrivato a Gisojávrátj: un piccolo lago immerso nella foresta circondato da una palude. Ho piantato la tenda su un terreno sconnesso, pieno di radici e di sassi, ma almeno stabile, a differenza della riva del lago.
In tutta la giornata non ho incontrato nessuno e anche ora, nella foresta, c'è solo la mia tenda.
Più tardi.
Pomeriggio infinito anche quest'oggi, immerso nel silenzio irreale della foresta, interrotto solamente dal verso di qualche volatile sconosciuto.
Mentre ero nella tenda, con la copertura esterna aperta, sento il rumore di passi e vedo arrivare un uomo con due bastoni in mano e una retina per gli insetti sulla testa. Ci salutiamo, mi dice che è partito stamattina da Kvikkjokk e che vuole arrivare a Jäkkvik domani (96 km!), mi chiede se ho visto gli orsi e così, come è arrivato, se ne va. Una visione onirica?
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