Per abituarmi al nuovo fuso orario mi sono svegliato alle 8.00, ho fatto colazione con Pedro e mi sono messo in marcia alla volta di Viana do Castelo.
Ho allungato un po' l'inizio perchè volevo vedere l'estuario del Minho: ho costeggiato, sulla spiaggia, la sponda portoghese fino all'Oceano. Come è complicato camminare sulla sabbia, ancora di più con il forte vento di questa mattina che mi ha accompagnato poi per tutta la giornata ma vedere la Galizia dall'altra parte, il fiume che incontrava l'Oceano, la fortezza sull'isola tra Spagna e Portogallo valeva tutto lo sforzo.
Ho scelto di percorrere il Cammino del litorale, quindi non mi sono mai staccato molto dal mare.
È interessante notare che in alcuni momenti la strada è facile e si riescono a fare, in poco tempo, molti chilometri; altre volte, come è capitato oggi ad A Gelfa, si rimane per ore nello stesso posto cercando di trovare il percorso giusto. Quando sembrava di aver trovato la via che portasse avanti, poco dopo mi riportava indietro o si rivelava un vicolo cieco. E allora, con molta pazienza, anche se il rischio di innervosirsi era alto, dovevo tornare al punto di partenza e provarne un'altra e poi un'altra e poi un'altra ancora.
Nel pomeriggio il cielo si è coperto. Il mare è diventato di color verde grigio e invitava all'introspezione.
Sono arrivato a Viana alle 17.00. Pedro mi aveva detto che in una chiesa ospitavano i pellegrini... ma qui ci sono almeno quattro chiese. Le ho fatte passare una per una, chiedendo ospitalità ma ricevendo risposte negative e indicazioni in portoghese, che io non capivo minimamente. Quando ormai ero convinto di dover passare la notte alla Pousada de Joventude, sono riuscito a trovarlo: l'abergue Sao Joao da Cruz presso il Convento do Carme.
Siamo in sei pellegrinii, io sono l'unico italiano e l'unico uomo. Anche oggi, come ieri, i letti non hanno i cuscini. Sarà un'usanza portoghese.
Dopo tre giorni sul cammino della Costa mi accorgo che è molto diverso da quello francese. Innanzitutto è un cammino molto solitario: è poco frequentato e il poco tempo non favorisce troppo le relazioni con gli altri pellegrini in albergue. Il fatto che si cammina proprio tutto il giorno dà la possibiltà di fermarsi con più calma, durante la giornata, a vedere un monumento, a contemplare l'oceano o, volendo, a fare il bagno, ma non permette di visitare le città nelle quali si fa tappa, anche se meriterebbero davvero tanto.
I miei indumenti, dopo quasi due mesi, cominciano a lasciarsi andare per l'usura: mi sono rimaste solo due paia di calze (tra l'altro spaiate) che posso indossare. Per ora sono sufficienti.
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