C'è sempre un luogo in calce ai miei viaggi: un luogo trovato per caso, quasi per sbaglio; un luogo che non rientrava nel programma; un luogo che, in un modo o nell'altro, mi rimane nel cuore. Il luogo questa volta è Dombås: questa frazione di Dovre poco più grande di un chilometro quadrato, sperduta ai confini del mondo in mezzo ai monti del Parco Nazionale.
Dopo la partenza dell'ultimo treno delle 20.11 per Åndalsnes, in stazione sono rimasto solo, all'interno della sala d'attesa illuminata a giorno, al caldo, coccolato dal ronzio del distributore automatico di bevande.
Ho cercato alternativamente di addormentarmi sulla sedia o di fare qualcosa per ammazzare il tempo... fuori la luce diventava sempre più fioca fino a quando, verso le 23.00, è calata la notte. I treni merci passavano lentissimi e lunghissimi diretti a Trondheim e forse più a nord. Dietro le pareti ogni tanto sentivo parlarsi tra loro i capistazione.
Alle 3.30 ero già fuori ad ammirare le prime luci che spuntavano dai monti in attesa del mio treno. È arrivato, sono salito e mi ha portato via, insieme a persone addormentate, che non si sono accorte di nulla.
Quando il controllore mi ha svegliato mancavano 5 miunti a Oppdal. Erano le 5.10, era ormai giorno e mi trovavo a 150 km da Trondheim. Appena sceso dal treno mi sono rifugiato nella stazione per riscaldarmi e riposare ancora un po'. Alle 8.00: spesa al Rema 1000, colazione in caffetteria e partenza verso Havdal.
La giornata è stata soleggiata e il Cammino seguiva, procedendo sempre diritto, Gamle Kongeveg. Sono andato avanti spedito, immerso nei miei pensieri. A mezzogiorno avevo già percorso 15 km. Durante la sosta mi hanno superato 3 pellgrini. Dopo i saluti e le presentazioni, ognuno ha continuato per conto proprio.
Alle 16.00 ero arrivato all'alloggio previsto. Era da questa mattina presto che pregustavo il momento di farmi una doccia e di buttarmi su un letto... invece a malincuore l'albergatore mi ha comunicato che era al completo. Il prossimo tetto sarebbe stato fra 16 km! Ero stanco e disperato: non sapevo come fare. Mentre mi riposavo un attimo fuori, l'albergatore, impietosito, prima mi ha offerto una barretta di cioccolato, poi mi ha chiesto se avessi voluto una stanza non ripulita e con il doccino un po' rovinato. Ho accettato subito, ho dato una mano a mettere le lenzuola pulite e, grato, mi sono rimesso in sesto.
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