Alle 9.00, quando sono uscito dall'ostello, già piovigginava. Subito ho preparato l'equipaggiamento da acqua e mi sono diretto verso l'Ufficio Pellegrini di Oslo (1,6 km). Ho ricevuto un'accoglienza molto calorosa e ho scoperto che per raggiungere l'inizio del cammino dovevo attraversare l'intera città e raggiungere il mare (2,8 km). Fu così che, inaspettatamente, sono riuscito a vedere il centro di Oslo e l'Opera House.
Finalmente alle 11.00 ero alle rovine di Mariakirke, la chiesa reale medievale... e da qui ho iniziato.
La tappa di oggi è stata di ambientamento. Per prima cosa ho preso confidenza con i segni del St. Olavs Way, così diversi dalla classica freccia gialla di Santiago; poi con il clima a cui non sono abituato (fresco e umido); infine ho preso le misure con la fatica e il dolore.
Piano piano sono uscito dalla città, attraversando la periferia, fino ad arrivare alla splendida Øster Aker kirke (1860). Ripartendo ho fatto fatica a trovare la strada. Il sentiero portava su un piano con erba alta e selvaggia (in particolare ortiche) e, non so come, mi sono ritrovato a camminare sul ciglio dell'autostrada. Scavalcando la recinzione per ritornare sulla strada giusta ho sforzato troppo la gamba sinistra, che da quel momento ha cominciato a fare male. Il paesaggio non era il massimo: strade principali, svincoli, Ikea, camion...
Alle 15.00 sono entrato nella foresta di Gjelleråsen: finalmente lasciavo il traffico della città per immergermi qualche chilometro nella natura. Purtoppo il sentiero era scivoloso e sono finito per terra un po' di volte.
Fuori dal bosco ho iniziato a percorrere la ciclabile lungo la Fv 22 fino a raggiungere, ormai a pezzi, il Quality Hotel Olavsgaard di Skjetten dove ho preso una camera.
Spero che Voltaren e riposo mi rimettano in sesto per la seconda tappa.
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