Questa mattina non avevo voglia di svegliarmi. La sveglia è suonata alle 5.30 ma mi sono alzato dal letto alle 5.50. Alle 6.15, dopo aver salutato tutti, sono partito con Nicoletta. Ero un po' preoccupato perchè non sapevo cosa avrebbe fatto la mia gamba, dispiaciuto per aver lasciato l'italian team ma eccitato perchè iniziavano le mesetas: gli affascinanti, misteriosi e temuti altipiani.
Per i primi 10 chilometri, fino a Tardajos, siamo usciti da Burgos, passando per la sua periferia e incrociando più volte l'autostrada. Il sentiero era fangoso e pieno di pozze per la pioggia della notte; il cielo non prometteva nulla di buono ma è scesa solo qualche goccia d'acqua. Il cammino era trafficato: tante persone nuove e altre già conosciute in tappe precedenti.
Oltre alle solite formiche, zanzare e lumache, vicino al fiume Arlanzón, ho trovato anche dei gamberoni.
Dopo colazione ho proseguito da solo. Il cielo è diventato sereno, il sole ha inziato a scaldare. Ho passato Rabé de las Calzadas e, finalmente, sono salito alla prima meseta. Il paesaggio era qualcosa di magnifico: campi di grano a destra e a sinistra a perdita d'occhio; il cielo azzurro con diversi tipi di nubi bianche che sembrava abbracciare la terra... Davanti a me non c'era nessuno, dietro nessuno. Non si sentiva nessun suono se non quelli della natura, quello dei miei piedi sullo sterrato e quello del bastone che colpiva il suolo. Meraviglioso! Su un palo c'era la scritta: "Find yourself", e non ho potuto fare altrimenti.
Dopo 8 chilometri ero così contento, in pace e soddisfatto, che a Hornillos del Camino mi sono fermato solo a riempire la borraccia. Ho proseguito subito sull'altra meseta.
Mentre camminavo non ho avuto particolari problemi nè dolori. Il cielo un po' coperto e il vento non mi hanno fatto patire il caldo. All'arrivo ho dato il benvenuto alla prima vescica e ho medicato una puntura di insetto che mi ha fatto gonfiare la gamba.
Ho camminato 26/27 chilometri e mi sono fermato all'Albergue di San Bol, una piccola struttura con 12 posti letto sperduto in mezzo alla meseta. Circondato da un pioppeto, da lontano sembra di vedere un'oasi in mezzo al deserto. Fino a qualche anno fa in questo rifugio non c'era nemmeno il bagno nè l'elettricità, Invece ora è un piccolo gioiello. È vero: è piccolo, c'è un bagno solo con una doccia, per lavare i panni bisogna andare alla fonte che sgorga in mezzo al pioppeto, c'è un generatore di corrente che funziona solo un'oretta durante la cena, il telefono non prende... ma è bellissimo ed è un'oasi di pace. Tra gli ospiti, in 8 siamo italiani.
Enrique, l'hospitalero, per tutto il pomeriggio ha cucinato per la cena un'ottima paella. Abbiamo mangiato a sazietà attorno a un tavola rotonda e poi ci siamo messi fuori a parlare, pulire le scarpe, curare i piedi, leggere, pianificare la giornata di domani.
Adesso sono le 21.00, c'è il sole e siamo già tutti pronti per dormire.
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