Oggi ci siamo svegliati più tardi: alle 5.45. Ci siamo preparati e siamo partiti. Abbiamo camminato per i primi chilometri al fresco e, come al solito, quando è spuntato il sole abbiamo patito il caldo. Oggi tutto è andato bene: pochi dolori ai piedi, alle gambe e alla schiena. Dopo i primi 12 km è cominciata la salita e il paesaggio è cambiato: dai campi di grano si è passati ai boschi, dal giallo al verde. Tutto sotto il sole.
Durante il cammino è interessante rendersi conto di quanto in fretta cambiamo idea sulle cosa fare. Ad esempio io, in base alle situazioni e alla fatica, stamattina continuavo a pensare a come passare Burgos: "A Burgos mi fermo un giorno", "A Burgos io vado avanti", "Mi fermo a 5km da Burgos"... e a Burgos arriveremo domani. Le nostre giornate hanno un ritmo così lento, così diverso dal normale, che non riusciamo a progettare nemmeno il pomeriggio: sembra così lontano, così soggetto a cambiamenti e ad incognite, che non siamo attendibili.
Con fatica siamo finalmente arrivati, alle 12.30, a San Juan. In paese c'è solo l'antico monastero, dove alloggiamo; la chiesa, dove è sepolto san Juan; un bar e una fontana. Il rifugio vero e proprio sembra molto vecchio e tenuto male, i materassi sono sfondati. Sembra molto più pulito dell'albergue di ieri.
Ore 17.30 Mentre dormivo mi ha chiamato Fran: "Luca, Luca". Mi sono svegliato. Fran mi parlava in spagnolo e in inglese, concitato. Non capivo nulla. Era successo qualcosa? Mi sono preoccupato. Appena in mio cervello ha cominciato ad associare dei significati alle parole che ascoltavo, ho capito che Fran mi stava chiedendo se volevo andare a visitare le cave di Atapuerca, patrimonio dell'umanità, con l'autobus che sarebbe passato alle 16.30.
Ho continuato a dormire.
Deve aver piovuto: è tutto bagnato ma ora c'è il sole. C'è il vento e il tempo cambia rapidamente: siamo sui Monti dell'Oca, a circa 1000m di altezza.
Ore 18.30 Sta arrivando il temporale: si sentono già i tuoni.
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